Festival di Venezia, c'è Valeria Bruni Tedeschi con "I villeggianti"
SpettacoloIl nuovo film, diretto e rappresentato dall'attrice torinese, è il ritratto di una famiglia in crisi
Una famiglia sulla Costa Azzurra tra nevrosi e tradimenti, tra decadenza e apatia. Una pellicola che non parla di lei ma che "è fatta di lei". A me lei piace da sempre. Con le sue nevrosi, le sue fragilità e si, la sua eleganza. Valeria Bruni Tedeschi è imprevedibile, spesso in ritardo, un vulcano pronto ad eruttare tra fragore e risate. E poi fa ridere, con la sua “latente istericità”, i suoi affanni e il suo “male di vivere” che non sembra in fondo abbandonarla mai visto che stiamo pur sempre parlando di un’attrice e regista che quando ha vinto il David di Donatello per “La pazza gioia” ha ringraziato la sua “povera psicanalista“.
Il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi
Adoro il suo coraggio perché non sembra avere mai vergogna di sé stessa. L’amica Valeria Golino, con la quale ha condiviso il set di questo film presentato al Lido ha detto una cosa molto bella: “Valeria sembra sempre sul punto di cadere dal burrone ma in realtà non ci cadrà mai”. Non so quanto successo avrà il suo film presentato qui a Venezia 75 “Les Estivantes” tradotto in italiano “I villeggianti”. C’era poca gente in sala nella proiezione stampa (del resto erano pur sempre le 8.15 di mattina anche per noi!) e di applausi se ne sono sentiti pochi. Nemmeno io ho applaudito. L’ho trovata troppo insolitamente compiaciuta nel raccontare questa famiglia nella casa di proprietà sulla Costa Azzurra, tra una mamma che ha paura di invecchiare (Marisa Borini), una sorella che rimpiange di aver abortito (Valeria Golino) e la cui storia non ha nessuna attinenza con Carla Bruni in Sarkozy e la “presenza” di un fratello morto pochi anni prima. Tra lusso decadente e troppo vino, tra serate al pianoforte e bagni in solitudine, tra separazioni e tradimenti mi sono sembrati tutti troppo chiusi nelle rispettive nevrosi.
Riflettere sulla vita
Non ne esce un gran ritratto sulle relazioni umane che a me “dal vivo” sembrano spesso meno complicate di quanto il cinema voglia farci credere. O forse il punto è che nella nostra vita quotidiana fatta di ufficio, famiglia, traffico e spesa al supermercato, il tempo per riflettere sulla nostra vita è proprio limitato. Valeria però mi sta simpatica, anche solo a pelle, e il suo merito anche in questo film non completamente riuscito, è quello di regalarci questo tempo che non abbiamo mai. Ti siedi in sala, vedi la vita di questa famiglia e ti ricordi che il tempo è impietoso con tutti, che l’amore ti può fare davvero male e che il rischio è sempre lo stesso: diventare quello che non avremmo mai voluto essere. Valeria tutte queste cose le vive per noi e, chissà come fa, le vive sempre sui tacchi alti.