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Love - I Dinosauri, la natura vista dal duo Brrémaud-Bertolucci

Lifestyle

Gabriele Lippi

Saldapress

La saga naturalistica del duo franco-italiano si arricchisce di un nuovo capitolo ambientato in un'era lontana. "Faccio fumetti muti sugli animali perché quando guardo i documentari tolgo l'audio", racconta Brrémaud. E per Bertolucci, i dinosauri, sono stati una sfida, "ma è anche più facile perché nessuno può dirti che non era così"

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Raccontare il mondo animale così come è, senza parole, silenzioso, cercando di stare lontani dalla tentazione di umanizzare i suoi protagonisti. È lo spirito di Love, interessantissima serie a fumetti realizzata da Frédéreic Brrémaud (ai testi) e Federico Bertolucci (ai disegni), pubblicata in Italia da Saldapress e da poco arricchitasi di un nuovo affascinante capitolo, I Dinosauri (Saldapress, 96 pagine, 19,90 euro), che segue La Tigre, Il Cane, Il Leone e anticipa l'arrivo in Italia di La Volpe (previsto per febbraio 2022). Fumetti muti e realistici che hanno avuto una gestazione tanto naturale quanto complessa, come raccontano i due autori.

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Perché una serie come Love?
Frédéric Brrémaud:
Con Federico spesso lavoriamo come fossimo in un laboratorio, sperimentiamo ogni volta un nuovo metodo di narrazione. L’idea era di raccontare una storia con un mezzo che potesse raggiungere la gente provando a essere un po’ originale. Il fumetto muto esiste da sempre, i disegni sulle pareti delle caverne erano fumetti muti, non inventiamo niente. L'idea viene anche dal fatto che quando guardo i documentari tolgo quasi sempre l'audio perché le voci umane personificano gli animali e questa cosa mi dà un po’ fastidio. Quando abbiamo presentato il progetto, gli editori erano quasi tutti interessati, ma molti volevano la stessa cosa coi balloon o le onomatopee. Noi però lo volevamo così.
Federico Bertolucci: Fare i fumetti muti per me è stato naturale, mi fa ripensare a quando ero piccolo e leggevo i primi fumetti senza conoscere l'alfabeto, guardando le figure. Era già una narrazione fatta di pura regia, capivo la storia semplicemente guardando i disegni, grazie a una punteggiatura fatta da una scelta di inquadrature e da un ritmo precisi. Così lo abbiamo riproposto. Ed è una cultura visiva antica che si trova nelle grotte preistoriche ma anche nelle chiese del Medioevo. Con l’esperienza abbiamo visto che raccontare per immagini consente al lettore di soffermarsi più a lungo, di essere attivo e non passivo, noi non indichiamo a lui una via da seguire con un testo, non diamo un giudizio, gli mostriamo cosa succede.

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Quali sono le difficoltà di scrivere e disegnare fumetti naturalistici?
Brrémaud: All’inizio pensavo che sarebbe stato molto più veloce come lavoro, invece è stato il contrario. Parlando poi con chi fa i documentari ho trovato un sacco di cose in comune. Noi scriviamo, tagliamo, rilavoriamo, accorciamo. Un lavoro che in un fumetto normale non facciamo, perché c’è la rete di sicurezza del dialogo. Questa è stata la differenza, sul resto non cambiava nulla, volevamo lavorare molto sul ritmo, non volevamo che il lettore lo leggesse troppo velocemente, per questo mi sono appoggiato a un grande disegnatore che sapeva lavorare al ritmo con me.
Bertolucci: La chiave è proprio il ritmo. Ci sono scene in cui si corre, dove c’è azione, che anche tecnicamente devono essere un po’ meno dettagliate perché l’accento deve essere sul movimento e sulla sequenza. Altre sono di contemplazione, dove succede meno, lo sguardo si allontana, ci sono grandi pagine e grandi vignette. È regia pura, come si fanno anche i film.

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Forse l'operazione è stata ancora più complessa per I Dinosauri. Perché se non è poi così complicato osservare il comportamento di un leone o un cane, quando si tratta di un tirannosauro le cose sono un po’ diverse.
Bertolucci:
Però c’è anche un vantaggio, nessuno ha mai visto un tirannosauro all’opera, nessuno può dirti non è così, forse solo Spielberg ma sta in America.
Brrémaud: In ogni albo di Love scegliamo delle tematiche che poi approfondiamo. E qui, su I Dinosauri, abbiamo scritto una storia che ci desse la possibilità di raccontare qualcosa di diverso. Non potevamo portare la storia del cane nel mondo dei dinosauri, doveva essere un mondo più violento, più pulp. E poi ogni sei mesi cambiano le teorie sui dinosauri, ci allontaniamo dalla realtà, soprattutto dalla nostra. È stato l'albo più apprezzato negli Usa.
Bertolucci: I dinosauri hanno sempre generato un grande fascino nei bambini, già prima di Spielberg, basti pensare a Calvin e Hobbes, con Calvin che è un grande fan dei dinosauri. Parte del nostro immaginario che andava trattata, non potevamo farne a meno.
Brrémaud: Gli altri albi sono amati da chi ama la natura, per i dinosauri è un po’ diverso. Sono grandi appassionati. E finora nessuno aveva parlato del finale dei nostri libri, per i Dinosauri accade. È indicativo del momento che stiamo vivendo.

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In quest’ultimo albo, il protagonista non è il T-Rex, non è il Triceratopo, non è nemmeno un grosso sauropode, ma un dinosauro di piccolissime dimensioni.
Bertolucci: È un Bambiraptor, nome che fa sorridere. Ti aiuta a entrarci dentro a essere preso dalla storia. È l’uomo comune che si identifica e cerca di sopravvivere in una giungla che in questo caso è vera ma per noi è la giungla della società. Abbiamo questo piccoletto che cerca di sfruttare la potenza del più forte per sopravvivere e poi sopraffare lui stesso gli animali più piccoli e deboli di lui.
Brrémaud: Si piega ai grandi, opprime i piccoli. È un uomo medio.

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I vostri libri raccontano storie diverse, spesso con finali crudi.
Brrémaud: La tigre e La volpe finiscono bene. Il Leone no. Volevamo dire che la vita non ha sempre un lieto fine.
Bertolucci: Cerchiamo di toccare corde che sono quelle dei sentimenti universali. Che non appartengono agli uomini, ma al mondo animale. In Il Leone abbiamo messo come citazione un testo tratto da Citizen Kane di Orson Welles: La felicità di un uomo a volte dura solo un momento, ma quel momento lì vale la pena di essere vissuto.

E il finale di I Dinosauri è il più catastrofico possibile.
Brrémaud: Anche questo dipende dai punti di vista, perché dopo l’incidente i piccoli mammiferi ce l’hanno fatta. Probabilmente il Bambiraptor sopravvive e diventa una gallina o qualcosa del genere.
Bertolucci: È un disastro naturale che qui viene utilizzato solo per segnare un finale di storia. In La Volpe, invece, sarà il motore della storia. È bello giocare coi personaggi e con gli ambienti e raccontare cosa viene fuori. Si può raccontare una storia con tutto, anche con un uomo che si fa il caffè.  

Love - I Dinosauri, Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci, Saldapress, 96 pagine, 19,90 euro