Peach Momoko a Lucca Comics & Games: "Così ho portato gli X-Men in Giappone"

A Lucca i suoi disegni erano sparsi per l’evento. A Foodmetti c’è pure un ritratto di Bruno Barbieri col suo stile. Basterebbe questo per raccontare la dimensione che l’arte di Peach Momoko ha assunto, globalmente, negli ultimi anni. Da cover artist ad autrice completa, l’artista giapponese dal tratto inconfondibile, capace di riscrivere i tratti degli eroi Marvel secondo canoni orientaleggianti, è stata una delle star di Lucca Comics & Games 2024, ospite di Panini Comics che l’ha omaggiata anche con la pubblicazione di uno straordinario art book a tema horror. L’abbiamo incontrata per intervistarla. Hai iniziato a lavorare con cover artist e più di recente sei diventata una fumettista completa. Scrivi le tue storie, disegni le tue storie. Come sono cambiati la tua vita e il tuo lavoro? Beh, quello che faccio non è cambiato. Ora ho la possibilità di raccontare le mie storie, lasciare un maggiore impatto nelle persone. Ma la mia etica del lavoro, il modo in cui mi ci approccio, sono rimasti identici. Il tuo stile è decisamente peculiare. C’è ovviamente tanta influenza dal fumetto e dall’arte giapponese, ma è allo stesso tempo qualcosa di diverso dal classico stile manga. Come hai sviluppato il tuo stile personale? Non lo so. Non so cosa mi renda diversa dagli altri artisti. È qualcosa che la gente che apprezza il mio lavoro sente in modo intuitivo. Ma non penso che ci sia una grande influenza e spero di potermi esprimere a modo mio. Puoi raccontarci come è arrivata l’opportunità di Demon Days? All’epoca stavo facendo qualche cover, ma volevo raccontare una storia. Così, a una Convention negli Stati Uniti, ho fatto un plot di 23 pagine, un pilot su Yashida, il personaggio principale di Demon Days, e l’ho dato a C.B. Cebulski per capire se fossero interessati. È cominciata così. Nel tuo lavoro c’è questa idea di mescolare i personaggi occidentali con la mitologia giapponese. Penso sia una cosa molto ambiziosa. Ti ha spaventato all’inizio o no? No, non ero spaventata per niente. Demon Days e Demon Wars sono storie originali, ma Ultimate X-Men va un passo oltre. All’inizio, che serie era? Non ricordo… Hanno chiesto a me ed altri artisti fare la cover per un progetto immaginando l’apprendista di un supereroe esistente: Tempesta, Doctor Strange, Ghost Rider… E a me hanno dato Tempesta. Così è nata Maystorm, questa ragazza giapponese che ammira Tempesta e in maniera ironica ottiene poteri molto simili a quelli della sua beniamina. Doveva essere solo una cover, ma volevo usarla come personaggio in un mio lavoro e quando C.B. mi ha contattata per Ultimate X-Men, è finalmente diventato possibile. Il grande successo dei manga ha portato gli editori occidentali ad avvicinarsi a quel tipo di stile e narrazione. Cosa ne pensi di questa ibridazione? Non saprei, è una cosa che riguarda gli editori… Dal mio punto di vista di autrice, penso sia importante che ogni artista abbia la possibilità di esprimersi come vuole. Non penso realmente più di tanto alla questione dell’ibridazione culturale… Penso che ogni autore debba sentirsi a suo agio, se si diverte mescolando influenze culturali diverse, penso sia una grande opportunità.

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