Febbre da Sud Italia tra i turisti "born in the Usa"

"Quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte" recitava Alessandro Siani nella pellicola del 2010 con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro e Valentina Lodovini. E se il “forestiero” è “born in the Usa” si può parlare, per gli esperti di Pubbliemme, di una vera e propria “febbre da Sud Italia”, con 30 milioni di pernottamenti registrati nel 2024. Che il Bel Paese fosse una delle mete più ambite dai turisti americani non è da tempo un mistero. Già l’anno scorso, secondo i dati Istat, l’Italia si è piazzata seconda in Europa per numero di arrivi e numero di presenze , superata solamente dalla Spagna . A fare da volano ci sarebbero proprio le regioni del Mezzogiorno. In primis la Campania che, con i suoi 500 chilometri di coste, le sue isole e la sua storia, si piazza sul gradino più alto del podio delle mete predilette degli “american tourists”. A seguire Alghero, in Sardegna. Nel corso del 2024, secondo quanto specificato da Travel + Leisure, la “Capitale della Riviera del Corallo” ha registrato un aumento del 110% nelle ricerche dei viaggiatori extra-Ue. Ne parliamo questa settimana con Domenico Maduli, presidente di Pubbliemme. Pare esserci tra i turisti americani una vera e propria “febbre da Sud Italia”. Quali i motivi? Cosa cercano gli americani in vacanza? Da sempre l’Italia è una delle mete principali per i viaggiatori che vengono dagli States: il mito della “dolce vita”, le bellezze delle grandi città d’arte, il cinema e non ultimo la voglia di scoprire sempre di più le proprie radici portano a questo importante aumento di flussi verso il Sud Italia. Nei secoli scorsi centinaia di migliaia di persone dal Meridione hanno riempito le navi verso il continente americano ed adesso, due o tre generazioni dopo, c’è voglia di conoscere meglio le proprie origini: per questo il Meridione è sempre più centrale come meta d’arrivo dei turisti dagli Stati Uniti e dal continente americano in generale. Quali le mete più “desiderate”? Quest’anno si è registrata una prima inversione di tendenza che è molto interessante da analizzare. Non solo le grandi città d’arte, non solo i centri turistici più conosciuti, ma in molti hanno visitato e scoperto i piccoli borghi che sono la vera ricchezza del Sud Italia: abbandonati durante l’inverno, d’estate rifioriscono e sono sempre più centrali. È il cosiddetto “turismo delle radici”, che ha vissuto un vero e proprio boom in questa stagione e che potrà davvero diventare un tema economico e sociale per i prossimi anni. La Sardegna è una conferma, una regione che d’estate regala scorci unici grazie alle sue coste splendide ed ai suoi paesaggi incontaminati: la Campania poi continua a crescere, grazie alla sempreverde Costiera Amalfitana ma soprattutto alla nuova primavera di Napoli, una città sempre più bella. La sorpresa è la crescita della Calabria, che continua a crescere grazie alla Costa degli Dei, con Tropea in primis, e con i Bronzi di Reggio Calabria, ai quali si sono aggiunti le località costiere della fascia jonica come Roccella, Siderno, Isola Capo Rizzuto e i borghi delle aree interne, trainati dalla forza delle condivisioni social e da tante esperienze dal basso che adesso riescono a trovare sempre più spazio. Il boom di turisti dagli Usa può essere una leva economica fondamentale per il futuro delle regioni del Sud. In che modo? Quali le potenzialità del Mezzogiorno? Le potenzialità sono enormi, non solo per la stagione turistica ma anche in prospettiva per un ripopolamento di alcune aree: le condizioni climatiche sono eccezionali, il costo della vita è ancora decisamente contenuto soprattutto nei piccoli borghi e sono in molti a decidere addirittura di acquistare delle case nei borghi e spostarsi a vivere qui per diversi mesi all’anno. Abbiamo esperienze di interi borghi che hanno puntato proprio sui mercati esteri per rimettere a nuovo le case dei centri storici e ripopolarle. Questo porta con sé una crescita economica immediata. In questo è necessario però che anche gli interventi pubblici sostengano i privati: sarebbe utile ragionare di incentivi per chi vuole tornare in questi borghi e aprire attività economiche. Così si agisce di concerto, creando servizi utili a una nuova domanda che finora non esisteva: si unisce l’experience della vita in un borgo slow con la possibilità di avere tutti i servizi collegati a questa nuova utenza, dai trasporti alla cura della persona. Si crea economia vera, reale, e si combatte lo spopolamento. Quali sono, a suo avviso, le aree del sud Italia ancora da scoprire e quali quelle che nei prossimi anni “andranno per la maggiore”? Nel sud sarà sempre più il turismo dei borghi e delle tradizioni, del food e dell’esperienza. Ci sono aree che per un turista sono delle gemme preziose: in altri paesi sono spesso abituati a affrontare lunghi viaggi per andare nelle località estive, in Calabria si passa in poco più mezz’ora dagli impianti sciistici al mare e questo è qualcosa di inimmaginabile per chi arriva dall’estero. Alcune aree poi vivranno un vero e proprio boom: la Costa degli Dei, su tutte, continuerà a trainare il turismo calabrese, e poi l’area dell’Antica Magna Grecia, dalla Locride alla Sibaritide, che continuano a crescere e che saranno sempre più centrali nelle traiettorie turistiche dei prossimi anni.

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Costanza Ruggeri