Naoise Dolan: "Basta con gli stereotipi sui millennial"

Lifestyle
Ludovica Passeri

Ludovica Passeri

Abbiamo parlato del suo ultimo romanzo "La coppia felice" e del momento d’oro degli scrittori irlandesi che scalano le classifiche e sbaragliano la concorrenza in premi come il Booker Prize. Il perché di questo successo? "Tutti gli irlandesi che conosco sono bravissimi a raccontare storie", spiega Dolan

ascolta articolo

Cosa fareste se il vostro partner invitasse alla festa di fidanzamento l'ex? E se si presentassero anche i vostri di ex? Naoise Dolan, scrittrice irlandese classe '92, ha immaginato alle prese con questo e altri grattacapi Celine e Luke, una giovane coppia che decide con una buona dose di coraggio e un po' di incoscienza di sposarsi. Le 265 pagine de “La coppia felice”, edito da Atlantide Edizioni, sono un susseguirsi di alti e bassi tra i due protagonisti, di scelte da fare e di delusioni da smaltire con un sottofondo di Taylor Swift o Kate Bush. Citazioni pop a parte, è il trionfo delle relazioni fluide, in cui conta più la persona che il genere. Dolan fa quello che le riesce meglio: parlare delle cose che conosce, i suoi coetanei. Eppure l'etichetta di scrittrice di "Millennials novels", che i critici attribuiscono anche ad altre illustri colleghe come Sally Rooney e Megan Nolan, le sta stretta. Sente che la sua identità artistica sia più condizionata dal luogo in cui è cresciuta, la piovosa Dublino, che da un fantomatico e astratto fattore generazionale. L'abbiamo incontrata a Milano, dove era una delle ospiti più attese del Book Pride, e abbiamo conversato con lei in italiano. Come mai ha iniziato a studiarlo? “Why not?”, risponde.

Lei è una “cantrice dei millennial”. Cosa ha capito di questa generazione?

Io non mi sento tale. Come scrittrice relativamente giovane, parlo dei millennial perché racconto il presente e quello che conosco meglio: i miei coetanei. Su di loro non mi sono fatta un’idea generale, penso che ci siano molti stereotipi. Io mi concentro sui personaggi, ognuno con il suo universo

 

E il sesso?

Nei miei romanzi c’è l’ombra del sesso, non mi interessa molto dipingere direttamente il sesso e per questo non ci sono molte scene hard perché il lato fisico non è una cosa facile da raccontare e perché ognuno ha i suoi gusti, trovo più stimolante accennare che esplicitare. Penso inoltre che nel mondo in cui viviamo anche quando sembriamo liberi non lo siamo. La verità è che, anche quando gli altri non ci giudicano, noi giudichiamo noi stessi e questo è un freno. Io sono controcorrente rispetto ad alcune correnti di pensiero che oggi spopolano, a proposito di sessualità

 

Ci spieghi meglio

Sono insofferente alla retorica del “sex positive feminism” che stabilisce che una donna debba fare più sesso possibile, che non debba indugiare e che debba rifiutare quello che i giovani chiamano “vanilla sex”, il sesso standard contrapposto a quello trasgressivo.. il "vero sesso". Questo dovrebbe fare di me una donna moderna? Per me è molto noioso tutto questo, una perdita di tempo

 

approfondimento

Cristina Rivera Garza: "Ho scritto un libro su mia sorella, vittima di

Si sente parte di una generazione?

Non in senso internazionale, per me conta più essere irlandese. Adesso va molto di moda parlare di "boomer", ma per noi questa etichetta non ha alcun significato. I miei genitori non sono mai stati "boomer" perché non c'è mai stato “baby boom” in Irlanda. Anche questa è globalizzazione: pensare di poter ridurre esperienze diverse alle stesse categorie

 

Si parla molto del "momento d'oro" degli scrittori irlandesi. Come spiega questo successo, di cui anche lei è una rappresentante?

L’Irlanda è stato sempre un Paese povero, quindi c'è una cultura letteraria soprattutto parlata. Tutti gli irlandesi che conosco sono bravissimi a raccontare storie. Essere scrittore è diverso, ma non più di tanto. Perché l'unica differenza tra uno scrittore e una persona che sa raccontare storie è che lo scrittore sa tradurle su una pagina bianca. Anche Joyce è cresciuto in questa cultura letteraria orale, in cui raccontare storie era una prerogativa. Sull'attenzione internazionale che c'è sul “momento d'oro degli scrittori irlandesi’ ho sentimenti contrastanti. Se vogliamo essere onesti, per gli irlandesi non c'è stata epoca in cui la letteratura nazionale non sia stata in buona salute. C'è un po’ di memoria corta

 

I suoi connazionali hanno dominato il Booker Prize del 2023 e poi non si può negare che ci siano tantissimi giovani scrittori

Per questa congiuntura positiva  c'è una spiegazione economica: la Repubblica d'Irlanda è molto più generosa del governo inglese, quindi ci sono più soldi e per questo la cultura letteraria è in buona salute

 

Anche lei riceve fondi dall'Arts Council?

Ho ricevuto uno stipendio per scrivere il mio terzo romanzo. Fare domanda è stato molto semplice, nonostante io non viva più in Irlanda ma in Germania, a Berlino. Questi soldi hanno reso molto più semplice scrivere e concentrarsi su questo lavoro. Altrimenti sarebbe un passatempo, un hobby, e dovrei trovarmi un'altra fonte di reddito. In Irlanda l'arte è presa sul serio e questo deve essere un motivo di orgoglio

 

Cosa significa essere irlandese?

Innanzitutto, la pioggia. E non lo dico per scherzare. Il meteo è un fattore importante nel successo letterario perché quando non possiamo uscire, molto spesso, ci mettiamo a scrivere. E poi il “black humour”. Paragonati agli italiani, gli irlandesi non sono così diretti e non sono bravi a affrontare le difficoltà della vita in modo esplicito, quindi scherziamo su ogni cosa. È una tendenza nazionale diffusa quella di fare sempre battute invece di parlare seriamente

 

Nei suoi romanzi si ritrova questa ironia

Ce n’è molta. Non è superficialità ma è l'unico modo che conosco e che mi hanno insegnato per affrontare il caos della vita

 

Perché ha scritto “La coppia felice”?

Sarò sincera. C'era un'esigenza economica. Avevo un contratto per due libri. Il primo, “Tempi eccitanti” (Atlantide Edizioni 2020), lo avevo già scritto quando ho firmato, ma l'accordo era di scriverne un secondo. Poi ovvio, ci sono delle ragioni filosofiche e letterarie. Volevo esaminare gli stessi eventi attraverso gli occhi di cinque persone, ma non bisogna dimenticare che quello dello scrittore è pur sempre un lavoro

 

Perché il matrimonio?

Il libro è nato ai tempi del Covid, volevo evadere dalla realtà immediata. In quel momento di emergenza sanitaria e confinamento volevo viaggiare con la fantasia e il matrimonio mi è sembrato perfetto perché decidere di sposarsi è una cosa un po’ strana per i nostri coetanei

 

Praticamente è un fantasy?

Più o meno (n.d.r. ride). Volevo scendere qualcosa di molto diverso dal primo romanzo dove non c'è neanche l’ombra della stabilità. Ho scelto un tema serioso, il matrimonio, per trattarlo nel modo più divertente possibile e qui torniamo alla mia identità irlandese

 

In “Tempi eccitanti” il teatro degli eventi è Hong Kong, qui c'è molta Irlanda. Aveva voglia di tornare a casa?

Ho deciso di ambientare il libro tra Londra e Dublino perché volevo raccontare anche linguisticamente le differenze e le dinamiche in un mondo più vicino al mio

 

Come vedono il Regno Unito gli irlandesi della sua età?

Quando ero bambina il rapporto con il Regno Unito non era importante, ma oggi è diventato un tema a causa di Brexit, o meglio il confine lo è diventato per la vita politica e per la quotidianità. Io non ho vissuto i Troubles ma al massimo il conflitto letterario che c'è da sempre. Mi sono formata leggendo soprattutto libri inglesi, scritti in una forma di inglese diversa da quella che parlo. Il conflitto si è trasferito dentro di me ed è esploso quando ho cominciato a fare la scrittrice

 

Prossimo romanzo?

Lo sto scrivendo. Al centro della storia questa volta ci sarà una famiglia, una famiglia irlandese, una famiglia irlandese in crisi

approfondimento

Il Pulitzer Greer: "Le storie d'amore tra uomini, romantiche come quel

Lifestyle: I più letti