Lo scrittore torna in libreria con un nuovo romanzo edito da Mondadori. "Un libro in cui si parla di due grandi movimenti - dice durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24 - quello dalla periferia al centro e quello, parallelo, dell'amore: prima atteso e immaginato, poi concreto e quotidiano"
Dopo "Febbre", il suo esordio che due anni fa lo ha portato tra i finalisti del premio Strega, Jonathan Bazzi è tornato da qualche settimana in libreria con un nuovo romanzo. Si intitola "Corpi minori", è pubblicato da Mondadori, è ambientato tra Rozzano, il "villaggio iroso e sciancato" dove Bazzi è cresciuto e che è stato già al centro del suo debutto, e Milano, "la speranza, il magnete, una decina di chilometri da colmare il più spesso possibile". Ed è su quella distanza e su quel confine che si misura questo nuovo romanzo, nel quale - come racconta lo stesso Bazzi durante "Incipit" - "in realtà si parla di due grandi movimenti: quello dalla periferia al centro e quello, parallelo, dell'amore: prima atteso e immaginato, poi concreto e quotidiano nella sua durata".
Se gli si chiede se "Corpi minori" si può definire un memoir, Bazzi risponde che "queste definizioni sono sopravvalutate: molti di quelli che vengono presentati come romanzi sono di fatto il racconto di esperienze autobiografiche, solo con nomi cambiati". Per questo, spiega, "preferisco sempre di più parlare di temi e di stile piuttosto che concentrarmi su una distinzione che credo sia più sottile di quel che poi passa nella comunicazione". Prima di aggiungere: "Per come sono fatto riesco ad appropriarmi delle esperienze solo attraverso il territorio della scrittura, e quindi il significato e il peso di esistenza delle esperienze è assolutamente aleatorio prima di quell'attività".