Epifania, tra i doni portati dai Re Magi cos'è la mirra

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Conosciuta principalmente per essere uno dei tre regali che i Magi portano al bambino Gesù in occasione della sua nascita, a differenza dei più famosi oro e incenso non tutti sanno di cosa si tratta

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Insieme a oro e incenso, viene citata sempre come uno dei doni che i Re Magi portano a Betlemme in occasione della nascità di Gesù, nel giorno che attualmente viene celebrato come Epifania, ma non tutti sanno cosa è la mirra. Usata oggi come componente di prodotti farmaceutici e profumi, in ealtà è conosciuta e utilizzata fin dall'antichità.

Cos'è la mirra

La mirra è una gommaresina aromatica, di sapore amaro e colore variabile dal giallognolo al bruno-rossastro, secreta da alcune piante del genere Commiphora e, in particolare, da due specie: Commiphora myrrha e Commiphora erythraea. Si tratta di piante diffuse soprattutto in Africa Orientale e nel Medio Oriente. La raccolta della mirra avviene a fine estate, quando la pianta fiorisce e sul tronco compaiono dei noduli dai quali fuoriesce la gommoresina. Le gocce gialle vengono raccolte a una a una e poi fatte seccare. Oggi viene utilizzata per la realizzazione di collutori per lenire il cavo orale o in creme astringenti, lenitive e cicatrizzanti. Viene anche usata come componente dei profumi. Era già conosciuta nell'antico Egitto, dove era utilizzata nell'imbalsamazione.

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Cosa rappresenta

La mirra è conosciuta principalmente per essere uno dei tre doni che i Re Magi portano al bambino Gesù in occasione della sua nascita, ma che significato hanno i tre doni? Cosa simboleggiano? Nel corso dei secoli sono state date diverse interpretazioni. Nel II secolo Sant'Ireneo ha spiegato il significato dei tre doni: la mirra è l'olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura e allude alla Passione di Cristo, l'oro è simbolo di regalità, l'incenso è riservato a Dio. Nel XII secolo, invece, Bernardo di Chiaravalle spiegherà che l'oro era per alleviare la povertà della Vergine, l'incenso per disinfettare la stalla di Betlemme e la mirra come un vermifugo. Lutero, quattro secoli dopo, li associa invece a fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.

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