Turismo pet friendly: perché non facciamo più vacanze senza cane

Gli italiani adottano ogni anno più cani da compagnia. E non li abbandonano mai, neppure in vacanza. I proprietari preferiscono ormai adattare le proprie ferie alle esigenze degli animali d’affezione, piuttosto che lasciarli ai parenti o in una pensione. Così, l’offerta turistica, specialmente nelle località di villeggiatura al mare o in montagna, si converte agli ospiti a 4 zampe: hotel, stabilimenti balneari e ristoranti sono sempre più “pet friendly”, garantendo aree verdi, cucce e ciotole nelle camere d’albergo. O persino kit di benvenuto con snack e giochi per i cuccioli. “L’esigenza non è più quella di portare i cani con sé – commenta Domenico Sarleti, ideatore di TripDoggy, il primo tour operator nato in Italia dedicato esclusivamente al dog travel – ma di pensare una vacanza a misura di cane. Si tratta di esigenze molto più specifiche”. Che non tutte le strutture, pur attirando clienti sui social, riescono a soddisfare. Com'è fatto un albergo pet friendly Le richieste dei proprietari cominciano prima dell’arrivo in albergo. “Non basta dire che i cani sono accettati per soddisfare i clienti – spiega Sarleti – se poi imponi mille regole che limitano l’esperienza delle famiglie. Al contrario, bisognerebbe permettere al proprietario di entrare con il cane nella maggior parte degli ambienti a disposizione nelle strutture. Solo così riuscirà a viversi la vacanza in modo più spensierato”. A check-in effettuato, inizia poi la conta dei comfort per gli amici a 4 zampe. “In vacanza ci sono una serie di servizi utili per i cani – continua Sarleti – Le ciotole a disposizione in stanza, la possibilità di avere un frigorifero per conservare la pappa oppure, ancora meglio, un vero e proprio servizio di ‘preparazione pappa’ da affiancare alla ristorazione classica”. Nella cura dei dettagli, secondo il tour operator, si distingue “chi ama davvero i cani da chi lo fa solo per business”. Anche per questo, l’offerta alberghiera tende a specializzarsi nella nicchia dei pet. “La prima necessità è differenziarsi: sono sempre di più le strutture che accolgono solo famiglie con cani – commenta Sarleti – È un vantaggio perché permette di farsi notare in un mercato del turismo sempre più vario. Per questo, il mio pronostico è che vedremo sempre più pet hotel”. Per chi non vuole separarsi dai propri cuccioli, dunque, l’offerta alberghiera è ampia, ma nel settore dei trasporti restano grandi difficoltà. “Viaggiare in aereo con un cane è ancora complicatissimo – spiega il tour operator – Molti obbligano a metterlo in stiva, che non è climatizzata, ma è un viaggio molto particolare che non possiamo proporre a ogni cane. In più, anche per i traghetti e le navi da crociera, le regole non sono uniformi e non con tutte le compagnie si tratta di un viaggio facile. Con i treni è più semplice”. Ma le preoccupazioni, per la salute dei compagni a 4 zampe, non terminano con l’arrivo a destinazione. Cani in viaggio? I consigli del veterinario Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani , non ha dubbi: “Il cane sta sicuramente meglio con i proprietari, seguendoli anche in vacanza”. Ma non a tutti i cani si adatta ogni genere di vacanza. Il mare e le zone calde, per esempio, sono da evitare con animali anziani o con alcune razze, come bulldog francesi o carlini: “Sono i cosiddetti brachicefalici, che avrebbero difficoltà respiratorie importanti con il caldo eccessivo. In alcuni casi, si sconsiglia proprio di accompagnarli in spiaggia”. La montagna, al contrario, fa bene a tutti i cani ma è più pericolosa: “Serve sempre un piccolo kit di pronto soccorso – continua Melosi – in cui inserire un disinfettante, un laccio per fermare eventuali emorragie e dell’acqua ossigenata che può essere utile anche per far vomitare il cane all’abbisogna”. In generale, raccomanda il veterinario, è sempre utile “farsi una mappa delle strutture veterinarie più vicine per essere pronti in caso di necessità”. Ma la fase più delicata, secondo Melosi, è ancora una volta il trasporto. In auto, “è fondamentale programmare delle soste e parlare preventivamente con il veterinario per capire se servono medicinali per evitare la nausea dovuta al mal d’auto o per tranquillizzare il cane”. Non solo: è importante porre attenzione anche alla destinazione. “Ci sono zone d’Italia – spiega Melosi – dove la leishmaniosi è più frequente. In quei casi, conviene sicuramente vaccinare il cane o quantomeno proteggerlo dai pappataci”. Tutto si complica se il viaggio è all’estero. “Ci sono Paesi che non tollerano certe razze sul proprio territorio – continua il presidente Anmvi – come Pitbull o Rottweiler. Ma, in ogni caso, serve sempre la documentazione medica: libretto delle vaccinazioni e passaporto, anche se si resta in area Schengen”. A differenza di quanto succede per le persone, infatti, l’Ue ha previsto la libera circolazione degli animali d’affezione solo a patto che il cane sia in possesso di un microchip registrato e di “un passaporto per animali da compagnia” che, in pratica, certifichi la vaccinazione contro la rabbia.

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