Gufi, bachi e molti altri animali: se la "Recherche" di Proust è anche un bestiario

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A cento anni dalla morte del grande scrittore francese, Daria Galateria ne racconta il genio narrativo passando in rassegna il suo rapporto con gli animali. L'intervista durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24

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“La Recherche è un’Arca di Noè, in cui Proust ha messo in salvo, a centinaia, i suoi animali perduti”. Così scrive nella prima riga del suo ultimo libro l’ospite della nuova puntata di "Incipit", Daria Galateria, che allo scrittore francese ha deciso di dedicare un bestiario pubblicato da Sellerio a cento anni esatti dalla sua morte ("Il bestiario di Proust", 336 pp. ,15 euro).

 

Come un baco da seta

"Il rapporto di Proust con gli animali è stato spesso misconosciuto nonostante sia in realtà centrale", racconta in questa intervista Galateria, che ha tra l'altro curato la prima edizione commentata della Recherche.  "Quando Proust parla sia dei suoi temi sia di se stesso, infatti, usa spesso il rapporto - tenero e spietato - con gli animali. Accade, ad esempio, quando dice di essere come un gufo, che vive con le finestre chiuse e vede un po' più chiaro solo nelle tenebre. Oppure quando, pur dicendosi consapevole del fatto che i romanzi moderni dovrebbero essere brevi e con pochi personaggi, si affretta a precisare di sentirsi obbligato a tessere lunghi fili di seta come un baco per restituire una psicologia che non può essere mai una geometria piana".

Rileggere Proust in questa chiave significa quindi passare in rassegna l'intera architrave della Recherche, a cominciare dal rapporto con il tempo e con la memoria. E questa dimensione solo apparentemente secondaria offre al lettore un punto di osservazione che valorizza la chiave aneddotica senza pregiudicarne la profondità di analisi.

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