Il seduttore filosofo: riscoprire Casanova a 300 anni dalla nascita

C’è “L’eredità di un mito, tra Storia, Arte e Cinema” – come recita il sottotitolo – all’origine di Casanova 1725-2025, in corso a Venezia, al Museo di Palazzo Mocenigo. La mostra, voluta per celebrare i 300 anni dalla nascita di questa icona del suo tempo, ci regala la visione di uomo in grado di offrire una lettura chiara del Settecento europeo, anche grazie alle sue conoscenze e frequentazioni e alle sue capacità diplomatiche e di relazione. Il progetto indaga la vicenda del celebre seduttore veneziano senza, d’altro canto, dimenticare di indagare i suoi studi di letteratura e filosofia e la sua produzione artistica, che qui emerge in tutta la sua consistenza. Partendo dal film di Federico Fellini, che nel suo film “Il Casanova” ne inquadrò da suo pari la figura, ci si addentra nei dettagli della sua vita avventurosa, consumata tra abiti sontuosi e accessori lussuosi, residenze di pregio, belle donne. A cura di Gianni de Luigi, Monica Viero e Luigi Zanini, l’esposizione sarà visitabile fino al 2 novembre. Mariacristina Gribaudi, Presidente Fondazione Muve Quale aspetto di Giacomo Casanova avete preso in esame? Siamo a Palazzo Mocenigo perché continuano, nella Fondazione Musei Civici di Venezia, i lavori su Casanova. Questa è una mostra estremamente importante, una mostra tutta veneziana, per i veneziani ma non soltanto. È una mostra che diventa internazionale, dove abbiamo voluto raccontare Casanova, ma non soltanto Casanova seduttore. Grazie al film “Il Casanova”, di Federico Fellini, abbiamo cercato con tutta la squadra di creare questa mostra dove si raccontano le diverse anime di Casanova. Chiara Squarcina, direttrice scientifica Fondazione Muve La mostra celebra i 300 anni dalla nascita di Casanova Palazzo Mocenigo ospita la mostra dedicata a Giacomo Casanova, nell’anno che celebra i trecento anni dalla sua nascita. In questa esposizione non poteva mancare il tema legato alla cinematografia, al film famosissimo di Fellini e abbiamo voluto apporre in evidenza i costumi originali che fanno parte della collezione di Palazzo Mocenigo, con i costumi realizzati dalla Sartoria Farani, che gentilmente ce li ha prestati, per il film di Fellini. Abbiamo anche dei documenti che provengono dalle collezioni e dagli archivi del Museo Correr, a dimostrazione che la storia di Casanova è stata anche oggetto di studi, di ricerche, da parte di intellettuali. È una mostra che continua a stupire e a coinvolgerci, perché Casanova è un personaggio tutto da scoprire. Luigi Zanini, conservatore Museo di Palazzo Mocenigo e curatore della mostra In mostra c’è anche un’ampia selezione di costumi. La mostra è stata l’occasione per esporre dei vestiti originali del ‘700 conservati presso i depositi del Museo di Palazzo Mocenigo. Sia abiti femminili, sia abiti maschili, abbinati ai costumi di ambo i sessi del film “Il Casanova”, di Federico Fellini. Costumi del periodo del film – il 1976 – che l’anno successivo vinse un Oscar proprio per i costumi. Ci sono abiti accostati, sia d’epoca, sia del 1976 cuciti con il taffettà, una stoffa che piaceva molto per il fruscio che provocava durante i movimenti e che viene utilizzato nel film per delle scene di leggerezza e di diafanità sia dei costumi, sia di ambientazione. Gianni De Luigi, curatore della mostra Il Cinema è un aspetto fondamentale della mostra, ma da dove è nata l’idea di questa esposizione? Il momento clou della mostra è la partenza legata al Cinema. La scelta che ho fatto è quella di dare a Casanova il giusto riconoscimento e, devo dire, l’unico che ha interpretato - a mio modo di vedere - Casanova com’era, è Federico Fellini. Non soltanto Fellini, anche Simenon, che conosceva bene Histoire de ma vie e la porta, come diceva Freud, a quelli che sono i ricordi di copertura, alla sua infanzia. Non c’è l’infanzia, ma nell’immagine del 1980 che io ho disegnato, che è quella di Casanova dentro un uovo, esiste questo rapporto di Casanova: è un eterno ritorno all’utero e alla madre, che è la città. In fondo è il suo desiderio di tornare. Il ritorno di Casanova a Palazzo Mocenigo è stata un’idea che mi è venuta perché pensavo ai costumi di Donati, costumi che potete vedere qui, come quello rosso che io ho voluto assolutamente, che è il costume più emblematico. Il ritorno di Casanova in questo contesto dà forza all’idea anche di Fellini. In mostra, come dicevo, si parte dal Cinema, poi, si entra nei bozzetti di Donati; più avanti troviamo il Fondo Ravà e poi ciò che mi ha spinto a fare questa mostra, che è un omaggio a mio fratello Federico De Luigi. Federico ha avuto un incontro con Fellini, che ha visto un suo quadro dal quale emerge una Statua della Libertà dove - invece della fiaccola – c’è la Basilica della Salute, la cupola della basilica. Questo percorso è incastonato uno nell’altro, ci sono anche tre quadri di pittori, che saranno interpretati molto da vicino dall’attore Lele Piovene, il quale cercherà, in un monologo che io ho scritto, di dare la visione che potevano avere nel ‘700 gli spettatori di quell’epoca. Monica Viero, curatrice della mostra Nell’immaginario collettivo - c’è senza dubbio - Casanova seduttore; eppure, questo iconico personaggio, fu molto altro, non è così? I materiali raccolti in questa mostra ricostruiscono un racconto, una narrazione sul personaggio di Casanova e sulle declinazioni che la sua figura ebbe nel corso dei secoli. In particolare, dai primi anni del ‘900 fino a oggi. La sezione della mostra relativa ai documenti è di particolare interesse, perché raccoglie i documenti che produsse e collezionò e raccolse Aldo Ravà, che fu uno tra i più importanti cataloghisti veneziani, che tra i primi frugò tra le carte conservate a Duchcov, dove Casanova finì i suoi anni come bibliotecario, facendo delle scoperte straordinarie e iniziando quel percorso di riabilitazione anche letteraria, del personaggio di Casanova, fino ad allora vissuto come libertino, come seduttore, come personaggio trasgressivo, ma poco studiato dal punto di vista della profondità, delle sue riflessioni anche filosofiche, anche letterarie e della sua produzione artistica. I documenti qui esposti sono proprio il racconto della costruzione del mito di Casanova, dai primi anni del ‘900 fino ai giorni nostri e si legano, continuano e chiudono il percorso della narrazione legata al film di Federico Fellini.

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Sabrina Rappoli