La politica di Trump sull’immigrazione in tre punti

Durante il suo secondo mandato, Donald Trump ha intrapreso una raffica di azioni nel tentativo di aumentare il numero di deportazioni degli immigrati ritenuti irregolari. Tra queste, ci sono l’espansione del gruppo di persone prese di mira dalle espulsioni, l’accelerazione dei processi di deportazione e l’inasprimento delle regole anche per gli immigrati regolari. Vediamo cosa hanno comportato, nel concreto, queste tre politiche. L’ampliamento del numero di persone che possono essere espulse Nella fase finale dell’amministrazione Biden, almeno 5 milioni e mezzo di immigrati privi di documenti avevano ricevuto qualche tipo di autorizzazione per vivere o lavorare negli Stati Uniti. Trump ha però rapidamente smantellato diversi programmi messi in campo dal precedente governo che proteggevano molte di queste persone dal rischio di espulsione. Secondo i dati raccolti dal New York Times, il dipartimento di Sicurezza Nazionale ha infatti revocato lo status di protezione temporanea a circa 350 mila Venezuelani. A circa 260 mila haitiani protetti dal TPS è stato inoltre comunicato che il loro status di protezione temporanea scadrà ad agosto invece che l’anno prossimo, mentre il governo ha annunciato l'intenzione di revocare lo status di protezione temporanea anche a 10 mila afghani e 3 mila camerunensi. A marzo, Trump ha annunciato che avrebbe revocato il permesso di rimanere negli Stati Uniti a 210 mila haitiani, 120 mila venezuelani, 110 mila cubani e 90 mila nicaraguensi arrivati grazie a un programma che offriva l'opportunità di ottenere un permesso di lavoro per un massimo di due anni. Infine, due mesi fa l’amministrazione repubblicana ha comunicato a circa 940 mila persone che avevano presentato domanda di ingresso negli States utilizzando un'app governativa chiamata CBP One che avrebbero dovuto lasciare immediatamente il Paese. Alcuni di questi migranti ricadono tuttavia sotto molteplici programmi di protezione e non è dunque detto che siano passibili di espulsione. Trump ha anche chiesto ai giudici dell’immigrazione di respingere immediatamente le richieste di asilo degli immigrati considerate senza possibilità di successo. Di conseguenza, da un tasso di approvazione delle richieste del 50% circa a inizio 2024 si è passati al 21% dello scorso aprile. L’accelerazione dei processi di espulsione Trump non si è limitato a rimuovere le protezioni per i migranti, ma ha anche cercato di accelerarne il processo di deportazione eludendo le tradizionali procedure. Il governo ha messo in pratica un processo di “espulsione immediata” per le persone che non riescono a provare di aver vissuto negli Stati Uniti per almeno due anni. A febbraio, il governo l’ha utilizzato per velocizzare la deportazione di circa il 7% delle persone arrestate dall’Immigration and Customs Enforcement . La differenza rispetto al procedimento standard è significativa. In passato, il soggetto riceveva una notifica per la procedura di espulsione, poi si pronunciava il giudice dell’immigrazione e, in caso di ordine di deportazione, venivano concessi 30 giorni per fare ricorso. Solo in seguito, l’ICE procedeva al rimpatrio. Con il processo di espulsione immediata avviene solamente un colloquio per stabilire se esista o meno un pericolo nel paese d’origine. Il governo si è anche appellato all’“Alien Enemies Act” del 1798, che, al tempo, aveva l’obiettivo di ridurre l’immigrazione e limitare il diritto di libertà di parola garantito dal primo emendamento per motivi di sovversione politica interna. Trump l’ha invocato per accelerare l’espulsione dei migranti irregolari. Tuttavia, solo 137 venezuelani sono stati finora arrestati sulla base dell’Alien Enemies Act, dato che la Corte Suprema ha ritenuto illegittimo l’utilizzo della legge per deportare stranieri, anche se sospettati di appartenere a organizzazioni criminali. Le minacce di deportazione di immigrati legali Nei suoi primi mesi di governo l’amministrazione Trump si è scagliata anche contro gli immigrati legali, imponendo condizioni più restrittive per chi vuole rimanere negli Stati Uniti. Tre milioni di persone con visto studentesco o di lungo periodo e tredici milioni di persone che detengono una Green Card rischiano ora l’espatrio se accusate di aver commesso un crimine. Ma l’ICE si è già spinto oltre, arrestando diversi studenti stranieri che avevano preso parte a manifestazioni pro-Palestina. Questi sforzi, tuttavia, sembrano voler più che altro segnalare la fermezza dell’amministrazione Trump nei confronti degli stranieri e lanciare un segnale politico. All’atto pratico, infatti, di questo passo solamente 300 mila persone verrebbero deportate dagli Stati Uniti entro la fine del 2025: un leggero incremento rispetto alle 271 mila espulse nel 2024 e una cifra ben lontana dall’obiettivo dichiarato di un milione all’anno. Al contempo, tuttavia, sono più che raddoppiati gli arresti dell’ICE, passati da una media di 250 al giorno nel 2024 agli oltre 500 attuali.

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