Il disegnatore americano è stato ospite del grande evento dedicato alla cultura pop, per presentare la nuova edizione in bianco e nero del suo "Batman: Dannato". Tra passato e futuro immediato, ecco cosa ci ha raccontato
Lee Bermejo ha il sorriso gentile e un tono di voce pacato e cordiale che ti mette subito a tuo agio. A guardarlo e sentirlo parlare il suo italiano perfetto solo leggermente venato dall’accento americano, si rischia di dimenticare che si tratta di una star del fumetto supereroistico. A Lucca Comics & Games è impegnato a sketchare e autografare le copie dell’ultima splendida edizione in bianco e nero di Batman: Dannato, uno dei suoi lavori più importanti. La nostra chiacchierata con lui parte da qui, per poi scavare nella sua carriera, nel suo passato, nel suo futuro immediato.
Partiamo da questa edizione in bianco e nero di Batman: Dannato. Di solito queste edizioni si fanno quando i colori della prima edizione non sono del disegnatore. Qui invece è diverso, lo avevi colorato tu. Perché una versione in bianco e nero?
Intanto perché adoro il bianco e nero, credo che sia sempre bello, mostra un lato diverso del progetto. Quando lavoro, questo è il primo passo. Queste non sono pagine colorate e poi trasformate in bianco e nero. Io lavoro così, un po’ come Grisel e altri grandi maestri della pittura, che facevano un primo disegno in monocromo e poi ci passavano sopra coi colori a olio. Poi questo fumetto è un noir, quindi ha un suo perché in bianco e nero, e fin dall’inizio ho sperato di poter avere questa edizione.
Una storia particolare, un azzardo. È stato facile realizzarla?
No, è stato un progetto molto problematico per vari motivi, ma è esattamente la storia che volevamo fare fin dall’inizio. Volevamo un incubo, un po’ lynchiano, non lineare, che fosse diverso dalla tradizione di 80 anni di Batman. Volevamo far fare al lettore un’esperienza col personaggio, farlo trovare un po’ spaesato e costringerlo a pensare di più. Non volevamo condurlo per mano verso la fine della storia. Poi Batman è un detective, e di solito le sue storie sono sviluppate perché lui sia sempre in controllo e un passo avanti. Noi invece volevamo fare l’opposto, volevamo che fosse un passo indietro perché non capisce questo mondo, che magari non è nemmeno quello vero. Era un po’ il nostro Inferno di Dante ma con Batman.
Questo è uno dei tanti lavori che hai realizzato con Brian Azzarello. Il vostro è ormai uno dei binomi più celebri nel mondo del fumetto. Immagino che ci sia un’intesa personale oltre che professionale.
Sì, ormai è da 20 anni che lavoriamo insieme e questo progetto in particolare è stato una nuova evoluzione del nostro rapporto artistico. Brian ha scritto un plot, io ho disegnato e lui ha scritto i dialoghi solo dopo. Abbiamo cambiato il modo di collaborare proprio perché la storia era diversa, volevamo fare le cose in modo un po’ più libero, e si può fare solo quando hai una collaborazione già molto solida. Sicuramente faremo altre cose insieme.
Proprio Azzarello ha raccontato di aver ritoccato la sceneggiatura di Batman: Dannato per venire incontro al tuo desiderio di disegnare i personaggi dell’universo dark e magico DC.
Sì, ma non ha mai cambiato la storia. Eravamo partiti dall’idea della morte di Joker, per collegarlo al nostro Joker, poi abbiamo parlato di personaggi che adoriamo tipo Deadman, Constantine, Swamp Thing, e visto che era il nostro Inferno di Dante avevamo bisogno del nostro Virgilio e di altri personaggi che non fossero necessariamente principali ma che potessero sposarsi bene con quel mondo horror.
Tolto Azzarello, qual è lo sceneggiatore con cui hai lavorato meglio?
Mi sto trovando molto bene con Mattson Tomlin, non ha fatto molti fumetti, ora sta lavorando alla sceneggiatura del film sequel di The Batman.
Hai avuto anche delle esperienze da autore unico. Come ti sei trovato nei panni dello sceneggiatore?
Io non sono uno scrittore classico. Un editor non può venire da me e chiedermi una storia, per esempio, di Hulk. L’idea deve venire da me ed è un processo molto lungo, scrivo, riscrivo, è molto più doloroso di quando collaboro con qualcun altro. Per Suiciders ci ho messo 10 anni, ne ho fatte varie versioni. Mi piace molto scrivere ma non posso fare sempre l’autore completo perché non pubblicherei mai nulla.
Quali sono i disegnatori e gli artisti che ti hanno ispirato?
Vari artisti di fumetti ma ultimamente, negli ultimi 10 anni, guardo più ad altro. Mi piacciono molto pittori come Phil Hale e Justin Mortimer, o fotografi come Daidō Moriyama. Prendo spunto da tanti direttori della fotografia come Roger Dickens e Darius Khondji. Voglio cercare di aggiungere qualcosa di diverso ai fumetti che faccio.
Parlando di direttori della fotografia e cinema, in Batman: Dannato fai un uso della luce molto particolare.
Facendo i colori, avendo finalmente il controllo completo, potevo fare cose che volevo da anni. Quando collabori con altri coloristi, alla fine, devi accettare anche le scelte artistiche loro. Stavolta ho potuto giocare con toni più sfuocati.
Più Batman o Joker?
Joker. Senz’altro il mio personaggio preferito, offre sempre qualcosa. Penso sia molto legato alla mia esperienza nel fare Joker. Per la prima volta nella mia carriera sapevo benissimo cosa volevo fare ed ero abbastanza esperto e sicuro per poterlo fare. Il personaggio era nella mia testa e sapevo come volevo interpretarlo.
Il tuo Joker è del 2008, contemporaneo al film di Nolan. E somiglia tanto a quello di Heath Ledger.
Ho cominciato il progetto a fine 2005. Dicono che ci assomiglia e capisco perché: lui ha le cicatrici, quelle del mio non sono nemmeno delle vere cicatrici. Il mio è più horror, cupo, selvaggio. Quello di Ledger è più cartone, più colorato, con questo trucco che cola un po’ alla Francis Bacon. Per anni mi hanno chiesto se ero stato ispirato io dal Joker di Ledger o viceversa. Io ho finito il lavoro a febbraio, il film è uscito a luglio, il graphic novel a ottobre e mi rode… Avrebbero potuto farlo uscire prima ma la gente avrebbe detto lo stesso.
Ma magari è Nolan che si è ispirato alla vostra versione del personaggio.
Non credo, non c’era comunicazione tra DC Comics e gli Studios. Noi non sapevamo nulla del film, facevamo le nostre cose, e quando è uscita la prima foto di Ledger io e Brian ci siamo chiamati subito e ci siamo detti: ‘Ehi, ma cosa sta succedendo?’. Poi però il prodotto finale era però molto diverso, il nostro era più Blue Velvet, più Dennis Hopper, il loro giustamente meno duro. Io ero ispirato da La Dalia Nera, nel libro di Ellroy c’erano le foto della scena del crimine, la vittima con la bocca tagliata, ho pensato fosse perfetta per il Joker.
C’è un personaggio che non hai ancora disegnato e sogni di disegnare?
Bizzarro. Non adesso, ma penso che più avanti potrei fare una cosa tipo il film di Joker però con Bizzarro. Prendere il personaggio e trasformarlo per una storia a fumetti sua.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Boom Studios ha annunciato il progetto con Tomlin, si chiama A Vicious Circle, saranno tre numeri in 48 pagine che usciranno ogni sei o sette mesi e sarà una storia di due assassini che viaggiano nel tempo. E ogni volta che cambia l’ambientazione temporale cambio stile. Sarà un esperimento artistico.