Maledette feste, perché abbiamo cominciato a odiare la fine dell’anno

Lo annotava già Jack Kerouac nel 1957. “Solo vent’anni fa, prima della Seconda guerra mondiale - scriveva il cantore della Beat Generation - sembrava che il Natale fosse ancora celebrato con un’ingenua e gioiosa innocenza, mentre oggi si sente dire ‘il Natale viene una volta all’anno come le tasse’”. E ancora Natalia Ginzburg nel ‘71: “...lamentarsi delle feste è diventato ormai un luogo comune”, scriveva la scrittrice utilizzando l’aggettivo “fosco” per definire questo periodo che comincia a novembre con lo stress dei regali. Dall’insofferenza per il consumismo dilagante allo sfinimento per le incombenze: di decennio e in decennio è cresciuta la consapevolezza sui difetti del sistema-Natale che ingloba il Capodanno e arriva fino all’Epifania “che tutte le feste porta via”, per citare il noto proverbio popolare. Un romanzo edito da Fazi “Maledette feste” documenta attraverso la storia di una famiglia-come-tante il gorgo malefico che in due settimane e poco più travolge e risucchia chiunque cerchi di resistergli. L’autrice Isabella Pedicini, insegnante e saggista al suo esordio nella narrativa, racconta la storia di Agata, una quarantenne in carriera, sposata, con due figli che passerebbe volentieri le ferie in eremitismo godendosi un po’ di sana noia, ma che un po’ per senso del dovere e un po’ per il fattore “imprevisti” si ritrova nell’occhio del ciclone: madrina e cuoca di un cenone con un numero di ospiti a due cifre. "Maledette feste" non è un saggio, non è un trattato che pretende di avere autorevolezza scientifica, come specifica Pedicini nella premessa al primo capitolo, ma un tentativo di esorcizzare gli aspetti più fastidiosi e spaventosi delle festività. E da dove si comincia in questi casi? Dal mettere in fila una a una le criticità per visualizzarle, processarle e lasciare che i lettori le riconoscano e si sentano forse in questo modo meno soli. “Volevo raccontare attraverso la protagonista, che mi assomiglia nella sua allergia alle feste comandate, i tic e le ossessioni, le manie che si innescano in questo periodo in cui riproponiamo in modo automatico senza riflettere certi comportamenti", spiega Pedicini. A proposito di automatismi, le feste sono anche il momento dei bilanci da un duplice punto di vista: “Questa richiesta di 'fare il punto' può provenire da noi stessi o dall’esterno. In entrambi i casi ci sottoponiamo a uno stress difficile da gestire che ci mette di fronte, nella maggior parte dei casi, al senso di inadeguatezza. Del resto, ci approssimiamo alla fine dell’anno come se fosse la fine del mondo”. Anche l'usanza di scrivere dei buoni propositi per l'anno che verrà può diventare così una trappola psicologica. Le riunioni di famiglia, specie quelle che coinvolgono tutto il parentado, si trasformano facilmente in interrogatori. E a giudicare da come soprattutto quest’anno il “come rispondere alle domande invadenti alle cene di Natale” sia entrato in trend sui social e TikTok con guide pratiche e consigli utili, sembra sia la regola più che un’eccezione che riguarda non solo le famiglie più disfunzionali, ma anche quelle più “risolte”, almeno all’apparenza. Già perché ci si dimentica che le festività siano anche un grande laboratorio di incontro generazionale. Vecchi e giovani, Boomer e Millennials, Gen X, Gen Z sono costretti per un paio di settimane all’anno a incontrarsi e a scontrarsi. “La frustrazione deriva proprio dal fatto che ci si ‘ritrova’ fisicamente senza tuttavia ‘ritrovarsi’ nel senso profondo del termine. E capita che ci venga anche rimproverato di essere musoni, quando semplicemente il nostro stato d’animo non coincide con la felicità imposta e millantata”, continua Pedicini. C’è un elefante nella stanza: la questione di genere. Le donne sono nella prima linea di combattimento. Spesso incastrate nel ruolo di "angelo del focolare" e di "maestre di cerimonia". Una ricerca di Human Highway per Assosalute mostra che la fascia di età più vulnerabile, alle prese con ansia e stress per gli obblighi familiari e l’organizzazione delle feste, è quella dei 25-44enni e che le donne attraversino la stagione dei panettoni e delle reunion con un'intensità emotiva maggiore. Il 42% ha un rapporto complicato con il Natale, una percentuale che è quasi il doppio rispetto agli uomini . Inoltre, il 15,7% delle donne sperimenta costantemente sentimenti negativi durante le feste, contro l’8,2%. Siamo circondati da donne come Agata che quando le vacanze cominciano fanno segretamente il conto alla rovescia aspettando che finiscano: "Sogno un estremo atto di disobbedienza alle imposizioni delle festività di ogni mese e di ogni natura, una ribellione verso le forme di divertimento coercitive che uccidono ogni piacere, scatenano infelicità, male di vivere e conflittualità".

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