L'effetto He-Man, così ci vendono la nostra nostalgia
LifestyleIn un brillante e illuminante saggio a fumetti, Brian "Box" Brown racconta i meccanismi attraverso i quali pubblicità e mass media hanno fato da sponda alle grandi multinazionali dei giocattoli, creando bisogni e desideri destinati a sopravvivere all'avanzare dell'età
La nostalgia è un sentimento potentissimo, quella naturale pulsione a tornare con la mente nei luoghi e nei momenti in cui siamo stati felici, di rifugiarci nei ricordi piuttosto che affrontare la realtà. Ma la nostalgia, la nostra nostalgia, è anche una potente arma in mano a chi ci vuole manipolare. Brian “Box” Brown, apprezzatissimo autore di saggi a fumetti, si è avvicinato allo studio dell’argomento partendo dal suo amore per i giocattoli della sua infanzia per pubblicare L’effetto He-Man, volume portato in Italia da BAO Publishing (brossurato, bianco e nero, 272 pagine, 22 euro) che offre uno spaccato illuminante sul business della nostalgia.
Dalla politica ai giocattoli
L’excursus di Brian “Box” Brown comincia dagli inizi del XX secolo e dal contesto politico e militare, per poi raccontare come le tecniche di manipolazione del bisogno e della volontà individuale siano state utilizzate dalle grandi aziende capitalistiche con il boom della pubblicità. Una rivoluzione che ha avuto un effetto esplosivo sulle abitudini di consumo degli adulti e soprattutto dei bambini, suscitando un aspro dibattito politico e una legislazione volta a proteggere i minori da un impatto potenzialmente devastante sulla loro creatività. Limitazioni cadute con la deregulation voluta da Reagan e sfociata nell’era dei fumetti e dei cartoni animati a scopo commerciale.
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La grande trappola della nostalgia
He-Man, i Transformers, G.I. Joe, sono personaggi le cui avventure sono state concepite allo scopo principale di vendere giocattoli. Star Wars una saga fantastica concepita con intenti commerciali non molto dissimili. E queste storie, nel loro complesso, si sono sedimentate nella nostra memoria andando a costruire delle comfort zone in cui rifugiarci all’occorrenza. Per questo rifiutiamo qualsiasi forma di revisionismo o innovazione al loro interno, per questo siamo disposti comunque a spendere i nostri soldi, da adulti, per recuperare giocattoli e fumetti o andare al cinema a vedere film che poi, quasi sempre, finiscono per deluderci.
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Una gabbia dorata
Brown mette in fila questi esempi, li analizza e traccia un sentiero comune. Lo fa in modo quanto più possibile neutrale, cercando di non dare giudizi moralisti, ma il quadro che ne emerge è a tratti inquietante. Eppure, anche con questa nuova consapevolezza, sarà impossibile e impensabile rinunciare ai beniamini della nostra infanzia e spezzare un circolo che in qualche modo ci imprigiona e coccola al tempo stesso.