Sciacca, inseguendo l’onda in una giornata di tempesta
LifestyleDecine di surfisti da ogni parte della Sicilia occidentale sulla spiaggia di Capo San Marco in una domenica di raffiche di vento fino a 60km orari e onde di 2 metri
Il meteo fa paura in questa domenica, con lo scirocco a soffiare forte e incessante, da un lato alimentando gli incendi come a Castellammare del Golfo dall’altro creando disagi sulle coste con mareggiate e interruzioni dei collegamenti con le isole minori.
Il mare, un rombo continuo, il fragore delle onde come il rumore dei tuoni durante un temporale. Mentre la gente resta a casa, il popolo dei surfisti si organizza per uscire.
Il passaparola corre sul filo dei social e delle chat e già al mattino a decine raggiungono Sciacca che in inverno è una delle zone più ventose dell’isola. Sulla punta più estrema della costa sud occidentale della Sicilia, tra le correnti impetuose del Canale di Sicilia, i surfisti arrivano numerosi, per tutta la giornata in una carovana di auto e furgoni carichi di mute e tavole, da surf e da bodyboarding, la disciplina che si pratica affrontando le onde distesi sulla tavola, senza mettersi in piedi come nel surf.
La spiaggia è lunga un paio di km, il luogo è selvaggio e in una giornata così ventosa quasi deserto. Ci sono al lavoro i gestori dei piccoli stabilimenti in legno, come Snello beach, che preparano la riapertura per l’estate, e quelli dell’Aloha che hanno invece deciso di restare sempre aperti. Lo spettacolo che offre la natura e’ mozzafiato, anche quando il mare non è calmo e azzurro ma agitato e color argento; il richiamo è irresistibile, ma pochi sanno che questo è un luogo ideale per surfare. Fino al tramonto il mare è puntellato da ragazzi e ragazze in attesa dell’onda giusta. Viste da lontano queste figure a pelo d’acqua si confondono con i cormorani in cerca di pesce nel mare in tempesta.
Arrivano dall'altra sponda della Sicilia occidentale, quella a nord, da Palermo, per surfare qui. Alcuni sono semplici appassionati, altri appartenengono a piccoli club come “Isola surf” di Isola delle femmine. Ci sono anche molte ragazze. "Ma ancora non siamo abbastanza numerose" mi dice Giorgia Campisi, 29enne palermitana, una habituée di questa spiaggia. “Veniamo sempre qui, ogni volta che c’è vento di scirocco, da almeno 5 anni, è un posto perfetto perché è uno dei pochi punti riparati dal vento di sud-est in cui è possibile surfare con onde più lunghe, quelle che noi chiamiamo “pulite”. Le onde si distanziano e sono perfette. Capo San Marco è una di quelle spiagge meno note che noi scopriamo seguendo le mappe, spostandoci in base al meteo, alla ricerca dei punti più riparati dal vento. Il rammarico è che posti come questo potrebbero essere meta di un numero molto più alto di surfisti, anche stranieri, se solo ci fosse una scuola di surf”.
I punti di riferimento, per chi viene a surfare qui, i pionieri del surf a Sciacca, appassionati intorno a cui si è formata una comunità, o meglio una crew di surfisti, sono Gaspare Maniscalco, Paride Misuraca e Mirko Cicio. Da anni si danno un gran da fare. Hanno provato a metter su una associazione, a chiedere la concessione per aprire una scuola di surf e per convertire una pista di pattinaggio in uno skate park. Ma la mancanza di collaborazione da parte delle istituzioni e una serie di difficoltà legate alla burocrazia li hanno scoraggiati e spinti a proseguire sulla strada del fai-da-te.
Gaspare Maniscalco ha 38 anni e ha viaggiato il mondo come fotografo prima di tornare nella sua Sciacca. "Il surf in Sicilia?? Perché, si può fare? Quante volte lo sentiamo dire. Eppure è possibile fare tantissime attività nel nostro territorio. Lo sappiamo bene noi che facciamo surf così come chi va in giro in bici o fa trekking, e significa vivere la natura con se stessi, e in connessione. Il surf è vivere il mare dopo il 15 agosto, a 360° e se possibile per 360 giorni; siamo una comunità che vede una bella giornata mentre magari c'è vento ed é pure nuvoloso, come in questa domenica e ci si ritrova con tanti altri surfisti a condividere la stessa passione, che poi è uno stile di vita".
Se qui non ci sono circoli o club per surfisti, in tutta la provincia non c’è un negozio di tavole da surf . Perciò da qualche mese Paride Misuraca, 27 anni ha cominciato a costruirle per sé e per gli amici. Realizzate a mano, dipinte e decorate con passione, ognuna è una piccola opera d'arte. “Il surf ce l’ho sempre avuto dentro. Già a sei anni chiedevo ai miei la tavola per surfare e intanto facevo skate perché era un po’ come surfare ma sulla terra. È un modo primordiale per riconciliarsi con la natura e azzerare i pensieri. Costruisco le tavole in un garage trasformato in un laboratorio ma mi piacerebbe avere uno spazio adeguato così come sarebbe bello se ci fossero club o circoli per surfisti. A Sciacca noi surfisti “local” nei mesi invernali siamo solo sei, ma con questo mare e queste onde potremmo essere molti di più. Il mare dovrebbe essere una risorsa meglio sfruttata, per dare occasione ai tanti ragazzi che non sanno come occupare il tempo libero e stanno per strada o attaccati ai cellulari, e anche per creare opportunità di lavoro “.
Mentre chiacchiero con i surfisti "local", sul litorale di Capo San marco continuano ad arrivare appassionati, anche stranieri come Tico Rodriguez che è del Salvador, piccolo Paese dell’America Centrale famoso per le spiagge sull’Oceano Pacifico e le zone adatte al surf. Vive in Italia, a Palermo da un po’ ed è venuto qui a fare bodyboarding. "Surfare sull’oceano è ben diverso", mi dice. "Lí le spiagge sono attrezzate e sono sempre piene di appassionati e professionisti. Con questo mare e queste onde qui dovrebbero esserci molto più surfisti e questa potrebbe essere una attrattiva. La cultura del surf si dovrebbe sviluppare di più e potrebbe offrire opportunità per il territorio, anche economiche e di lavoro, ad esempio da noi in Salvador ci sono tanti fotografi e istruttori che svolgono questa professione legata al mondo del surf".
L’ennesimo messaggio da raccogliere, in un luogo in cui la natura è stata estremamente generosa nel donare risorse che l’uomo non riesce a valorizzare nè a trasformare in opportunità.