Vegani a gennaio, cos’è la sfida del Veganuary

“Pensati vegano, poi magari non esserlo qua e là, così sarai un buon onnivoro” è il consiglio della dottoressa Silvia Goggi, nutrizionista e autrice, tra le prime in Italia a fare divulgazione sull’alimentazione a base vegetale. “L’alimentazione vegana è spesso descritta per sottrazione, come una ‘dieta senza’. È una definizione che andrebbe rivista. È un tipo di alimentazione basata su un’abbondanza e varietà di legumi, verdura, frutta, frutta secca e semi oleosi con una integrazione di vitamina B12. Ha molte più cose in comune con la dieta onnivora di quanto si pensi e Veganuary è un’occasione per scoprirlo. Andrebbe fatto da tutti perché si guadagnano strumenti, ricette e consapevolezze preziosi nella dieta di chiunque, anche per chi poi deciderà di non rimanere vegano”. Cos’è il Veganuary e come si partecipa Veganuary è un’organizzazione no-profit che invita le persone a sperimentare, almeno per un mese, un’alimentazione vegana. Il suo nome viene dall’unione della parola Vegan e January e si può tradurre come “gennaio vegano”. Per partecipare alla sfida basta iscriversi gratuitamente sulla pagina dell’organizzazione per ricevere, ogni giorno per un mese, una newsletter con consigli sullo stile di vita, interventi di celebrità che hanno aderito all’iniziativa e nuove ricette da provare. Sulla pagina di Veganuary si possono inoltre trovare guide alimentari, consigli sui ristoranti e manuali di cucina. Il progetto è nato alla fine del 2013, da una discussione tra un’insegnante di inglese, Jane Land, e suo marito, Mattew Glover, imprenditore. I due erano da anni vegani convinti e volevano trovare un modo per avvicinare le persone a scelte di vita che potessero evitare la sofferenza degli animali. Decisero quindi di avviare l’iniziativa, convinti che a partecipare non sarebbero state più di 100 persone. Nel 2014, a campagna appena iniziata, con sorpresa scoprirono che 3.300 utenti da tutto il mondo avevano deciso di sperimentare il loro primo gennaio vegano. Quel numero negli anni ha visto una crescita costante: all’ultimo Veganuary del 2024 la no-profit ha calcolato che a partecipare sarebbero state circa 25 milioni di persone in tutto il mondo. Una sfida aperta a tutti, senza giudizi “Non tutti diventeranno vegani e va bene così. Anche solo ridurre il consumo di carne e derivati fa la differenza e riduce la sofferenza degli animali, le persone sono più sane e l’impatto climatico viene ridotto. Preferisco 10 milioni di persone che seguono la dieta pur restando flessibili, rispetto a 1 milione di persone che lo fanno in modo impeccabile” ha detto la fondatrice del progetto Jane Lane. Lo spirito del Veganuary è fondato sull’inclusione e sulla consapevolezza che diventare vegani è un percorso che tutti e tutte possono intraprendere con i loro tempi. Pianificare i pasti, sperimentare, imparare le basi di un’alimentazione bilanciata e non giudicarsi se non va tutto come pianificato sono la base dei dieci consigli di Veganuary. “È un’occasione per dimostrare che vegano è bello e fattibile. Se dovessero restare anche solo tre abitudini come consumare latte vegetale anziché quello vaccino, fare qualche pasto a base di legumi e sapere che esistono alternative vegane a quello che mangiamo di solito, già è un successo. Ci sono persone che fanno Veganuary ogni anno pur rimanendo onnivore perché sanno che ogni volta impareranno qualcosa”. I consigli alimentari di Veganuary, rivolgendosi a una community internazionale, potrebbero non incontrare i gusti di tutte e tutti. “Per aiutare ogni anno cerco di suggerire piatti nuovi a chi partecipa alla sfida” dice la dottoressa Goggi. “Spesso le persone non hanno idea di cosa cucinare se le stampelle della loro alimentazione sono sempre state pesce, carne e derivati. Per questo motivo abbiamo realizzato Planter”. Si tratta di un’app con migliaia di ricette vegetali, menù settimanali personalizzati e consigli su come seguire una corretta alimentazione vegetale. “La dieta vegana è adatta a tutti e a qualsiasi età, la premessa è che, come qualsiasi dieta, deve essere ben pianificata. Mangiare in questo modo significa scegliere nella rosa di possibili ricette, abbinamenti e ingredienti, quelli vegetali, che sono la vera dieta mediterranea: il purè di fave, la pasta e ceci, la farinata, la ribollita, la pappa al pomodoro, le lenticchie al sugo, i fagioli all’uccelletto sono tutti esempi di piatti vegetali e della tradizione. È come se stessimo facendo una dieta mediterranea portata all’estremo”. La dieta vegana è pericolosa per la salute? Miti da sfatare Tra le false credenze che circondano il veganesimo c’è quella secondo cui questo tipo di dieta sarebbe carente dal punto di vista nutrizionale vista la mancanza dell’apporto proteico di carne, pesce e derivati animali. “Non è assolutamente così. Gli animali non creano nutrienti, concentrano quelli presenti nei vegetali. In una dieta vegetale tutti gli amminoacidi essenziali ci sono perché sono proprio i vegetali da farli. Il fatto che le proteine animali siano nobili rispetto alle altre è una convenzione, l’ha deciso l’uomo. In una dieta vegana l’apporto proteico che ci serve viene soprattutto dai legumi, che anche in un’alimentazione onnivora bilanciata andrebbero consumati in grande quantità”. L’unico elemento che non può essere assunto attraverso l’alimentazione vegana è la vitamina B12. “È prodotta da batteri che sono nel terreno, gli animali la immagazzinano nei tessuti brucando l’erba. In questo caso, va integrata nella dieta prendendo degli integratori. Non dobbiamo immaginare che gli animali assumano questa vitamina in altro modo, la maggior parte di loro vive in allevamenti intensivi dove la B12 è somministrata sempre attraverso integratori”. I benefici per salute di questo tipo di alimentazione sono diversi e alcuni possono essere notati già nel primo periodo. “Nel breve termine si può vedere una migliore regolarità intestinale e una migliore digestione, maggiore energia perché i grassi saturi rendono il sangue più lento a fluire quindi ci si sente più energici”, benefici che, sostiene la dottoressa Goggi, può sperimentare anche un buon onnivoro che dovesse iniziare a pensare come un vegano. “Mangiare proteine animali in tutti i pasti principali significa che non si sta seguendo una dieta mediterranea, che invece è basata su verdure, legumi, frutta, frutta secca e semi, come quella vegana. La cosa positiva che può rimanere da Veganuary è l’abitudine a fare pasti a base vegetale che, anche se non si diventerà del tutto vegani, potrà comunque entrare a far parte della quotidianità di diete onnivore. Il mio consiglio per questo gennaio vegano è ricordare che non è una gara, non c’è un voto, non è una competizione. Succederà di sbagliare e va bene così, nessuno ci chiederà di essere perfetti”.

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