Le Tartarughe Ninja di Aaron sono una delle migliori serie a fumetti in circolazione

Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello sono quattro tra i più grandi pittori e scultori del Rinascimento italiano, ma se recitate questi nomi uno dietro l’altro a un ragazzo nato e cresciuto tra gli anni ’80 e gli anni ’90, e lui avrà il coraggio di essere sincero e non mentirvi, non potrà che dirvi che a venirgli in mente per prime sono le Tartarughe Ninja. Create un po’ per gioco e un po’ per caso da Kevin Eastman e Peter Laird a metà degli anni ’80, le TMNT nascono come una parodia di "Ronin" e "Daredevil" di Frank Miller, prova su tutte ne sia il fatto che il loro più grande rivale, il Clan del Piede, prende il nome da "La Mano", organizzazione criminale nemica del Diavolo di Hell's Kitchen creata proprio da Miller. TMNT, dall'autoproduzione al successo Rifiutate dagli editori e costrette all'autoproduzione, le Tartarughe di Eastman e Laird sono state un successo immediato e ben presto si sono trasformate in un prodotto pop capace di varcare i confini generazionali, festeggiando l’anno scorso i 40 anni e senza dare affatto l’impressione di mostrare i segni del tempo. Anzi, le quattro tartarughe e il loro maestro ratto Splinter sembrano più in forma che mai. E il merito è anche della nuova serie a fumetti IDW firmata da Jason Aaron. Un fumetto best seller Lanciata un anno fa negli Stati Uniti e approdata sul finale dell’anno scorso in Italia con Panini Comics, "Teenage Mutant Ninja Turtles" è arrivata al numero 10 negli Stati Uniti, mentre in Italia è da poco uscito il numero 8, ed è un successo di pubblico e critica. In patria il primo numero ha venduto 300 mila copie, mentre le vendite della serie a fine anno erano salite a 2 milioni di copie. Il lavoro di Aaron e degli artisti che lo hanno accompagnato finora è stato apprezzato all’unanimità dagli addetti ai lavori anche se snobbato agli ultimi premi Eisner . E se avete in mente le amichevoli Tartarughe Ninja della serie animata del 1987 o quelle dell’ultimo successo cinematografico del franchise Caos Mutante, beh, dimenticatele: Aaron fa decisamente sul serio, recuperando le atmosfere violente e cupe delle prime storie di Eastman e Laird e spingendole ancora più in profondità per parlare di dolore, eredità morale ed elaborazione del lutto. Un autore di culto per una serie di culto Aaron ha una carriera che parla per lui, cominciata con la vittoria di un concorso per giovani autori in Marvel e qualche difficoltà a trovare lavoro nei primi anni Duemila e poi definitivamente esplosa con “The Other Side” , l’acclamata serie Vertigo “Scalped” e “Southern Bastards” . Tornato in Marvel, ha poi lavorato per anni su una delle run più iconiche nella storia editoriale di Thor, base per gran parte delle idee contenute nel film del MCU “Thor: Love and Thunder”. Insomma, quando IDW lo ha scritturato per rilanciare un franchise che sembrava segnare il passo dopo una lunghissima serie a fumetti iniziata nel 2011 ma che continuava a mostrare tutto il suo potenziale con gli eccellenti risultati raccolti dalla miniserie “The Last Ronin” col ritorno di Kevin Eastman e Peter Laird ai testi affiancati da Tom Waltz , ha puntato su un cavallo di razza le cui caratteristiche erano ben note. Aaron è un autore versatile che però ha sempre dato il meglio quando ha potuto lavorare su atmosfere più cupe, raccontando il lato oscuro dell’America, i suoi angoli più bui e dimenticati, e le sue Tartarughe Ninja hanno un lato gritty e noir piuttosto spinto. Le Tartarughe divise La run inizia con quattro albi monografici, ognuno dedicato a una tartaruga diversa. Splinter è morto, i fratelli sono divisi, ognuno di loro ha preso una strada diversa. Il primo numero è dedicato a Raffaello: la tartaruga ninja dal carattere più aspro, irascibile e irruente, è finita in carcere e da qui deve uscire prima di essere uccisa. Il numero 2 ha invece come protagonista Michelangelo, che ha scelto la via dello spettacolo, ha un suo show in Giappone ma vede la sua stella cominciare a eclissarsi prima che dei vecchi nemici facciano irruzione nella sua casa. Il terzo numero vede Leonardo intento a meditare sulle sponde del Fiume Gange circondato dalle tartarughe dal guscio molle. Il quarto presenta ai lettori quello che è probabilmente il restyling più audace, il background più doloroso, il personaggio che è un po’ la chiave di tutta la run: Donatello è prigioniero di una gang che organizza combattimenti clandestini in cui gli uomini possono battersi contro i mutanti. Tenuto in gabbia, Donatello resiste con tutte le sue residue forze, convinto che un vecchio e malandato ratto sia il suo Maestro Splinter. Il quinto numero, invece, prelude al ritorno delle quattro tartarughe in una New York tenuta sotto controllo dal pugno duro del procuratore distrettuale anti-mutanti Hieronymus Hale. Ciascuno dei primi cinque numeri è disegnato da altrettanti artisti dagli stili molto diversi: Joelle Jones, Rafael Albuquerque, Cliff Chang, Chris Burnham, Darrik Robertson. Solo dal sesto subentra il disegnatore “regolare” Juan Ferreyra. Donatello personaggio portante Ed è proprio con l’arrivo d Ferreyra che la run decolla. I numeri 7 e 8 sono semplicemente straordinari. Il racconto assume toni carichi di una altissima intensità emotiva e di una sentita spiritualità, ribaltando la prospettiva rispetto ai precedenti. Donatello rimane la figura chiave, il perno intorno al quale Aaron ha deciso di far ruotare il gruppo. Quella che è tradizionalmente la mente più lucida tra i fratelli Hamato viene trascinata in un percorso di dolore e introspezione, al limite della follia, smagrito ed emaciato si trascina per New York portando sulla spalla la carcassa di un ratto morto, si ostina a ripetere ai fratelli che quello è Splinter ed è ancora con loro. Le tavole di Ferreyra, caratterizzate da un tratto sporco e graffiante che si combina perfettamente con le atmosfere e le tematiche della serie, esprimono un dinamismo incredibile, la regia è perfettamente capace di gestire i cambi di ritmo, passando con disinvoltura dalle scene più introspettive e lente a combattimenti frenetici espressi attraverso splash page spettacolari e l’uso frequente di vignette dal taglio orizzontale cinematografico. Verso il passaggio di testimone a Gene Luen Yang Quelle costruite da Aaron sono, di fatto, le fondamenta di un soft reboot che è sì legato direttamente agli eventi narrati nella precedente serie a fumetti IDW ma che è assolutamente godibile anche a un lettore poco esperto. Aaron e Ferreyra lasceranno la serie dopo il numero 12, passando il testimone rispettivamente a Gene Luen Yang e Freddie E. Williams II. E anche in questo caso la scelta appare quantomeno intrigante. Se Williams II è infatti un veterano dei franchise anni ’80, avendo lavorato sui crossover tra Batman e le Tartarughe Ninja e tra queste ultime e He-Man, Yang non è affatto nuovo ai fumetti che vedono protagoniste le arti marziali. Capace di destreggiarsi con disinvoltura tra titoli per i lettori più giovani e opere più adulte, contaminando il fumetto occidentale grazie alle sue radici asiatiche , e reduce da una tripletta ai Premi Eisner con "Un anno per amarti" , Yang ha scritto per la Marvel una run di Shang-Chi decisamente buona e ha lavorato a lungo sui fumetti di “Avatar: The Last Airbender”. Se i due nuovi autori sapranno proseguire sul solco tracciato da Aaron e Ferreyra, Teenage Mutant Ninja Turtles si confermerà come una delle migliori serie fumettistiche americane in circolazione. Per la gioia di tutti i fan.

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Le Tartarughe Ninja di Aaron sono una delle migliori serie a fumetti in circolazione

Gabriele Lippi