Giornata mondiale della voce, perché ascoltare la nostra non ci piace?

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Si celebra oggi la Giornata mondiale della voce, nata in Brasile nel 1999 con l'obiettivo di incoraggiare le persone a prendersi cura del più importante strumento di comunicazione umana

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Si celebra oggi la Giornata mondiale della voce, nata in Brasile nel 1999 con l'obiettivo di incoraggiare le persone a prendersi cura del più importante strumento di comunicazione umana. Una ricchezza che ci rende unici al mondo, che per alcuni è uno strumento indispensabile di lavoro (dai cantanti agli attori e doppiatori, dagli insegnanti agli speaker radiofonici) e che troppo spesso diamo per scontata.

Perché ci dà fastidio la nostra voce?

C'è oggi un rinnovato interesse verso questo importante strumento, che ci arriva sia in forme più tradizionali, per esempio attraverso la radio o le canzoni dei nostri artisti preferiti, sia in forme sorprendentemente moderne, come podcast e intelligenza artificiale. La fortuna dei podcast, in cui la voce umana è protagonista, continua a crescere e, rispetto a un anno fa, sono proprio gli ascoltabili a puntate i prodotti editoriali che crescono di più. 

Allo stesso tempo però ascoltare la nostra voce può dare fastidio. Una spiegazione comune si basa sul fatto che quando parliamo sentiamo il suono della nostra voce anche attraverso la struttura ossea, con frequenze molto basse. La nostra voce registrata, a confronto con il suono a cui siamo abituati, ci appare così più alta e stridula. Secondo alcuni studi esiste poi un fattore psicologico: quando sappiamo che la voce registrata è la nostra, siamo più severi nel giudicarla.

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