Lucca Comics & Games, Frank Miller: "Gli eroi non devono sopravvivere per forza". VIDEO
LifestyleIl grande autore americano torna in Italia per l'edizione celebrativa dei 25 anni di 300 realizzata da Star Comics. E viene premiato con lo Yellow Kid: Maestro del fumetto, che gli darà l'onore di esporre un suo autoritratto agli Uffizi. "Quando inizi un nuovo lavoro programmi sempre un capolavoro, lo desideri, ci metti tutto te stesso, ma non cominci mai realizzando che stai creando un capolavoro"
La statura di un autore e di un’opera si misura negli anni. Frank Miller ne conta 45 di una carriera incredibile, piena zeppa di pietre miliari. 300, uno dei suoi fumetti da iscrivere necessariamente in questa categoria, 25. E proprio in occasione di questo anniversario e della nuova edizione italiana dell’opera curata da Star Comics con quattro versioni diverse (la regular, la variant, la limited da 1000 copie e la ultra limited da 100 copie), Miller è tornato in Italia, ospite a Lucca Comics and Games – dove ha ricevuto il premio Yellow Kid: Maestro del fumetto, che gli permetterà di esporre un suo autoritratto agli Uffizi – e poi alla Mondadori di Piazza del Duomo a Milano. Lo abbiamo incontrato a Lucca per parlare di Leonida, spartani ed eroi.
Sono passati 25 anni dalla prima pubblicazione di 300 e siamo ancora qui a parlarne. Mentre lo realizzava si rendeva conto di dar vita a un capolavoro?
Cominci sempre un’opera pianificandola come un capolavoro, desiderando un capolavoro e dando il meglio di te, ma non inizi realizzando che stai facendo un capolavoro. Ed è una parola che preferisco evitare, sta ad altri pronunciarla. Io so che ero ambizioso, sapevo quanto fosse importante la vicenda dal punto di vista storico e che lo era anche per la fiction, dal momento che ne ero innamorato fin da bambino.
Ecco. Quando e come è nata l’ispirazione per 300?
Ho un ricordo molto chiaro e vivido nella mia testa. Ricordo dov’ero, con chi ero, cosa abbiamo detto. Eravamo al cinema a Montpelier, in Vermont, la città accanto alla cittadina in cui sono cresciuto. Eravamo al cinema Capitol, ero seduto accanto a mio fratello e dietro mio padre, per l’uscita del film L’eroe di Sparta, nel 1964. Avevo 7 anni, se la matematica non mi inganna, e mentre guardavo questo vecchio film sgangherato mostrare la storia dei 300 spartani e della loro eroica battaglia, sono stato ispirato da questo incredibile coraggio che va oltre le parole. Alla fine del film, dopo che gli spartani erano stati massacrati dai persiani, mi sono girato verso mio fratello e ne abbiamo parlato per essere sicuri di ciò che credevamo fosse successo. Poi mio fratello ha chiesto a mio padre: “Papà, sono morti tutti?”; e mio padre ha semplicemente risposto: “Temo di sì, figliolo”. Così, seduto in quel cinema, vedendo tutti i buoni che morivano, il mio mondo è cambiato. Sapevo che volevo fare fumetti, che volevo scrivere di eroi, ma tutto d’un tratto ho realizzato che gli eroi non hanno bisogno di sopravvivere per ottenere una vittoria morale e per vincere in un senso profondo. È stata una storia profondamente commovente e mi sono ripromesso che quando sarei stato abbastanza bravo, mi sarei seduto e l’avrei disegnata con le mie mani.
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Leggendo 300 è chiaro che lei sta dalla parte degli spartani e di Leonida. Ma c’è qualche personaggio insospettabile a cui si sente particolarmente legato?
Assolutamente, ce ne sono diversi in realtà. Uno di questi è Delios, un personaggio che ho completamente inventato. Nei tempi antichi c’era una tradizione orale, ed è questa tradizione orale che ha portato fino a noi la storia dei 300, così ho pensato che avere un narratore fosse un bel modo di raccontarla ma mi ha anche permesso di costruire un bel personaggio. E devo dire che con un altro personaggio mi sono preso molta libertà, Efialte, il greco che tradisce gli spartani. Non c’è nessuna evidenza storica che ci dica che fosse uno spartano né che fosse deforme in alcun modo o fosse mai stato respinto e rifiutato dagli spartani, è semplicemente descritto come un traditore. Ma per me il fatto che lui abbia questa enorme gobba e che gli spartani siano stati così crudeli con lui lo rende un personaggio di grande pathos.
Che significato ha la violenza nelle sue opere?
Questa è una domanda complessa, perché dipende dall’opera e dipende dalla scena, può significare tante cose. Ma il mio lavoro è molto visuale ed enfatizza l’orrore, e usa questi feroci combattimenti fisici per rappresentare contesti emotivi e morali. Esattamente come nei fumetti di supereroi, che non litigano così spesso a meno che non si stiano prendendo a pugni a vicenda. Nel caso di 300, beh, quella fu una battaglia realmente cruenta, mentre normalmente c’erano più morti per le infezioni che per le ferite riportate in battaglia.
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Col suo lavoro lei ha profondamente cambiato la storia editoriale di due personaggi iconici come Daredevil e Batman. Come stanno ora i supereroi secondo lei? Hanno bisogno di una nuova rivoluzione?
No, non vedo l’esigenza di una rivoluzione, penso che i supereroi ora siano qualcosa che possa essere fatta per persone di ogni età, sono stati plasmati in forme diverse sia da Hollywood che dagli editori di fumetti, e penso solo che, come in ogni campo, ci sia semplicemente bisogno del maggior numero di nuovi lavori ben fatti, del maggior numero di idee fresche che riusciamo ad avere.