La scrittrice Isabella Santacroce: "Sono cannibale e ne sono fiera". Cosa significa

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Dopo alcuni anni di silenzio, l''autrice torna con un libro intitolato "Magnificat Amour", uscito il 5 aprile e pubblicato da Il Saggiatore. In un'intervista al quotidiano "La Repubblica", Santacroce dichiara il proprio amore per quel movimento letterario denominato "Cannibali", sviluppatosi in Italia verso la metà degli anni Novanta, alla quale venne accostata, grazie ai suoi primi romanzi

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Dopo La divina, pubblicato in edizione limitata e numerata nel 2019 da "Undicesima Edizioni”, Isabella Santacroce torna in libreria con una nuova opera letteraria, dal titolo Magnifica Amour. Disponibile nelle librerie a partire dal 5 aprile ed edito da "Il Saggiatore”, il romanzo per usare le parole dell'autrice “è stato  scritto “con  accanto una candela accesa”, perché la scrittrice ci  si sente “un tramite” tra il mondo visibile e quello invisibile. Per l'occasione, Santacroce ha concesso un'intervista al quotidiano "La Repubblica. Nata a Riccione il 30 aprile del 1970, Isabella esordisce nel 1995 con Fluo (editato da Feltrinelli)  primo capitolo della cosiddetta "trilogia dello spavento", proseguita con Destroy (1996e conclusa con Luminal (1998).

Santacroce: "Orgogliosa di essere Cannibale"

In virtù dello stile e degli argomenti affrontati nei suoi primi tre romanzi, Santacroce è stata accostata al movimento letterario dei Cannibali, pur non essendo antologizzata nella celebre raccolta di racconti uscita nel novembre del 1998. Gli scrittori presenti nell'antologia Gioventù Cannibale, edita da Einaudi erano Niccolò Ammaniti, Luisa Brancaccio, Alda Teodorani, Aldo Nove. Daniele Luttazzi, Andrea G. Pinketts. Massimiliano Governi, Matteo Curtoni, Matteo Galiazzo, Stefano Massaron, Paolo Caredda. Nel corso dell'intervista, l'autrice ha definito "I Cannibali,  “l’ultimo movimento letterario italiano”, e affermato di essere  “orgogliosa di averlo condiviso con grandi autori”.

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Magnificat Amour, la trama del romanzo di Isabella Santacroce

"Iniziavo il lavoro“nel pomeriggio, arrivando spesso all’alba. Trascorrevo con lui anche tredici ore. A volte andavo a dormire e poi ritornavo quasi lo sentissi chiamarmi”. Con queste parole Santacroce racconta la genesi del suo ultimo romanzo. Questa è invece la trama ufficiale di Magnificat Amour

Lucrezia e Antonia sono cugine, ma non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra. La prima è bellissima, dedita a una cura morbosa del corpo e «maestra dell’immondo, eroina di una vita di scempiaggini». La seconda è bruttina, trascurata da tutti, «uno scarabocchio con l’incarnato olivigno» che a ventisette anni non ha ancora baciato nessuno. A irrompere nelle loro esistenze contrapposte, anche se legate dalla stessa necessità di riscatto, sarà Manfredi, un pianista di trentadue anni che si muove nella realtà come un fantasma, forse perché da bambino è stato un prodigio, ma oggi «nel suo sguardo ci sono secoli di luce su strapiombi di desideri mai avverati». Poi c’è suor Annetta, che Lucrezia conosce in una chiesa al termine di una notte di eccessi, una donna dalla purezza travagliata che sta scrivendo un libro intitolato “Verso Dio” e sembra aver capito che la più grande richiesta d’amore coincide con il peccato. Tra zie ex miss Cinema, parenti metafonisti, poeti alcolizzati e untuosi milionari, tutti in bilico tra autoesaltazione e martirio, i protagonisti di questa storia sembrano incarnazioni di voci paranormali che si manifestano in tempi e in luoghi diversi, ma prodotte dallo stesso misterioso ventriloquo. Dopo anni di silenzio, Isabella Santacroce torna con un romanzo-monstrum di grande esoterismo, una moderna commedia umana che procede intrecciandosi con molte vicende autobiografiche dell’autrice. Una partitura polifonica scritta con un linguaggio inimitabile, all’apice della sua maturazione artistica.

 

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