Prosegue il nostro viaggio legato alle tradizioni delle Festività con un episodio simbolico, accaduto in Francia nel 1951. Un gruppo di religiosi di Digione alla vigilia di Natale decide simbolicamente di impiccare e dar fuoco ad un grande pupazzo di Babbo Natale
Vigilia di Natale del 1951. Tutto scorre tranquillo a Digione dove il clero locale ha deciso di convocare 250 ragazzi dei patronati. L’appuntamento è davanti alla cattedrale cittadina. Grande è la sorpesa dei bambini quando si trovano davanti ad un enorme pupazzo di Babbo Natale. Poco dopo i prelati, tra loro stupore dei giovanetti, appendono il fantoccio di Santa Claus alla cancellata. Di lì a poco, al povero Babbo Natale viene dato fuoco. Qualche brivido di freddo e di paura lungo la schiena avrà attraversato sicuramente quei giovani. L’episodio venne ripreso dalla stampa nazionale francese, sollevando un grande scandalo e clamore. Per i sacerdoti, il loro era un gesto legittimo. Necessario, per dire no ad un Natale che si stava paganizzando e consumizzando. Quello che i religiosi digionesi non tolleravano, era un fatto ormai evidente. Babbo Natale stava diventando più popolare del Salvatore e di Gesù bambino. Il presepe invece in quegli anni in Francia, non si poteva neppure prepararlo nelle scuole. Una parte del clero transalpino si schierò con Babbo Natale. Che male può fare quel pacioso Santa Claus che porta gioia, regali e delicati ricordi all’età adulta ai più piccoli? Anche il Comune della città francese cercò di limitare l’indignazione provocata da quel gesto dei sacerdoti considerati oltranzisti. Il giorno dopo invitò i bambini ad una cerimonia con un tradizionale Babbo Natale. L’ eco provocata da questo fatto non si spense per anni, anzi suscitò la curiosità degli studiosi.
Babbo Natale giustiziato
Il filosofo Claude Lévi-Strauss scrisse un saggio intitolato: "Babbo Natale giustiziato", in cui mise subito in chiaro che: “Non si tratta di giustificare le ragioni per le quali Babbo Natale piace ai bambini, ma piuttosto quelle che hanno spinto gli adulti a inventarlo”. Per il celebre antropologo Babbo Natale non sarebbe altro che la riviviscenza e l’adattamento di riti antichissimi attraverso i quali la società degli adulti si rivolge ai bambini con la preghiera di aiutarli, semplicemente per credere ancora e con ingenuità nella vita. Per lo studioso, gli adulti sono gli iniziati e i più giovani i non iniziati. Per Lévi-Strauss in sintesi: “Nella edulcorata innocenza di un simbolico scambio di preghiere, letterine e giocattoli ciò che distingue e unisce adulti e rampolli attraverso la figura mitica di Babbo Natale è il rapporto tra la vita e la morte che caratterizza la nostra società”.