La missione di Joël Dicker: "I libri per far dialogare genitori e figli"

La leggerezza, il motto del Salone del Libro di quest’anno, significa “spensieratezza”. “E l’incoscienza è l’essenza stessa della lettura”, conclude il suo sillogismo sorridendo tra gli stand della fiera più importante d’Italia, inseguito da una folla di fan desiderosi di conoscerlo. Un tema che gli calza a pennello, perché un po’ di “insouciance”, come la chiama lui alla francese, non gli è mancata nell'imbarcarsi per la sua più recente traversata letteraria. Al centro de “La catastrofica visita allo zoo”, edito da La nave di Teseo, c’è un’indagine senza omicidi e violenza che vuole essere educativa - ma priva di moralismi - e al tempo stesso transgenerazionale. Un libro pensato per lettori dai 7 ai 100 anni. Dicker si è lanciato nella sfida di scrivere una storia che si adatti a tutte le età. Non esattamente un obiettivo facile da centrare in un’epoca in cui la distanza tra piccoli e grandi, resa più profonda dal gap tecnologico e dalla rapidità con cui la società cambia, rende il dialogo tra nonni e nipoti, genitori e figli, fratelli maggiori e fratelli minori immensamente problematico. “Ho scritto questo libro per ricordare che la lettura e la letteratura - spiega Dicker - consentono di iniziare un dialogo tra generazioni, permettono di ritrovarsi. Spesso quando si ha difficoltà a capirsi soprattutto tra genitori e figli, tra di noi, quando si fatica a trovare un modo di comunicare, un libro può aiutare a ritrovarsi”. “La catastrofica visita allo zoo” è forse il romanzo più impegnato che ha scritto finora, perché attraverso lo sguardo dei bambini affronta grandi questioni: la libertà, la democrazia, il fascismo inteso come rifiuto della democrazia, la necessità di far sentire la propria voce e di accogliere la diversità. Pagina dopo pagina prende di petto i difetti del mondo degli adulti. Del resto, come ci confessava un anno fa, Dicker interpreta la letteratura come “una missione”. Se fino a oggi lo scopo era “far leggere anche chi non sa ancora di amare la lettura”, con l’ultimo romanzo ha spinto l’asticella un po’ più in là. La sua solita magistrale suspense stavolta non è proiettata allo svelamento di un colpevole o di un intrigo criminale, ma alla rivelazione della catastrofe che è capitata al gruppo di bambini in visita allo zoo, bambini speciali da cui abbiamo molto da imparare. E come ogni catastrofe che si rispetti è un lento crescendo di scosse, come uno sciame sismico. “La catastrofe è una metafora della nostra vita, di quello che succede al nostro Pianeta, della nostra società. Questo non è solo da interpretare in senso pessimista, ma è uno stimolo a ragionare su quello che possiamo fare”, racconta. Alle nostre domande sul prossimo libro risponde con una risata che tradisce l’entusiasmo per quello che sarà. “Sul prossimo libro vedremo, perché non l’ho ancora scritto”. Sa che su di lui ci sono tante aspettative. “La catastrofica visita allo zoo” è stato un record di vendite. Ma i suoi lettori più fedeli restano, in un certo senso, in attesa di un suo ritorno a casa. Magari un nuovo capitolo di Harry Quebert, il docente di scrittura creativa protagonista della saga che ha reso Dicker famoso in tutto il mondo - del resto non lo ha mai categoricamente escluso - o un rientro sui binari con un romanzo sulla scia de “Un animale selvaggio”, pubblicato in Italia nel 2024. Dicker sottolinea che la sua letteratura non è a compartimenti stagni e rivendica questa fase sperimentale che non vuole sia considerata “parentesi”. “So che questo che ho appena scritto è un libro autentico. Quello che volevo dimostrare - confessa - è che c’è coerenza nei miei romanzi, indipendentemente dal genere. Quando scrivo i miei polar lo faccio a modo mio, quando affronto un libro come “La catastrofica visita allo zoo”, che è differente rispetto a tutti gli altri, lo scrivo in modo altrettanto autentico. E così sarà il prossimo”.

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