Aria, acqua e terra: secoli di paesaggi in mostra a Verbania

Si intitola “Aria, Acqua, Terra. Dall’ambiente al paesaggio”, la nuova proposta del Museo del Paesaggio, allestita nelle sale di Palazzo Viani Dugnani a Verbania. Una mostra di una ventina di opere che andrà avanti per tutta l’estate, che ha coinvolto quattro artisti piemontesi - quotati anche a livello internazionale - con l’intento di avvicinare cittadini e turisti a un modo ormai diffuso di fruire dell’Arte: accostare periodi artistici del passato a opere contemporanee. Carlo Ghisolfi, presidente Museo del Paesaggio di Verbania Questa è una nuova proposta per il museo, di che si tratta? Una nuova proposta, coerente con la tradizione del museo, che pone in confronto quelle che sono opere contemporanee con le raccolte ottocentesche. Gli elementi naturali vengono valorizzati e posti in relazione e, soprattutto, vengono letti su vari livelli di percezione: da quello visivo, a quello reale, a quello simbolico. Guido Curto, curatore della mostra Come ha pensato questo allestimento? L’ho pensato in funzione del museo, un bellissimo Museo del Paesaggio, dell’800 e del ‘900, che volevamo incrementare con opere d’Arte Contemporanea. Ho scelto quattro artisti contemporanei che praticano la Pittura, almeno tre, poi, c’è anche una fotografa che usa la fotografia – Maura Banfo – in termini pittorici. Quindi, ci sono Daniele Galliano, Pierluigi Pusole e Andrea Massaioli, artisti torinesi con una dimensione anche internazionale, che hanno sempre saputo trattare il tema degli elementi primari dell’ambiente: aria, acqua, terra, in termini di bellezza del paesaggio, di quel paesaggio site-specific del Verbano – Cusio -Ossola, dove la bellezza del creato diventa la bellezza dell’Arte. Come, questo dialogo, si dipana sala dopo sala? Sala dopo sala di devono scoprire queste opere, che sono incastonate, come in una caccia al tesoro. Dalla prima opera di Daniele Galliano, una barca e i prati che dialogano con le barche sul lago ottocentesco; alle opere di Massaioli, gigantesche piscine che diventano lago, con le montagne delle Alpi sullo sfondo; al faro nella notte, dipinto da Laura Banfo, sul mare ma sul lago. Poi, ancora Pusole, questi paesaggi surreali di questa stratificazione a più piani, dove la bellezza verde del paesaggio naturalistico, diventa la bellezza di opere d’Arte Contemporanea facilmente comprensibile, che il pubblico deve desiderare di avere a casa propria. andrea Massaioli, artista Come ha lavorato a queste opere e come ha pensato questo allestimento, insieme col curatore? Sono delle opere che nascono da un lavoro che è iniziato con un invito di Guido Curto per una mostra in Brasile, dove ogni artista doveva – durante le Olimpiadi del Brasile – ogni artista doveva scegliere uno sport e siccome mi piace il nuoto e lo pratico, allora, avevo fatto un lavoro che cominciava come una piscina, un interno di piscina e poi si trasformava e diventava un paesaggio, diventava un notturno. Da quel capostipite di una decina di anni fa, sono discese tutta una serie di lavori che, ovviamente, sono cambiati, si sono arricchiti, sono diventati una serie di lavori. Opere che richiamano il blu del lago, del cielo, delle montagne di questa zona Dove mi piacerebbe fare una nuotata, visto che mi piace molto nuotare: prima o poi la farò. Mauro Banfo, artista Come ha pensato alle opere che troviamo in mostra? Tutte le opre le ha scelte Guido Curto. Tutto il mio lavoro è sempre un lavoro che, in qualche modo, si connette con la Natura. Io ho un’idea ben precisa della Natura, perché noi siamo la Natura. Di conseguenza, faccio sempre un po’ fatica a distinguere il Noi dalla Natura, quando leggo delle cose del tipo Noi e la Natura, la Natura e Noi. Noi siamo la Natura, di conseguenza, siamo degli esseri partecipanti a quello che è il discorso della Natura. Attraverso l’Arte io credo che ci sia una possibilità in più di poter rappresentare quello che – ai nostri occhi - a volte non è così visibile. Quella di Maura Banfo è una Fotografia che, in qualche modo, strizza l’occhio alla Pittura? Così dicono. Io arrivo da una formazione scultorea per cui, in effetti, mi suona sempre un po’ strano. Non ho mai fatto un quadro in vita mia, non ho mai dipinto, per cui diciamo che, sicuramente, è una fotografia che indaga molto, per cui non è una mera rappresentazione della realtà, ma sono sempre studi molto profondi e, forse, ad aiutarmi in tutto questo, c’è l’analogico, io lavoro ancora in analogico. Pierluigi Pusole, artista Come nascono questi lavori? Io normalmente faccio paesaggi. Questi lavori di paesaggi si chiamano provocatoriamente Io sono Dio, dove il pittore ricreerebbe il paesaggio. In questi lavori che è la prima volta che vengono esposti, c’è questo ulteriore inscatolamento: è come se il paesaggio fosse su più livelli e, quindi, si dimostra ancora di più la mia volontà di avere una ricreazione di quello che è il paesaggio da parte del pittore. Io ho una tela e faccio dei paesaggi. Un’anteprima, quindi, per il Museo del Paesaggio? Sì, anche per me, tant’è che li voglio riguardare, questi lavori. Voglio vedere come funzionano, perché li h visti poco e, quindi, a questo punto approfitto per rivederli. Si è parlato spesso di dialogo con la collezione permanente, un dialogo che qui funziona moto bene Essendo i soggetti classici, almeno nel mio caso si tratta di un paesaggio classico, l’incontro con quelli che un tempo usavano il paesaggio come riferimento pittorico è forte. Quindi, viene abbastanza spontaneo. Certo, nel caso nostro c’è questa accelerazione un po’ diversa che viene dal contemporaneo e, quindi, viene spontaneo. Che cosa la ispira? Il mio progetto è questo: avere tra le mani una tela, un disegno e voler, a un certo momento, ricreare la Natura. Una sorta di – chiamiamola sfida – sulla creazione. Quindi, la mia ispirazione è quella, semplicemente la voglia di ricreare la Natura, rimanendone affascinato perché, in effetti, è una fonte incredibile di informazioni. Io, nel mio piccolo, in un certo senso prendo una tela e tento di rifarla. C’è anche un particolarissimo gioco di luce, in queste tele, è così? È un gioco di luce curioso, perché sono effetti di luce ottenuti togliendo il colore, più che aggiungendolo. Le parti luminose sono ottenute togliendo il colore, cosa che se facessi il contrario, cioè, se lo aggiungessi, non riuscirei a ottenere questo effetto. Quando faccio questi lavori, c’è un momento in cui sono quasi spenti, perché sono velati. Poi, a un certo punto, andando a togliere il colore è come se si accendessero, è una cosa abbastanza bizzarra, che incuriosisce anche me quando lo faccio, ne rimango abbastanza stupito io stesso. Daniele Galliano, artista Ci racconta quali sue opere troviamo qui? Lascio sempre che a parlare siano le opere. Mi piace raccontare la realtà trasformandola, rendendola poetica, partendo anche dalle cose più banali esistenti. Il paesaggio di montagna è molto nelle mie corde, perché io vengo dalla Val Chisone, per cui sono vissuto in mezzo alle montagne e mi dà proprio tanta emozione dipingere le montagne. Sono molto difficili e quando riesco sono molto felice, è un tipo di pittura che mi dà felicità. Tra le opere esposte c’è una montagna con alcune presenze, perché? È una montagna sacra, ricorda un po’ Fitzcarraldo. Direte cosa c’entra un vascello messo lì, in montagna? C'entra perché ’'è un pellegrinaggio alla ricerca dei funghetti magici, che si trovano nel posto che ho dipinto. Quindi, vivono un’esperienza allucinatoria, chissà se c’è realmente una barca, lì. Come ha strutturato il dialogo con le opere ottocentesche del museo? Non sono stato io a farlo ma ne sono molto felice, perché mi sembra che, a questo punto di delirio dell’Arte Contemporanea, sia una cosa molto saggia metterla a confronto con opere conclamate. Così, vediamo cosa regge e cosa, invece, non sta in piedi. Mi sembra un bellissimo modo di esporre l’Arte Contemporanea a confronto con l’Arte Classica. Qualcuno ha detto “l’Arte è sempre contemporanea” ed è vero: quella che tiene. Luciano Paretti, assessore alla cultura del Comune di Verbania L’offerta culturale di Verbania continua a crescere, è così? Sì, è particolarmente apprezzabile questa proposta del Museo del Paesaggio che, in coerenza di programmazione, vede il dialogo tra artisti contemporanei – in questo caso della nostra regione, del Piemonte – in dialogo con le collezioni del museo permanente. Questo si aggiunge alla mostra di Ugo Nespolo, del quale due opere sono già presenti nel museo. Per cui abbiamo un’offerta, in questo caso, coerente, che riguarda scorci, ambienti, paesaggi.

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