Il manoscritto rubato di Madama Butterfly

“Io amo l’arte, amo la musica, amo Puccini, non posso permettere che queste carte vadano distrutte”. E' probabile che pensieri di questo tipo siano passati per la testa del soldato tedesco che durante un'incursione nella villa in cui visse Giacomo Puccini, a Torre del Lago, a due passi da Viareggio, si era portato via i manoscritti autografi del grande compositore. Erano appunti sparsi che il grande compositore aveva scritto sul libretto e sugli spartiti su cui stava iniziando a buttar giù le prime idee, le prime melodie per la sua nuova opera, Madama Butterfly, ovvero la giovane Cio-ciò San della cui storia si era innamorato dopo aver assistito ad uno spettacolo teatrale a Londra. Il soldato tedesco fortunatamente, dopo averli rubati, aveva avuto un ripensamento. E restituito questi preziosi appunti. Durante la ritirata verso la Germania, passando da Bologna, consegnò infatti il manoscritto della Butterfly al segretario dell’Accademia filarmonica di Bologna. Questo è il testo della lettera in cui lo stesso segretario riassumeva quanto accaduto: “Il pomeriggio del 30 aprile 1945, il Sig. Giovanni Nesi mi consegna un plico, avuto da un soldato tedesco in ritiratra, il quale aveva dichiarato di averlo sottratto a Torre del Lago, nella villa di Puccini.. Il plico conteneva un ritratto di Giacomo Puccini in carboncino. Nel retro una poesia e una marcetta stampata “Scossa elettrica” dedicata al centenario dellla pila di Volta. Seguivano pagine manoscritte del libretto dell’opera “Butterfly" e n. 32 pagine di appunti dell’opera medesima. Telefonai a Milano all’avv. Antonio Puccini, il quale ringraziò della notizia e mi disse di tenerli” Il figlio di Puccini avrebbe dunque risposto di non essere interessato agli appunti del padre trafugati durante la guerra. Qualche anno dopo, la nipote del maestro Simonetta Puccini - a cui è stata intitolata la fondazione che oggi finanzia ricerche ed eventi sul grande compositore italiano – avanzò dei dubbi sulla veridicità di quanto scritto nella missiva dal segretario dell’accademia. "E se lo stesso non avesse mai interpellato Antonio Puccini?" A sostegno di tale tesi la nipote di Puccini notava che suo padre nella missiva veniva conferito il titolo di avvocato quando invece era un ingegnere. Semplice errore del segretario e indizio del fatto che in realtà nessuna comunicazione era mai stata fatta al figlio del compositore circa il ritrovamento del prezioso manoscritto? La cartellina nera “Professor Vecchi, professor Vecchi! Si ricorda la cartellina nera, quella in cima allo scaffale?”. Corre trafelato nello stanzone dell'archivio di Bologna il maestro Luigi Verdi, appassionato studioso di Giacomo Puccini. Si è appena ricordato di quella cartellina in cui da sempre si vocifera si nascondano fogli scritti di pugno dal grande compositore. Tra una cosa e l'altra, nessuno in tutti questi anni è andato a controllare. Verdi se ne ricorda e ritrova la cartellina. Grande è la sorpresa quando al suo interno scopre appunti, schizzi e bozze relativi alla stesura della Madama Butterlfly. Una delle cose più interessanti - commenta Verdi ai nostri microfoni - è stata ritrovare una prima stesura musicale di uno dei temi principali dell’opera diversa da quella contenuta nella versione definitiva. E' il tema portante che viene suonato dall'orchesta ogni volta che Ciò-Ciò San entra in scena. Quattro semplici note che si ripetono ma che, nella versione finale,, saranno in parte modificate: una delle note scende infatti di un semitono. Un piccolo cambiamento che però, secondo i musicologi, ha un effetto dirompente sull’intera opera. Con quella modifica, la melodia cambia la sua intima sostanza. Difficile comprendere questa modifica senza ascoltare le due melodie: quella che emerge dagli spartiti rubati dal soldato tedesco e quella finale che Puccini lascerà ai posteri. Nella puntata del podcast di Sky Tg24 “Il furto di Madama Butterlfy”, abbiamo chiesto al maestro Roberto Ardigò di suonare entrambe le partiture. Ardigò spiega suonandole come si passi da una prima melodia simile ad una marcia eroica ad una seconda, quella definitiva, molto più sensuale. Secondo Ardigò, nella prima stesura la giovane fanciulla emerge dalle note di Puccini come un'eroina, in quanto donna ripudiata dal marito. Nella seconda stesura invece, il Maestro avrebbe privilegiato l’aspetto sensuale dell’intenso rapporto amoroso tra Madama Butterfly e il giovane ufficiale della Marina degli Stati Uniti, Benjamin Franklin Pinkerton. Un brutto incidente d’auto Si dice che Puccini amasse quattro cose nella vita: la musica innanzitutto, la caccia alle folaghe , le belle donne e le belle automobili. Quest’ultima passione gli causò non pochi guai quando una sera di primavera, nell’aprile del 1903, la sua auto uscì di strada. Puccini fu uno dei primi ad acquistare un’auto in Italia. Quella sera, di ritorno a Torre del Lago da Lucca, dove era andato a trovare un amico con la famiglia, l'auto uscì fuori strada dopo che l'autista prese una curva ad una velocità troppo elevata. Precipitarono tutti dall’argine ma a farsi male alla fine fu solo il musicista, che rimase schiacciato dal mezzo. L'autista, la moglie di Puccini e un’altra persona ne uscirono incolumi. Puccini invece si ruppe una gamba e fu costretto all'immobilità per cinque mesi nella sua casa di Torre del Lago. In quel periodo, Puccini era alle prese con la stesura della Madama Butterfly. Lo stop causato dall’incidente fu deleterio per una persona che già per sua natura non riusciva a star fermo, tra contrastate storie d’amore, viaggi in Europa e passioni per la caccia alle folaghe o ai cinghiali. Non fu facile per lui fermarsi così, del tutto e l'improvviso. E poi in quei giorni avrebbe dovuto presentare l’opera per la Prima alla Scala. Rischiava di non farcela, tanto che a Milano erano corsi al riparo, prevedendo di sostituire all'attesissimo nuovo lavoro di Puccini quello dell’agguerito rivale Edoardo Giordano, sostenuto dalla Casa editrice Sonzogno. All fine Puccini, spingendo al massimo nella stesura dell’opera, riuscì comunque a presentare una prima versione della Madama Butterfly per la prima Scaligera di quell’anno, il 1903. Fu un fiasco clamoroso. I fischi alla Scala Sono in molti a ritenere che il fiasco alla prima alla Scala della Butterfly fu orchestrato a tavolino. La clac contro Puccini sarebbe stata organizzata dalla concorrenza, ovvero dall'editore Sonzogno che "sponsorizzava" il compositore Giordano. Altri ritengono però che in quella iniziale stesura della Butterfly ci fossero lacune causate dalla fretta con cui il Maestro aveva presentato l'opera, a causa del ritardo causato dall'incidente d'auto di cinque mesi prima. Inoltre, secondo il musicologo Vito Lo Re, Puccini aveva anche un altro difetto: quello di copiare troppo spesso da se stesso, riutilizzando motivi o parti di arie presenti in opere precedenti. Un difetto che, quella volta, il pubblicò non gli avrebbe perdonato. Nei mesi successivi, Puccini riprende la stesura della Madama Butterfly, sottoponendo la partitura ad un’accurata revisione che, con adeguati mutamenti di scene e l’eliminazione di alcuni particolari, la rende più agile ed equilibrata. Appena tre mesi dopo il fiasco a MIlano - esattamente il 28 maggio 1904 - l'opera viene accolta trionfalmente al Teatro Grande di Brescia, iniziando da quel momento la sua irresistibile ascesa. Ancora oggi, la Madama Butterfly è una delle opere liriche più amate e rappresentate al mondo. Trafug’Arte #57 "Il furto della Madama Butterfly" Accedendo a questo link potete ascoltare dalla diretta voce dei protagonisti tutta la storia del furto della manoscritto autografo della Madama Butterfly LINK SPREAKER https://www.spreaker.com/episode/il-furto-di-madama-butterfly--62213774 LINK SPOTIFY https://open.spotify.com/episode/52T5buO1N0SXjBOUnU56NC?si=XMx774wES7quanQqKlpKOw