25 anni senza Federico Fellini: i suoi 10 film più famosi

Spettacolo

Gianluca Maggiacomo

Federico Fellini dietro alla macchina da presa sul set (Fotogramma)

Il regista di Rimini è morto il 31 ottobre 1993 a Roma. Con le sue pellicole ha cambiato il cinema italiano, imponendo a livello internazionale uno stile unico. Da “La dolce vita” ad “Amarcord”, ecco i suoi capolavori

Il 31 ottobre del 1993 moriva Federico Fellini, uno dei registi più importanti e influenti nella storia del cinema italiano, e non solo. Film come “Amarcord”, “I vitelloni”, “La strada” e “La dolce vita”, solo per citare qualche titolo, ancora oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa, sono considerati punti di riferimento per tanti registi contemporanei. Fellini, con le sue opere, ha attraversato e raccontato il Novecento e lo ha fatto sempre dando molta importanza e spazio all’immaginazione e alla fantasia. Il regista, nato a Rimini il 20 gennaio del 1920, ha saputo abbinare la satira e la malinconia, con uno stile estroso, onirico e visionario. Motivi, questi, per cui è stato spesso considerato un rivoluzionario. Ecco un percorso, negli oltre 40 anni di carriera di Fellini, attraverso i suoi dieci film più importanti.

"Lo sceicco bianco" 

Il film è uscito nelle sale nel 1952. È la prima opera di Fellini come regista, dopo esser stato sceneggiatore per grandi del cinema come Pietro Germi, Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Luchino Visconti. Per “Lo sceicco bianco”, Fellini vuole accanto a sé Michelangelo Antonioni, coautore del soggetto, ed Ennio Flaiano, con cui scrive la sceneggiatura. Il film racconta il viaggio di nozze a Roma di una coppia di neo sposi. Non appena arrivati nella Capitale, la moglie, interpretata da Brunella Bovo, di nascosto da tutti sparisce e raggiunge sul set il suo eroe dei fotoromanzi, lo sceicco bianco, appunto, interpretato da Alberto Sordi, che, come sua abitudine, cerca di corteggiare la donna con l’obiettivo di avere con lei un’avventura, che però si rivelerà una delusione per la neo sposa. Questo film, pur non avendo riscosso un particolare successo al botteghino, rivela già quella propensione al racconto fantastico che farà parte dell’intera produzione cinematografica di Fellini.

"I vitelloni"

Un anno dopo “Lo sceicco bianco”, Fellini esce di nuovo nelle sale con “I vitelloni”. Il film ha dei forti elementi autobiografici. E, a differenza del precedente, è un successo al botteghino. Nel cast, tra gli altri, Alberto Sordi, Leopoldo Trieste e Franco Interlenghi. La pellicola racconta la vita quotidiana di cinque perditempo in una città di provincia, verosimilmente la Rimini tanto cara a Fellini, che, dopo gag e burle, sono costretti a far i conti con la vita ed il tempo che passa. Immagine cult del film è la scena in cui Sordi, con una sciarpa legata in testa, da una macchina in corsa fa il gesto dell’ombrello e una pernacchia ad un gruppo di operai intenti a lavorare. “I vitelloni” vince il Leone d’argento al Festival del cinema di Venezia nel 1953 e consente a Fellini di farsi conoscere come nuova voce del cinema italiano di allora.

"La strada"

Con “La strada” (1954), Fellini riesce a imporre il suo nome non più solo in Italia ma anche a livello internazionale, dato che questa pellicola vince il premio Oscar come miglior film in lingua straniera. Il film è la storia di due artisti di strada, interpretati da Anthony Quinn e Giulietta Masina, moglie di Fellini nella realtà, e del loro rapporto burrascoso. Nel cast c’è anche Richard Basehart. Ambientato nell’Italia del secondo dopoguerra, “La strada” è famoso anche per la colonna sonora firmata da Nino Rota. Una musica che, negli anni, è diventata una sola cosa con Fellini, al punto da esser poi stata suonata sia ai suoi funerali che a quelli, nel 1994, della Masina.

"Le notti di Cabiria"

Nel 1957 è la volta di “Le notti di Cabiria”, film con cui Fellini si conferma regista ormai di caratura internazionale, visto che conquista un altro premio Oscar per il film straniero. Con questa pellicola, racconta la storia di Cabiria, interpretata ancora da Giulietta Masina, che sceglie la prostituzione come rimedio alla povertà. Fellini costruisce una trama intorno a una donna che non ha nulla delle classiche lucciole romane dell’epoca. La protagonista cerca in tutti i modi, tra illusioni e delusioni, di sposarsi per cambiar vita. Nel film emerge la recitazione di Masina: secondo molti critici, quella ne “Le notti di Cabiria” è la sua miglior interpretazione, tanto da aver vinto la Palma d'oro al Festival del cinema di Cannes del 1957.

"La dolce vita"

Il 1960 è l’anno de “La dolce vita”, uno dei film più conosciuti di Fellini. Il regista, descrive la Roma dello sfarzo e del lusso. Racconta le notti romane tra i locali della centrale via Veneto e il divismo di quegli anni. Protagonista è Marcello Rubini, giornalista bello e meschino, un Marcello Mastroianni che si lascia trasportare e condizionare dalla mondanità della Capitale. Celebre e immortale la scena di Anita Ekberg, che interpreta l’attrice Sylvia, che fa il bagno nella fontana di Trevi mentre recita la battuta: “Marcello, come here”. L’uscita de “La dolce vita” è stata accompagnata da forti critiche e polemiche, provenienti soprattutto dagli ambienti vicini alla chiesa e alla Democrazia Cristiana. Il film ha vinto un Oscar per i migliori costumi e la Palma d’oro a Cannes.

"8½"

Dopo il successo ottenuto con “La Dolce vita", Fellini, nel 1963, porta nelle sale “8½” che, secondo molti critici, è uno dei suoi massimi capolavori, quello della maturazione artistica e della conseguente consacrazione. La pellicola racconta la storia, il travaglio e il disagio, di un regista alle prese con la lavorazione di un film di cui, però, non ricorda più la trama e lo spunto che lo hanno portato a mettersi dietro alla macchina da presa. Anche qui, emerge in modo chiaro l’elemento autobiografico. Protagonista è Giulio Anselmi, interpretato da un memorabile Mastroianni, alter ego dello stesso Fellini. “8½” ha vinto due premi Oscar: quello come miglior film straniero e quello per i migliori costumi. 

"Giulietta degli spiriti"

Uscito nel 1965, "Giulietta degli spiriti" ha come protagonista ancora una volta Giulietta Masina, oltre a un cast prevalentemente al femminile. Con questo film, Fellini racconta la storia di Giulietta, una donna della borghesia romana, che, tradita da suo marito (Mario Pisu), vede sgretolarsi tutte le certezze su cui si era basata fino a quel momento la propria vita. In suo soccorso arriva la vicina di casa Susy (Sandra Milo), che vorrebbe avvicinarla ai piaceri materiali della vita. Ma Giulietta rifiuta e trova nella solitudine il suo equilibrio. “Giulietta degli spiriti” è il primo film di Fellini girato a colori.

"Roma"

Dopo averla raccontata ne “La vita è bella”, Fellini mette di nuovo la Capitale al centro di un film, “Roma”, uscito nel 1972. Il film è un ritratto della città attraverso i ricordi di un giovane di provincia che arriva alla stazione Termini nel 1939, poco prima della seconda guerra mondiale. “Roma” arriva nelle sale dopo “I clown” (1970): i due film, assieme ad “Amarcord”, fanno parte della trilogia che Fellini dedica al tema del ricordo.

"Amarcord"

Letteralmente, a m'arcord significa “mi ricordo” in dialetto riminese. Dopo il film, la parola è entrata a far parte della lingua italiana. Basterebbe questo per far capire l’importanza che ha avuto “Amarcord” nella storia del cinema e del costume. Con questa pellicola del 1973, Fellini racconta la sua infanzia nella Rimini degli anni Trenta. Il film segna il ritorno metaforico del regista nella sua città natale a vent’anni dall’uscita de “I vitelloni”. Nel racconto ci sono i fascisti, l’olio di ricino, gli scherzi e le prime esperienze con il sesso. Fellini, grazie alla collaborazione nella sceneggiatura e nel soggetto di Tonino Guerra, mette in scena una storia, la sua, facendo ricorso al surreale e costruendo sul set, tutto ambientato a Cinecittà, una Rimini onirica. La pellicola, tra le più famose del regista, ha vinto l’Oscar come miglior film straniero nel ’75.

"Ginger e Fred"

Film del 1985, si tratta del terzultimo lavoro di Fellini. La pellicola racconta di Amelia Bonetti e Pippo Botticella, in arte Ginger e Fred, interpretati da Giulietta Masina e Marcello Mastrioanni, due attempati ballerini di tip-tap, ormai da molto tempo fuori dal giro. La coppia, però, partecipa ad un programma tv in una sorta di operazione nostalgia. L’esperienza, però, si rivelerà priva di soddisfazioni.

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