La 18esima edizione della Mostra Internazionale pone al centro della sua ricerca problemi come la decarbonizzazione, la sostenibilità ambientale, la decolonizzazione
Porte aperte da domani alla 18esima Mostra internazionale di Architettura di venezia, firmata da Lesley Lokko che per questa edizione ha immaginato il titolo "Laboratorio del futuro". Attraverso una sguardo privilegiato sull'Africa e sulla sua diaspora, la 18esima edizione pone al centro della sua ricerca problemi come la decarbonizzazione, la sostenibilità ambientale, la decolonizzazione. La maggior parte dei 64 padiglioni nazionali - presente anche l'Ucraina e la Santa Sede - ha dato seguito alle istanze della curatrice affrontando temi come l'impatto sull'ambiente e sull'umanità derivante dall'enormità di rifiuti plastici (Stati Uniti), il concetto di riparare l'esistente (Germania) o il risveglio del desiderio di utopie (Francia). "Spaziale: Ognuno appartiene a tutti gli altri" è invece il titolo della mostra al Padiglione Italia, curato dal collettivo Fosbury Architecture e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del ministero della Cultura.
I temi
La Biennale di Lokko, architetta e scrittrice anglo-ghanese, offre prospettive altre. "Nell'architettura, in particolare, la voce dominante è stata storicamente una voce singolare ed esclusiva, la cui portata e il cui potere - ricorda la curatrice - hanno ignorato vaste fasce di umanità, dal punto di vista finanziario, creativo e concettuale". Nel processo di riscrittura della "storia" dell'architettura - "non sbagliata, ma incompleta" sottolinea Lokko - la curatrice presenta una mostra suddivisa in sei parti, articolata tra i Giardini, Arsenale e Forte Marghera, dove oltre la metà degli 89 partecipanti proviene dall'Africa o dalla diaspora africana, con un equilibrio di genere e un'età media di 43 anni, che cala a 37 nella sezione Progetti speciali della Curatrice, in cui il più giovane ha 24 anni. Oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da una persona o da un gruppo di lavoro molto ristretto. La varietà delle proposte, delle ipotesi di lavoro, di interventi lungo il percorso della sei parti a firma Lokko è quantomai ampia, dando vita a una mostra magmatica dove si incontrano video, modellini, tessuti, mappe, musiche, installazioni, che danno chiaro segno della caduta dei confini tra le arti.
Le parole della curatrice
La 18/A Biennale di Architettura di Venezia cambia direzione e lo fa con due importanti novità rispetto alle precedenti edizioni. "Non ricostruiamo una nuova mostra - ha sottolineato Lokko in conferenza stampa -, ma adattiamo quello che abbiamo ereditato da Cecilia Alemani, perché la cornice che ci ha lasciato è eccellente. Allo stesso tempo abbiamo chiesto ai partecipanti di toccare il meno possibile le Corderie e il Padiglione Centrale: sebbene non sia privo di carbonio, l'uso di schermi, film, proiezioni e disegni dà un tono diverso". Lokko ha quindi posto l'accento sull'importanza della forza dinamica della cultura e dell'architettura: "È quello che emerge dal lavoro di molti dei partecipanti di quest'anno: loro tornano indietro nella storia, per trovare nuovi modi diversi di vedere e costruire, nuovi atteggiamenti contro lo spreco e a favore del riutilizzo".
Sul fronte della partecipazione di architetti e dei loro team alla Biennale, molti provenienti dall'Africa, la curatrice ha sottolineato come sia stato difficile scegliere decidere chi invitare, e per questo "ho ritenuto fondamentale che ci fossero anche artisti dei quali conoscessi personalmente il lavoro". Al netto di una decisione "necessaria", il fatto che "ci sia stata una scelta, ci fa capire quanto siamo avanti rispetto a diversi anni fa, quando la lista dei partecipanti sarebbe stata molto più corta".
Il presidente Cicutto: "La Biennale non dà ricette, è un laboratorio"
"La Biennale di Venezia non deve dare delle ricette. E' un laboratorio e questo serve alla sperimentazione". Così il presidente della Biennale Roberto Cicutto esprimendo soddisfazione soddisfazione nel giorno di pre-vernice. "La mostra - dice Cicutto - parte da una fatalità molto forte: prende in esame un continente che anagraficamente è il più giovane della terra, dove sono presenti le crisi che il resto del mondo sta sperimentando, a partire da quelle climatiche, e dice 'noi le abbiamo affrontate, risolte, ci hanno impedito di affrontarle in un certo modo, cosa succede con voi?' Credo che la cosa più importante di questa Biennale è ascoltare un voce che viene da un luogo che conosciamo molto superficialmente e che questa voce dice ' confrontiamoci'. E' il senso vero della parola laboratorio che unita a futuro è un bell'impegno".