Plastic Man di Kyle Baker, una folle serie supereroistica

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Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

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Recentemente ripubblicata in italiano da Panini con un volume cartonato di quasi 500 pagine, la serie in 20 uscite fu premiata con cinque Eisner e tre Harvey. E ancora oggi è considerata un gioiello della Nona arte

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Il rilancio di personaggi storici da tempo abbandonati e dimenticati è una prassi piuttosto ricorrente in DC Comics a partire dagli anni ’80. L’idea di riprendere e sviluppare il potenziale di franchise meno esplorati e quindi più liberi da vincoli di continuity è stata spesso sfruttata con buoni risultati, generando esperimenti audaci e coraggiosi. Il Plastic Man di Kyle Baker rientra perfettamente nella categoria.

Una tavola di Plastic Man di Kyle Baker

Le origini

Plastic Man, al secolo Patrick O’Brien, ha una lunga storia editoriale cominciata nel 1941 sotto Quality Comics e proseguita con l’acquisizione dei diritti da parte di DC Comics 15 anni più tardi. Ex criminale incallito con la capacità sorvraumana di plasmare il suo corpo in qualsiasi cosa o persona voglia, Plastic Man è stato uno dei personaggi più amati da autori quali Grant Morrison, Alex Ross e Frank Miller, facendo a lungo parte della Justice League.

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Una tavola di Plastic Man di Kyle Baker

Il rilancio del personaggio

Nel 2004 è toccato a Kyle Baker prendere in mano il personaggio per costruirgli attorno una serie tutta sua, tirandolo fuori dal ruolo di comprimario nelle storie collettive. Baker sceglie di puntare fortissimo sugli aspetti comici e grotteschi che hanno caratterizzato Plastic Man sin dalla sua nascita, potenziandoli ulteriormente. Accompagnato da Woozy Winks, l’aiutante più buffo e inetto nella storia dei side-kick, Plastic Man è costretto a indagare su una serie di crimini, trovandosi anche a indagare su se stesso, il suo passato, le sue origini. Non mancano gli incroci con i colleghi della Justice League.

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Una tavola di Plastic Man di Kyle Baker

Lo stile di Baker

Il tutto con uno stile irriverente che rimanda alla comicità istintiva del cinema muto anni 20 e 30, a Buster Keaton e Charlie Chaplin, tra equivoci, improbabili acrobazie, gag spontanee e immediate. Graficamente, Baker (e con lui Scott Morse, che firma due interludi affidatigli nel timore che Baker non riuscisse a rispettare tutte le consegne) opta per uno stile molto vicino a quello delle produzioni contemporanee di Cartoon Network, centrando perfettamente l’obiettivo di fornire al lettore un’esperienza esilarante e sopra le righe. Particolarmente notevoli sono alcune tavole che ritraggono i big della Justice League in un ibrido tra lo stile cartoonesco della serie e quello pittorico di maestri come Alex Ross, con un effetto parodistico decisamente riuscito.

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Una tavola di Plastic Man di Kyle Baker

La nuova edizione Panini

Plastic Man di Kyle Baker è una serie di 20 numeri vincitrice di ben 5 Eisner Awards (tre consecutivi a Baker come migliore autore tra il 2004 e il 2006, quello per la miglior nuova serie nel 2004 e quella del miglior titolo per giovani lettori nel 2005) e tre Harvey, apprezzatissima da pubblico e critica e diventata cult. Panini Comics l’ha ripubblicata in Italia a giugno in un volume unico cartonato (480 pagine a colori, 45 euro) che presenta una interessante e divertente introduzione firmata dallo stesso Baker.

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