Come il Covid ha reso il pet sitter un lavoro full time (e ben pagato)

Oltre un anno fa, l’aveva capito il New York Times: quello del pet sitter non è più solo un lavoretto part time. Le storie, raccolte dal quotidiano statunitense, parlavano di retribuzioni superiori ai 100mila dollari annui per prestazioni singole che toccavano i 35 dollari. A passeggiata, per intendersi. La crescita del mercato era dovuta alle sempre maggiori attenzioni dei proprietari – in molti report si parla di “umanizzazione dei pet” – ma anche, in larga parte, alla crescita del numero di animali d’affezione durante il periodo pandemico. In Italia non esistono numeri che monitorino il mercato del dog e cat sitting, ma la sua crescita è proporzionale a quella dei pet adottati nelle nostre case. Dalla fine del lockdown, il loro numero ha superato quello dei cittadini italiani, raggiungendo quota 62 milioni . E la spesa per la loro cura è in continua crescita: nel 2023, solo il mercato del pet food ha superato i 3 miliardi di euro . Tradotto: gli italiani sono disposti a spendere sempre di più per i propri animali, anche ovviamente per curarli in loro assenza. Perciò, la richiesta per pet sitter è in aumento e le opzioni per renderlo un lavoro a tempo pieno – dalle piattaforme online all’house sitting – sono sempre più numerose. Come diventare pet sitter in Italia Roofus, Rover, Pawshake e Petme. Le piattaforme per cercare un dog sitter, italiane e internazionali, sono moltissime. E a fare un giro tra le offerte, nelle maggiori città italiane, i prezzi variano dai 10/15 euro orari degli operatori con poca esperienza ai 50 di chi lavora da anni nel settore. E che può offrire, per questo, servizi aggiuntivi: “Porto gli animali solo in aree attrezzate per i cani – spiega Myriam nel suo annuncio – e li faccio giocare al parco per due ore alla mattina e per due ore alla sera”. Alcuni portali, poi, chiedono commissioni per le prestazioni o costi di revisione dei profili, perché la prima preoccupazione – di proprietari e piattaforme – è la fiducia reciproca. Anche per questo, ovvero per accreditare i professionisti del pet sitting, Opsi Academy ha inaugurato quest’anno il primo corso per “pet sitter professionisti”. Si tratta di una serie di lezioni utili a ottenere competenze elementari di veterinaria per riconoscere i sintomi delle principali malattie e dei disagi fisici ed emotivi di cani e gatti. Vivere gratis accudendo animali Vera e Gabryel hanno trascorso il Natale e il Capodanno in Italia, in Umbria, a Castiglione del Lago. E ora si trovano in Inghilterra. Ma è dal 2020 che non vivono stabilmente in Brasile, il loro Paese d’origine, per viaggiare tra tutti i continenti come ospiti in case dove il loro unico compito è quello di accudire animali. Il loro si chiama house sitting perché si tratta di curarsi dei pet, in assenza dei proprietari, in cambio di un alloggio e senza retribuzione. Non è, in pratica, un vero e proprio lavoro, ma consente ugualmente di vivere da nomadi digitali senza sostenerne le spese. “Nel 2020 abbiamo deciso di iniziare a viaggiare – spiegano – ma ci serviva un’entrata. Quindi, abbiamo aperto una nostra agenzia di marketing online che ci permette di lavorare ovunque vogliamo. Inizialmente, per spendere meno durante il viaggio, abbiamo iniziato a trasferirci in vari Paesi come volontari”. Finché, in Bulgaria, non vengono a conoscenza dell’house sitting tramite una coppia di inglesi, proprietari di cinque cani e otto gatti. “Ci hanno chiesto di tenerli mentre loro erano via, facendoci entrare in casa. Per noi brasiliani, era strano che dessero le chiavi di casa a dei semi-sconosciuti, ma in Inghilterra l’house sitting era già diffuso. Quindi, abbiamo deciso di iscriverci alle piattaforme e abbiamo iniziato dalla Francia. Abbiamo trascorso il Capodanno a Parigi, in un bell’appartamento, con un solo gatto. Ci sembrava un sogno”. Da allora, si sono mossi in tre continenti e hanno toccato una decina di Paesi tra i quali Brasile, Italia, Belgio, Inghilterra, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Presentando alla loro community su Instagram , sempre più folta, modi alternativi di viaggiare. “Ci siamo trovati anche con 11 polli da accudire, ma anche con capre e altri animali – raccontano – Per noi è sempre stato semplice, perché siamo abituati fin da piccoli a essere circondati da animali”. Di fatto, perciò, il loro è ormai un profilo affidabile per gli ospiti delle piattaforme. Che, in generale, adottano regole molto stringenti per la sicurezza di chi apre casa: “Chiedono moltissime informazioni preliminari tra cui il passaporto e la fedina penale. Poi, prima di stringere l’accordo, si fanno sempre delle videochiamate in cui noi ci presentiamo e loro ci fanno vedere la casa”. Del resto, assicurano Vera e Gabryel, “nessuno ormai farebbe accudire i propri animali a persone di cui non si fida. I proprietari, da quel che vediamo, trattano i cani come membri della famiglia, dando loro sempre più cure e umanizzandoli”. Ma, a parer loro, non si tratta sempre di un atteggiamento positivo per i pet: “Ci siamo trovati anche di fronte a cani che avevano indebolito le loro capacità di fiuto per questo”.

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