È il personaggio chiave che ci traghetta dal vecchio al nuovo anno. Non a caso in alcuni riti di iniziazione il suo personaggio veniva bruciato
"La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte". E non arriva in una notte qualsiasi ma nella dodicesima dopo il Natale ovvero al termine del periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo anno. Vola a cavallo di una scopa, che inforca al contrario per evidenziare che non è una strega. Poi, si infila nella cappa del camino per portare i doni ai bambini buoni. A quelli cattivi o capricciosi infila invece del carbone nella sua calza. Un personaggio dalla doppia valenza che può far paura con i suoi occhi di brace, i denti felini, affilati, la lingua tagliente e aguzza. Eppure la Befana fa tenerezza perchè a dispetto del suo aspetto è buona e fragile.
L'origine e l'identità della Befana
Il suo nome deriva dal latino Epiphania ed è un tentativo di cristianizzare un inquietante personaggio trasformandolo nella personificazione femminile della festa. La Befana sarebbe Madre Natura che arriva alla fine dell'anno invecchiata e rinsecchita per poi rinascere. Per questo la Befana fa parte di un rito di iniziazione apotropaico legato alla fine dell'anno vecchio che rinasce nel nuovo anno. Per questo nelle campagne ma anche nelle città, il fantoccio della Vecia veniva cacciato o più spesso bruciato col fuoco rigenerante. Da questa usanza è nato il detto: copar la vecia cioè liberarsi da ogni male.