"Very demure", la disputa legale sul tormentone dell'influencer Jools Lebron

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Un uomo ha inoltrato domanda di registrazione del marchio prima della content creator che ha, di fatto, ideato il tormentone. Se la pratica dovesse andare a buon fine, Lebron non potrebbe più sfruttare lo slogan "Very demure, very mindful". E una terza persona ha chiesto di registrare un'altra versione del claim

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Essere “demure”, ormai si è capito, è il trend di questa fine estate: significa essere una persona riservata e pudica, che guarda al proprio stile di vita in maniera autoironica. Non solo celebrities del calibro di Olivia Rodrigo, ma anche istituzioni come Nasa e presidenza degli Stati Uniti hanno iniziato a usare la definizione nei contenuti di Instagram e Tiktok. Il volto della “demure” mania è la content creator Jools Lebron, una donna trans che con i suoi video prende bonariamente in giro le “brat girls” - ragazzacce, tradotto in modo un po' semplicistico -, l’altra moda dell’estate 2024, ironizzando allo stesso tempo sul suo stile appariscente. Con la fortuna avuta da questi contenuti, la vita di Lebron ha preso una piega molto positiva che però, ora, come riportato dal Guardian, è a rischio: un’altra persona ha registrato il marchio “demure” prima di lei e potrebbe trarne tutti i benefici del caso.

Il successo di “Very demure” e il furto

 

Lebron contava di sfruttare una serie di collaborazioni da influencer con le grandi aziende per promuovere una linea di prodotti di bellezza etichettati con l’ormai noto claim “Very demure, very mindful”. L’attenzione, nell’ultimo periodo, è cresciuta esponenzialmente, tanto da permettere a Lebron di avviare partnership con realtà del calibro Netflix e Verizon, e di partecipare a famosissimi talk show americani come il Jimmy Kimmel Live. A battere la content creator sul tempo, però, ci ha pensato Jefferson Bates, uno sconosciuto che ha già inoltrato nello stato di Washington la domanda di registrazione del marchio “Very demure, very mindful”. 

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Cosa potrebbe succedere?

 

Lebron ha inizialmente reagito pubblicando, e poi cancellando, un video in cui appariva molto dispiaciuta per l’accaduto e diceva di aver l’impressione di aver “sprecato un’opportunità”. Successivamente, in un altro video, ha fatto sapere di aver ingaggiato degli avvocati per cercare di gestire la situazione che si presenta un po’ più complicata di quanto sembri. Anzitutto, qualora la registrazione del marchio da parte di Bates andasse e buon fine, Lebron non potrebbe più utilizzare “Very demure, very mindful” come slogan della sua linea di prodotti. Sul piatto però c’è anche la possibilità di recuperare il marchio in un secondo momento.

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Un altro ‘quasi’ furto a fin di bene

 

A questo punto della vicenda, infatti, entra in gioco un terzo attore. L’imprenditrice Raluca Pop, fondatrice del social Hive Social, avrebbe nel frattempo presentato domanda in California per registrare il marchio di “Very demure, very cutesy”, un’altra versione del tormentone di Lebron. Secondo le dichiarazioni rilasciate, però, la mossa di Pop sarebbe stata fatta per aiutare la content creator a contrastare il tentato furto di copyright. “Quando ho letto che Bates aveva cercato di rubare il marchio – ha spiegato Pop – mi sono accorta che nessuno dei due aveva ancora registrato la parte ‘Very cutesy’, così l’ho fatto io”. L’intenzione, sempre secondo quanto dichiarato da Pop, sarebbe quella di ritrasferire il marchio a Lebron. Secondo alcuni esperti di questioni legate al copyright, a favore dell'influencer ci sono due elementi: le prove inequivocabili che è stata lei la prima a utilizzare il termine, e quindi il marchio, e il fatto che Jefferson Bates ancora non lo abbia effettivamente usato. La storia si infittisce, ma in fondo chi la dura la "demure".

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