Un anno in bici per l’Europa, l’avventura di una famiglia francese

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Raffaella Daino

Raffaella Daino

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Sono partiti dalla Loira, hanno pedalato lungo la costa di Spagna e Portogallo, hanno raggiunto in nave prima la Sardegna e poi la Sicilia e stanno esplorando l’isola, prima di proseguire per la Grecia. Dormono in tenda e hanno già percorso quasi seimila km. Loro sono Antoine e Lucie,  in viaggio con i figli che al momento della partenza avevano appena 6 e 9 anni.

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Quando li incontro sul litorale tra Porto Palo di Menfi e Lido Fiori, tra le distese sterminate di vigneti e uliveti che caratterizzano il paesaggio litoraneo della Sicilia sudoccidentale, erano arrivati a metà di un viaggio della durata di un anno e lungo circa 10mila km.  Erano fermi davanti al cancello di una villetta, con estrema gentilezza stavano chiedendo ad un residente di riempire loro la tanica d’acqua che sarebbe servita per il campo che avrebbero allestito per la notte di lì a poco.

 

Le giornate a febbraio sono ancora corte, il sole sarebbe tramontato a breve, lasciando il posto al freddo umido delle notti invernali sul mare siciliano e avevano fretta di trovare un luogo adatto per montare la tenda e trascorrere la notte. La solidarietà della gente è un elemento fondamentale a cui fare affidamento quando si intraprende un’avventura piena di incognite come questa.  

 

 

Antoine e Lucie tra Sciacca e Menfi, con il biker e kayater Salvatore Bartoli

Antoine e Lucie, francesi di Rezé, stanno viaggiando per l’Europa in bicicletta con i due figli che alla partenza, lo scorso 2 settembre, avevano 6 e 9 anni.  Sono partiti da questa cittadina della Loira vicino a Nantes e pedalando verso sud hanno viaggiato lungo le zone costiere di Spagna e Portogallo, raggiunto poi in nave Porto Torres da Barcellona e attraversato la Sardegna fino a Cagliari dove si sono imbarcati per Palermo e trascorreranno le prossime settimane ad esplorare la Sicilia. Annotano le tappe con tanto di foto e riflessioni su un diario di bordo online che amici e familiari possono seguire in tempo reale sul blog  https://www.polarsteps.com/AntoineDubranna/8715226-pause-velo?s=f0f2c91d-e991-4e14-b3fa-5c99c50fb975

 

Antoine e Lucie Dubranna con i figli alla partenza da Rezè nella Loira

Stavo pedalando anche io, sui sentieri a strapiombo sul mare meraviglioso della costa agrigentina. Affascinata da questa famiglia così coraggiosa percorro con loro in bici un tratto fino a Sciacca mostrando loro la pista ciclabile che corre lungo la spiaggia di Bertolino e sembra tuffarsi nel mare profondo del canale di Sicilia, salvo poi interrompersi alla fine del territorio di Menfi e all’inizio del territorio di Sciacca perché il progetto di riconvertire la vecchia linea ferrata in pista ciclabile da qui in poi non è mai andato in porto. Ma questa è un’altra storia.

 

La pista ciclabile tra l’altro versa in pessimo stato ma lo scenario tra mare e campi coltivati è incredibilmente affascinante e loro ne sono ammaliati. Il sole sta calando velocemente, offro loro ospitalità nella mia casa di campagna, che però dista qualche km, ma è tardi e non arriverebbero prima del buio, con i bambini è sempre la prudenza a prevalere e così scelgono di accamparsi sulla spiaggia.  Quando li chiamo, alcuni giorni dopo, per approfondire il racconto, mi risponde Lucie durante una sosta tra la Scala dei Turchi e la città dei Templi.

 

La pista ciclabile sul mare tra Menfi e Sciacca nell'agrigentino

La genesi del viaggio

 

"Avevamo già viaggiato entrambi, io e Antoine, prima di conoscerci" dice Lucie. "Eravamo stati in America nel sud e nell’Est Europa, veniamo da famiglie che hanno sempre amato girare il mondo e sapevamo che avremmo continuato a farlo insieme, anche dopo aver avuto dei figli e così è stato. Volevamo insegnare loro a prendersi cura di loro stessi, a vivere con poco, a capire che viaggiare significa imparare dagli altri, scoprire se stessi e aprirsi e confrontarsi anche con chi non parla la nostra stessa lingua e che questo dà vita a incontri che si rivelano magici. Abbiamo aspettato che avessero un’età che permettesse loro di affrontare il viaggio e ricordarsi di questa avventura.

 

La decisione di partire in bici

 

"Non sapevamo dove saremmo andati e con quale mezzo ma eravamo certi di avevare una gran voglia di viaggiare. Avevamo pensato ad un camper ma per una scelta ecologista, per rispettare l’ambiente, abbiamo optato per la bici che è il nostro mezzo di trasporto quotidiano, noi lo usiamo per andare in ufficio e i bambini per andare a scuola. Hanno imparato a pedalare all’età di 3 anni. Quando siamo partiti a settembre 2023 Nino aveva 6 anni e Paco 9".

In viaggio in bici per un anno

Una sfida, per due bambini così piccoli

 

"Sapevamo che li avremmo messi davanti ad una sfida, consapevoli che il mondo che loro avrebbero conosciuto è più duro di quello in cui noi siamo cresciuti. Abbiamo scelto di viaggiare verso sud e siamo partiti senza avere un itinerario fisso. Un’occasione di uscire dal quotidiano e di prendere del tempo per vivere con i bambini, per passare un anno con loro, seguire l’andamento della luce solare, assecondare i ritmi scanditi dal sole e del meteo, vivere secondo la natura, senza sapere al risveglio dove avremmo dormito la sera, con una sorpresa costante. Una scelta di libertà, il regalo più bello".

 

"La maggior parte delle volte dormiamo in spazi liberi, in mezzo alla natura, montiamo la tenda su una spiaggia o in un bosco e raramente scegliamo il campeggio e solo se strettamente necessario,  optiamo per un B&B. Ogni sera quando ci accampiamo montiamo la tenda, gonfiamo i materassi, prepariamo i fornelli da campo e la mattina smontiamo il campo e carichiamo tutto sulla bici e sul carrello che Antoine traina con la sua bici e ripartiamo alla volta di una nuova meta. All’inizio era faticoso e poi è diventato automatico".

 

Antoine e Lucie in tenda con i figli

Un viaggio lungo un anno, tra il bello e il brutto del mondo

 

"All’inizio avevamo paura che  i bambini si annoiassero, lontano dalla loro casa, dalla scuola, dagli amici. Poi hanno imparato a giocare con niente. Abbiamo portato con noi le carte da gioco e quaderni per disegnare. Ora fanno collezione di tappi, fiori e sassolini, giocano con quello che trovano ed è magnifico vederli felici e svegliarci con loro ogni mattina sapendo che passeremo un’altra giornata insieme esplorando mondi nuovi".

 

"Abbiamo a volte momenti difficili" - ammette Lucie -"sentiamo la mancanza della famiglia, a Natale ad esempio,  abbiamo sofferto la lontananza dai nostri cari, e abbiamo spesso avuto dei dubbi, ma poi ci basta riposare qualche ora, guardare i nostri figli accanto a noi e mentre vediamo il sole che tramonta o che sorge all’alba ritroviamo la carica, l’energia e le risposte alle nostre domande".

 

"Il bello è intorno a noi, sulle montagne, sul mare, è come risorgere. Abbiamo ricevuto reazioni calorose da tutti, abbiamo imparato che qui tutti suonano il clacson per salutarci, mentre in Francia lo fanno solo se esasperati o arrabbiati. Abbiamo incontrato in Sicilia finora solo persone splendide che ci hanno incoraggiato a continuare. E anche tu- mi dice - senza conoscerci ci hai offerto di venire a casa tua. Piccoli gesti che significano tanto e ci riempiono il cuore".

 

"In Spagna abbiamo attraversati alcuni villaggi molto poveri e i bambini ne sono rimasti colpiti. Ma hanno capito che è importante che vedano tutto, il bene e il male, il bello e il brutto del mondo".

 

Un’avventura, una lezione di vita, on the road, indimenticabile.

 

 

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