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Come scegliere la guida di viaggio più adatta al nostro itinerario con Giulia Ceirano

Lifestyle

Ludovica Passeri

©Getty

Abbiamo chiesto a Giulia Ceirano, autrice e content creator, di accompagnarci nella scelta della guida più adatta alle nostre esigenze di lettori e viaggiatori. Cartacea o digitale? Manuale o guida d'autore?

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Raccolte di informazioni pratiche, a volte dal tono epico, altre più analitico; diari intimi in cui l’autore descrive quelli che non sono solo semplici spostamenti ma moti dell'anima; manuali, nella versione più contemporanea, con elenchi di indirizzi e numeri di telefono. Quello delle guide di viaggio è un mondo complesso, che ha alle spalle una tradizione antica; un genere che nella sua declinazione narrativa è ancora sottovalutato. Per ogni viaggiatore che si prepara a scoprire luoghi inesplorati e per ogni viaggio che si sta per affrontare, c’è una guida perfetta, nascosta tra gli scaffali di una qualche libreria. Per capire come scegliere quella giusta, ci siamo rivolti a Giulia Ceirano, travel blogger e content creator con un background socio-antropologico, ora in libreria con "Palermo", edito da Cirnauti. Su Instagram spopola con i suoi scorci fotografici, le sue dritte per viaggi autentici e sostenibili e con le sue liste tematiche di libri e film must-read e must-see (assolutamente da leggere e da vedere se si visita una determinata città).

Quando “viaggiare” diventa un lavoro

Ceirano ha iniziato a scrivere guide di viaggio per gioco. “Ho studiato a Parigi per un periodo, durante gli anni dell’università, una città a cui sono rimasta sempre legata. Amici e parenti mi chiedevano continuamente consigli, riferimenti di posti da visitare o indicazioni su ristoranti e bar. Ogni volta condividevo le mie note del cellulare con tutte le informazioni utili, ma a un certo punto ho sentito che ci volesse qualcosa di più. Così ho organizzato un “drive” stracolmo di appunti, poi ho impaginato una mini guida di viaggio e ne ho fatto un libretto digitale da regalare agli amici”. E non solo per Parigi. Ceirano ha cominciato a prepararne per tante città diverse, potendo già contare su una piccola community di follower che con gli anni è cresciuta. “La mia idea di guida di viaggio è a metà strada tra i classici manuali che offrono spunti perlopiù turistici e le guide di ultranicchia”.  Nei suoi libri non troverete informazioni che possono essere facilmente ottenute su internet, ma neanche dei consigli da local: “Do degli spunti che permettano ai miei lettori di mettersi in gioco da soli una volta arrivati sul posto”.

 

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Vivere per raccontarla

Il primo passo è partire: Vivere per raccontarla citando il ben noto memoir di Gabriel García Márquez . "Io non programmo mai, giusto il minimo indispensabile. Parto solo da due o tre tappe e per tutto il resto mi lascio stupire dagli incontri e dal caso. Io come viaggiatore funziono così". Come entrare in contatto con il luogo che si visita: questa resta la sfida più grande. Per Giulia questa connessione arriva “ascoltando, non solo le persone, ma il posto, i rumori, cosa succede, è importante guardarsi attorno”. Ceirano è reduce da un lungo viaggio in America, in quelli che potremmo definire Stati Uniti profondi: "Ho seguito la strada, che è un elemento fondante della cultura e della letteratura americana. Ho osservato, ho raccolto impressioni, appunti, frammenti di vita, ma è solo al ritorno che sono riuscita a tirare le somme, a farmi un’idea, certamente integrando le informazioni raccolte con degli approfondimenti su alcuni aspetti particolari. Mi succede sempre così”. Insomma, ci vuole del tempo per metabolizzare e far decantare le migliaia di immagini che il nostro cervello immagazzina durante i viaggi in terre ignote.

 

Dalla parte dell'autore

Per la redazione di una guida non ci sono regole fisse. “Penso, però, che l’identità sia importante. Anche come lettrice, cerco guide che abbiano del carattere, mentre come scrittrice posso dire che per me sia davvero impossibile scrivere di un posto senza mettere dentro un po’ di me. Ho iniziato a scrivere per amici e parenti: volevo accompagnarli, portarli con me e questo ha forgiato il mio stile”. Le case museo, le chicche di arte moderna, i percorsi per belle passeggiate sono la sua firma: “Sono più carente sul fronte attività sportive, perché non amo lo sport e questo si riflette nei miei lavori, in cui c'è tanta Giulia”. 

 

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Guide manualistiche o narrate?

Se ci si avventura in una città nuova e sconosciuta, è bene procurarsi una guida generalista per non perdersi nulla di fondamentale: “Di vedere posti inflazionati e mainstream non si può fare a meno: fa parte del viaggio”. Accanto al testo base, Ceirano consiglia di associare una guida d’autore che sarà il valore aggiunto del nostro soggiorno. “Per sceglierla bisogna partire da chi scrive: ogni guida è un racconto, un punto di vista possibile, quindi prima di acquistarla faccio ricerche sull'autore, sbircio i suoi profili social e i dati biografici. Consiglio di puntare su sguardi affini al proprio, perché quella guida ci seguirà e ci accompagnerà durante tutta la permanenza all’estero. Condizionerà così anche le nostre scelte e i nostri movimenti”. Non sempre le guide scritte da “local” sono le migliori: spesso i più appassionati narratori di un luogo sono nati e cresciuti dall’altra parte del mondo. La definizione di una buona guida? “Un libro in cui si trovano delle risposte che non troveresti attraverso un semplice rapida consultazione online”, risponde.

 

Digitale o cartaceo?

Chi scrive guide di viaggio ai tempi del digitale e dei social network non può non pensare al formato e al supporto. "C'è una differenza logistica: la guida online è facilmente aggiornabile. Ci sono posti in cui questa caratteristica è essenziale. Una delle mie ultime guide è dedicata allo Sri Lanka: un posto meraviglioso che è molto in movimento, è facile trovare oggi dei locali e l’anno prossimo non trovarne più o trovarne di nuovi”. Le sue guide digitali sono corredate da una mappa interattiva online che sta al passo con i cambiamenti e le novità del territorio. Per questi Paesi dinamici, il formato digitale è dunque fondamentale. C’è poi la comodità di non portare pesi aggiuntivi, specie se si parte zaino in spalla. Le guide di carta restano però insostituibili: “Un libro è un vero compagno di viaggio: la guida digitale è sempre nel telefono, ma l’idea di avere con sé qualcosa di tangibile e sfogliabile regala una sensazione diversa”. Nella sua ultima guida su Palermo, la prima di carta, Ceirano propone molti consigli su posti dove andare a mangiare, dove “fare serata”, esperienze da replicare. Seguendo le tappe del Festino di Santa Rosalia, il tradizionale corteo trionfale dedicato alla Patrona, offre un percorso più narrativo che si insinua nelle pieghe della storia della città. Non ci sono capitoli, intese come ripartizioni di contenuto in senso classico, ma "stazioni", perché segue idealmente il corso della processione. “In poche parole, racconto ciò che non cambia, e non necessita di aggiornamenti”. Nelle guide cartacee c'è spesso un margine maggiore di approfondimento, una scrittura con respiro meno affannato. "Una delle prime cose che ho pensato sulla guida su Palermo è stata la sezione dedicata ai consigli di ascolto e visione. Ritenevo fosse fondamentale per arrivare all’anima di Palermo, città complessa, che, come direbbe Roberto Alajmo,  «è una cipolla», per via dei suoi tanti strati", continua. 

 

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“Lo Sri Lanka è sicuramente il the place to be del 2024. Non avevo grandi aspettative quando ci sono stata la prima volta l’anno scorso. Una mia amica si era trasferita lì. Mi sono trovata davanti a un posto ricco di sorprese e in gran fermento.  Raccomando solo di fare attenzione al meteo e di prediligere la bassa stagione, anche per non sovraccaricare il posto. Il costo della vita è basso: preoccupatevi solo di biglietto aereo e assicurazione”. Per Parigi sarà invece un ottimo periodo in autunno dopo le Olimpiadi: "Ora sconsiglio di visitarla per via dei rincari e dell’assalto dei turisti da tutto il mondo”. Tra i suoi progetti futuri, c’è quello di scrivere una guida su Torino: “Ho un rapporto complicato di amore e odio con la mia città. Scrivere dei posti a cui siamo più legati, nel bene e nel male, è l’impresa più difficile”, sorride.

 

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