Il western a Venezia 2018: ci provano i Coen, gli fa eco Audiard

Spettacolo

Denise Negri

Il regista Jacques Audiard e John C. Reilly a Venezia (Foto: Getty)

Alberto Barbera, il Direttore della Mostra, ce lo aveva detto a luglio: al Lido ritornano i film di genere, riscoperti in chiave moderna

Amo gli spazi aperti, le vallate senza confine e la solitudine dei boschi. Amo, di conseguenza, anche i film western primo “genere” che ho conosciuto fin da bambina, grazie a mio padre. Poche parole e molti pugni, una pentola di fagioli, una corsa a cavallo e il fuoco della notte all’addiaccio. Con queste premesse mi sono gustata fino all’ultimo minuto i due film che qui a Venezia 75 ne sono stati degni rappresentanti, seppur senza raggiungere vette altissime.

Elementi nuovi rispetto ai western classici

Certo il film dei fratelli Coen, The Ballad of Buster Scruggs, adatta il genere ad uso personale. Diciamo che Ethan e Joel hanno più che altro usato il western come involucro, per metterci dentro la loro visione surreale e grottesca della vita. Ci sono le impiccagioni e ci sono i duelli all’ultimo sangue ma è l’ironia la vera protagonista degli episodi. Più classico, almeno all’apparenza, il lavoro fatto da Jacques Audiard in “The Sisters Brothers”. Qui ci sono i cattivi, ci sono i mercenari, ci sono i saloon con le signorine che offrono whiskey e conforto, e c’è la caccia all’oro. In più però, e a sorpresa rispetto al solito, ci sono cowboy stufi di quella vita che ora sognano una casa, un letto e una donna da amare. Questa vena esistenzialista, questo struggimento verso una pace che difficilmente si poteva trovare andando in giro ad uccidere uomini per soldi, insomma questo inaspettato romanticismo è la cosa più sorprendente della pellicola. Joaquin Phoenix nel film ci crede un po’ meno, ma John C. Reilly e Jake Gyllenhaal ci provano a diventare persone migliori per vivere una vita più tranquilla. In mezzo non mancano le risate, le battute folgoranti e il rapporto conflittuale tra due fratelli che a turno si salvano la vita coprendosi le spalle. E da ultimo c’è la nostalgia di casa, quanto di più insolito ti aspetteresti da uomini tutto tabacco e speroni. Si dice sempre che il bello del viaggio sia il percorso e non la meta. Vero, certo. Ma partire per poi tornare a casa sani e salvi (di quei tempi) era una cosa ancora più bella.

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