Steve McCurry al Palazzo dei Priori di Fermo: gli scatti di un'epoca

Sono un bel numero, cinquant’anni di carriera. Tanti – più o meno - ne vanta Steve McCurry, fotografo dalla spiccata sensibilità, che – grazie al suo sguardo che va oltre la semplice rappresentazione - riesce a catturare con la sua macchina fotografica le innumerevoli sfumature delle vicende del mondo e dei suoi protagonisti. Settantaquattro anni, di Filadelfia, Steve McCurry è uno dei fotografi della prestigiosa agenzia Magnum Photos. Dalla fotografia di guerra a quella urbana, passando per i paesaggi e i ritratti, McCurry è autore di scatti indimenticabili, fra questi la ragazza afghana, immortalata nel 1984 e pubblicata a giugno dell’anno successivo, sulla rivista National Geographic Magazine. È un’immagine iconica, che rimane lì a ricordarci – grazie al suo sguardo innocente, dolente e intenso - le ferite del conflitto afghano di quel tempo e – in fondo – di tutte le guerre del mondo. Le diverse istituzioni museali si contendono la possibilità di ospitare le opere di McCurry. Molto interessante è l’esposizione in corso nelle Marche, a Fermo, che presenta una cinquantina di immagini con un taglio particolare, come spiega Biba Giacchetti, che conosce bene il fotografo e che di questa mostra è la curatrice. “Siamo nella bellissima Fermo, al Palazzo dei Priori, per la mostra di Steve McCurry Children. Una mostra molto seria e importante, tematica, dedicata ai bambini da parte di questo grande fotografo amato da tutti. È un suo sguardo sull’infanzia, anche sulle difficoltà dell’infanzia nel mondo; il lavoro minorile, la capacità, la resilienza dei bambini di giocare in ogni possibile situazione, nonostante tutto, persino nei territori di guerra. Sono immagini anche molto poetiche, molto spiritose, divertenti, che raccontano come questi bambini, fra di loro, possono essere solidali, aiutarsi e volersi bene. È una mostra che lascia sicuramente una riflessione su quella che è ancora oggi la condizione dell’infanzia nel mondo. “Una delle lezioni più importanti che ho imparato”, dice McCurry, “è che alcune delle immagini più belle, avvengono durante il viaggio, non necessariamente a destinazione. Mentre si guida lungo la strada si deve essere in sintonia con ciò che sta succedendo e bisogna guardare e cercare le cose possibili da fotografare. Non potete lasciarvi sfuggire buone situazioni e buone opportunità, perché, alla fine, potrebbero essere più interessanti del luogo in cui si sta andando. Alcune delle mie foto migliori, sono state scattate mentre ero in viaggio verso un luogo particolare. La destinazione è ormai dimenticata da tempo ma le foto scattate lungo la strada finiscono per essere memorabili”, conclude il fotografo. “Nella mostra abbiamo dedicato una piccola sala a delle coppie di bambini che raccontano come i bambini anche si sostengano gli uni con gli altri”, sottolinea Bibi Giacchetti. “SI capisce come i bambini abbiano un senso di solidarietà, di accudimento, di amicizia, che nasce fin dalla prima infanzia. Sono delle immagini tenerissime, alcune sono anche buffe e raccontano proprio questo aspetto che ritroviamo in tutti i Paesi del mondo, a tutte le latitudini, in tutte le situazioni”. Steve McCurry guarda attraverso la sua macchina fotografica e così facendo documenta momenti e situazioni anche in luoghi lontanissimi, che non tutti possono visitare e conoscere. Così, Biba Giacchetti: “I temi legati all’ecologia, al climate change, sono molto importanti per Steve. Lo documenta bene una delle foto esposte qui, scattata in Madagascar, in quella che era la foresta dei baobab, alberi ormai quasi inesistenti a causa della siccità. Nella foto ci sono due bambini che giocano con un cerchio e anche questa è una cosa interessante, perché questo gioco del cerchio si ritrova in tanti Paesi, a diverse latitudini, quasi come un’identità di come la fantasia dei bambini si applichi anche agli oggetti più semplici”. “Un altro tema che appassiona il celebre fotografo”, spiega ancora Biba Giacchetti, “è la piaga del lavoro minorile, che in questa esposizione viene ampiamente documentata. Possiamo prendere a esempio, a questo proposito, i ragazzini immortalati in Afghanistan, terra dove ancora i più piccoli sono soggetti alle peggiori forme di lavoro minorile; con orari estenuanti e in condizioni assolutamente nocive per la salute. Secondo i dati pubblicati dall’Unesco, nel mondo ci sono ancora un milione di bambini costretti a lavorare in queste condizioni”. Poetico, attento, profondo, mai indifferente; l’obiettivo fotografico di Steve McCurry aiuta i nostri occhi a disvelare ciò che non ci piace, che ci disturba, che ci colpisce. Insieme con lui anche noi possiamo vedere, scoprire e provare a capire.

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