Trump spacca il G7: lite con Macron, strappo su Russia-Ucraina

Può sorridere solo Keir Starmer, in fin dei conti: il primo ministro britannico incassa al G7 il via libera definitivo di Trump all’accordo commerciale negoziato a lungo tra Stati Uniti e Gran Bretagna e la conferma, da parte del comandante in capo americano, del fatto che Washington non si ritirerà dall’Aukus, l’alleanza a tre con Londra e l’Australia per organizzare il controllo del Pacifico e sviluppare una partnership per costruire sottomarini di ultima generazione. Starmer ottiene, una volta di più, lo status di leader più vicino dagli Usa, ma per il resto il contesto del vertice parla di un’unità occidentale sempre più difficile da garantire. Trump, che ha lasciato anzitempo il Canada per discutere a Washington dell’evoluzione della situazione tra Iran e Israele, ha avuto un duro scontro col presidente francese Emmanuel Macron, paradigmatico delle tensioni crescenti tra Europa e Usa, e si è smarcato dalla posizione dei partner sulla guerra in Ucraina, rifiutandosi di aprire a nuove sanzioni alla Russia per l’invasione del Paese limitrofo. Lo strappo Trump-Macron Sul primo fronte, il capo di Stato Usa ha respinto l’idea, diffusa dai media francesi citando fonti dell’Eliseo, che Trump fosse tornato dal G7 per negoziare da Washington un cessate il fuoco tra Tel Aviv e Teheran. Trump ha definito Macron "un cercatore di pubblicità" in un post sulla sua piattaforma Truth Social, aggiungendo che l’omologo transalpino “si sbaglia sempre” e "non ha idea del perché io sia in viaggio per Washington, ma di certo non ha nulla a che fare con un cessate il fuoco". Macron, che dopo l’inizio dei raid contro Teheran ha sostenendo la possibilità che Israele si difendesse dalla presunta minaccia nucleare iraniana stigmatizzando però la scelta di procedere agli intensi bombardamenti sulla Repubblica Islamica, ha ripetutamente chiesto un cessate il fuoco. Trump ha rapidamente evoluto la sua posizione in senso netto, chiedendo una vera e propria resa incondizionata dell’Iran e la rinuncia a ogni ambizione nucleare. Non si tratta del primo scontro tra i due: di recente, Macron era stato criticato da Trump per la sua decisione di accelerare sul riconoscimento di uno Stato palestinese e in precedenza aveva, assieme a Starmer, promosso un’alternativa al disimpegno americano verso l’Ucraina pressando inutilmente Washington per fornire garanzie di sicurezza a Kiev in caso di futuro cessate il fuoco con la Russia. La dura critica di Trump appare anche una reazione al tentativo di Macron di emergere come portavoce di una linea politica europea favorevole al multilateralismo nella sua visita in Groenlandia precedente l’arrivo in Canada. E segnala una serie di tensioni a tutto campo con gli alleati che non possono più restare sotto traccia. Divisioni sull’Ucraina Questo è apparso chiaro sul fronte del sostegno all’Ucraina e delle sanzioni alla Russia, su cui Trump si è palesemente sfilato. La Casa Bianca crede ancora nel negoziato in stand-by per la fine del conflitto ucraino e si è rifiutata di sostenere l’ampliamento delle sanzioni alla Russia mentre l’Europa prepara il diciottesimo pacchetto, comprendente una stretta sul gas naturale e un tetto al prezzo del petrolio. “Il presidente ha affermato di voler continuare a portare avanti i negoziati di pace in stallo prima di colpire la Russia con ulteriori misure punitive”, nota Politico.eu, nonostante queste manovre diplomatiche si siano rivelate finora profondamente infruttuose e inadatte a porre la guerra nella direzione della sua fine. Addirittura, Trump ha dichiarato che era stato un "grande errore" escludere la Russia dai vertici multilaterali dell’ex G8 dopo l’occupazione della Crimea nel 2014. Per Trump, che ha lasciato il G7 prima dell’arrivo al summit di Volodymyr Zelensky per una sessione speciale dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin sceglie “di parlare con me, non con nessun altro perché è stato insultato quando è stato espulso dal G8", dichiarazione che però si scontra col fatto che i rapporti tra Mosca e Occidente, per quanto tesi, sono proseguiti fino all’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, tanto che poco prima del conflitto sia Macron che l’allora cancelliere tedesco Olaf Scholz volarono in Russia per cercare una mediazione dell’ultima ora. Il Financial Times, citando fonti diplomatiche, ha dichiarato che “la gestione di Trump è un tema non ufficiale per i leader del G7, che temono che le posizioni spesso incoerenti del presidente degli Stati Uniti in materia di diplomazia e commercio rendano difficile raggiungere un consenso”. In effetti, al di là dei comunicati, una linea comune dell’Occidente non c’è sulla Russia, sul conflitto a Gaza, sul commercio internazionale e sulla nuova, grave emergenza della guerra tra Israele e Iran. E il motivo è da ricercarsi soprattutto nell’autoreferenzialità dell’azionista di maggioranza del G7 e dell’ordine occidentale. Ad oggi impegnato a riaffermare una linea che premia la legge del più forte rispetto a un multilateralismo che appare sempre più logoro. Rendendo summit come il G7 irrilevanti sui principali scenari di crisi.

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