Panorama Pozzuoli, un percorso artistico nei Campi Flegrei

La quinta edizione di Panorama, il progetto espositivo portato avanti dal consorzio di gallerie Italics, fa tappa nuovamente in Campania, a Pozzuoli, dopo la prima a Procida, nel 2021, diretta allora da Vincenzo de Bellis. Stavolta, al timone di questo importante evento artistico, troviamo Chiara Parisi, già curatrice del Padiglione della Santa Sede insieme con Bruno Racine alla Biennale d’Arte 2024 e attualmente direttrice del Centre Pompidou a Metz. Che progetto dobbiamo aspettarci, quest’anno, da Panorama? Pozzuoli e i Campi Flegrei sono due luoghi appassionanti e io, sia a chi non li conosce, sia a chi li conosce, consiglio di andare a Capua a vedere l'Antro della Sibilla, di andare al Lago d'Averno, dove c'è la memoria di Virgilio, la Piscina Mirabilis nel comune di Bacoli e Pozzuoli, con l'anfiteatro Flavio. Anfiteatro Flavio che è il più grande dopo il Colosseo e l'Anfiteatro di Cuma. C'è anche un percorso di ricostruzione delle nostre origini greche, romane e mediterranee, quindi, c'è una potenza culturale e archeologica incredibile e gli artisti intervengono in questo vasto territorio che è caratterizzato dalla presenza del vulcano. Quante opere sono esposte? Si tratta di 47 artisti per 100 opere, molte di esse di un unico artista. Abbiamo voluto sviluppare per chi poteva, per coloro i quali era importante, più opere, per avere una dimensione più globale del lavoro di ogni artista. Ci sono opere di Arte antica, moderna, super contemporanee, installazioni e poi c'è quest'opera che io dico che è un po' la mascotte di Panorama Pozzuoli, che è un'opera storica di Maurizio Cattelan che si intitola Tamburino. È del 2000 e raffigura un bambino che suona il suo tamburo, che è stato posto sulla gru che lavora sul cantiere del Rione Terra. Lui suona, a distanza di qualche minuto ogni volta, con la sua cassa, è molto solido. Parlando del Rione Terra, voglio sottolineare la memoria di Pozzuoli e di tutti i Campi Flegrei. Il Rione Terra è stato evacuato negli anni '70 e oggi è stato quasi del tutto restaurato - il restauro si finirà tra qualche anno - quindi, la parte superiore di Pozzuoli, detto Rione Terra perché i Romani, quando vedevano questo promontorio, dicevano "Terra! Terra!", è lo scenario, il cuore di Panorama Pozzuoli. Trovo che sia molto bello che la Campania accolga per la seconda volta Panorama. Prima Procida e ora Pozzuoli, significa che Panorama è un avvenimento atteso, atteso dagli abitanti, dai politici, dalla popolazione locale ma anche che ha un impatto nazionale e internazionale importante, quindi, è un vero progetto culturale e artistico. Qual è stato l’ostacolo da superare, nell’organizzare questo percorso? Mi piaceva l’idea che si potesse visitare a piedi, questo per me era importantissimo; l’idea della promenade – come se fossi un individuo antico, un antico o un contemporaneo – attraversando la città di Pozzuoli. Io sono romana e qui ho ritrovato delle forme di pasquinate, scritte sulle mura cittadine, che noi abbiamo rifatto citando Virgilio, un po’ un pastiche di Virgilio. Quindi, l’idea, comunque sia, che dovessimo percorrere Pozzuoli, era fondamentale ed è fondamentale, dover vedere i Campi Flegrei. Quindi, l’idea che un territorio molto vasto, con una potenza intellettuale e di memoria impressionante, cioè, il percorso sotterraneo, archeologico del Rione Terra, è uno dei più importanti percorsi archeologici del Mediterraneo. Lavorare con la Sibilla a Cuma, è impressionante; l’Anfiteatro Flavio è impressionante; è come volessi dire “facciamo un progetto in cui uno dei luoghi è il Colosseo”. Questa sfida è intellettuale e pratica: organizzare un progetto che fosse unitario. La problematica del bradisismo non è mai stata un elemento, non è mai stata una percezione, non è mai stata una forma di restrizione del progetto. Tutto quanto è messo a disposizione affinché questi luoghi, che sono vissuti ogni giorno, siano vissuti in maniera profonda come lo sono oggi, grazie a tutte le persone che lavorano culturalmente sul territorio, che lo sia in maniera molto forte, con questa grande manifestazione internazionale che è Panorama. Possiamo dire che Panorama sposi alla perfezione l’Arte Contemporanea con la Storia? Assolutamente sì. Panorama è quasi un movimento, un movimento che esiste e che si introduce all’interno di altri movimenti. Panorama svolge la sua azione all’interno di Italics, sul territorio italiano, però, la nostra forza è di passare da un ambiente all’altro e lo fai letteralmente, con un passo, con una camminata da un secolo all’altro, per noi è consuetudine. Io lo dico sempre, ormai vivo in Francia, ma dico sempre – essendo io romana e stando all’epoca a Roma – che prendevo un aperitivo con le mie amiche ma prima andavo a vedere un’opera di Caravaggio, andavo a vedere un capitello o una testa di Costantino e poi facevo il mio lavoro super contemporaneo. Questo rapporto democratico, all’Arte, alla Cultura, ai secoli, per noi è proprio naturalissimo e Panorama quindi ha formalizzato quel sentimento e un’anima italiana, che è fatta di differenti regioni e differenti esperienze: patrimoniali, paesaggistiche, a livello nazionale. Quali rischi e quali opportunità si traggono, da un’esperienza come questa? Ho sempre avuto voglia di lavorare in dialogo con un vulcano. Perché penso che abbiano una psicologia gli abitanti e le loro famiglie e le famiglie delle famiglie. Cioè, la memoria crea delle psicologie completamente diverse e quindi, per me è un grande arricchimento. Ho riletto, questa estate, l’Eneide di Virgilio e ho riscoperto veramente da dove veniamo, la Cultura greco-romana e mediterranea. È un momento di arricchimento e anche un grande piattaforma per Panorama Pozzuoli. Immagina, abbiamo 47 gallerie, tutte le equipe, gli studi degli artisti, le produzioni e la realtà locale. Quindi, sono delle grandi manifestazioni, anche di sofisticazione di logistica e di dialogo permanente. Io adoro i progetti che si dicono en plein air, i progetti esterni, che incontrano veramente il pubblico in maniera dialogica, però, senza preparazione, quasi. Ho fatto la Nuit Blanche con il sindaco di Parigi, era la sua ultima ed è stato un momento di grande felicità e di esaltazione: sono i progetti che ti esaltano. I galleristi che partecipano, in tutti i casi – alcuni non li conoscevo, alcuni sono storici, altri super sperimentali – sono veramente, come si dice in Francia, degli amateur, sono degli appassionati; quindi, tu entri in dialogo con un amateur, che fa questo lavoro per passione. È abbastanza impressionante, come esperienza. Possiamo dire che Panorama porta le persone in luoghi meno battuti? Meno battuti, con pregiudizio, con un’idea che non è giusta, meno frequentati. Sono frequentati, perché sono comunque turistici, importanti, e sulla carta di una Cultura sono essenziali. In questo caso Cuma, il Lago d’Averno, sono dei posti super glam, super definiti nel mondo della Cultura, cultura archeologica, in maniera particolare. Spesso sono dei luoghi dove non c’è il centro, dove non c’è la città – questo in tutto il mondo – c’è una forma di pregiudizio, e Italics e Panorama ci vanno, perché sono località stupende, sono affascinanti e sono di una grande sensualità.

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Sabrina Rappoli