Faranno eccezioni le celebrity e i bambini usati in appositi servizi di moda. Stilisti e riviste hanno a lungo valorizzato la giovinezza ma dopo lo scandalo MeToo e i casi di diversi fotografi denunciati per molestie sessuali qualcosa sta cambiando
Sono di moda i “volti nuovi”. Lo dimostra il caso di Willow Smith, secondogenita di Will Smith e Jada Pinkett, che ha posato per le campagne pubblicitarie di Chanel e Marc Jacobs a soli 15 anni. La stessa età che aveva Kaia Gerber quando ha iniziato a sfilare, ma la figlia della top model Cindy Crawford a 10 anni era già il volto di Versace Kids. Lily-Rose Depp, nata dalla relazione tra l’attrice francese Vanessa Paradis e l’attore Johnny Depp, ha calcato le passerelle a 17 anni diventando, poi, volto di Chanel.
Sono solo alcuni esempi del fatto che la consuetudine per gli stilisti sia quella di portare in passerella decine di modelle, sempre diverse e spesso molto giovani. Dopo lo scandalo MeToo e i casi di diversi fotografi denunciati per molestie sessuali, anche nel mondo della moda qualcosa sta cambiando.
Vogue non utilizzerà più modelle under 18, faranno eccezioni solo le celebrity e i bambini usati in appositi servizi di moda. L'impegno assunto a livello internazionale dalla rivista è stato confermato da un articolo pubblicato sul numero di settembre di Vogue Usa dal titolo “Why the Fashion World Needs to Commit to an 18+ Modeling Standard“, in cui l’autrice Maya Singer scrive: “Riconoscendo la particolare vulnerabilità dei minori gettati in una carriera su cui hanno poco controllo e in cui l’abuso è diventato fin troppo comune, il codice di condotta per i fornitori di Vogue stipula che nessun modello sotto i 18 anni verrà fotografato per la rivista (a meno che lui o lei non sia il soggetto di un articolo e in quel caso sarà seguito da un accompagnatore e vestito con uno stile adatto alla sua età)”.
“La moda ha a lungo valorizzato la giovinezza. Ma il costante arrivo di “nuovi volti”, come vengono chiamati i modelli novellini, è diventato implacabile”, ha scritto Singer. Indossatori e indossatrici vengono spesso reclutati molto giovani e inseriti in una macchina che li sottopone a una forte pressione uniformatrice e a un ciclo stressante di passerelle, photoshoot e fashion week”. Per ogni sfilata vengono selezionate fino a 50 ragazze che così, “rischiano di diventare numeri, stampelle intercambiabili per vestiti”. L’articolo cita i casi Pasha Harulia, che oggi ha 19 anni ma debuttò in passerella a 15 perché la famiglia era in difficoltà economica e di Karen Elson, esclusa da diversi show perché dopo aver sviluppato era ingrassata di qualche chilo.
Ma c’è anche Cara Taylor che ha iniziato a sfilare a 14 anni o Imaan Hammam che ne aveva 13 quando fu notata da un talent scout vicino alla stazione di Amsterdam, Andreea Diaconu invece era un’undicenne insolitamente alta per la sua età quando ricevette la prima offerta di lavoro da un brand.
Il dibattito sull’età dei modelli non è nuovo: Brooke Shields aveva 14 anni quando comparve sulla copertina di Vogue nel febbraio del 1980 e, pochi anni più tardi, nel 1986, Azzedine Alaïa portò in passerella un’allora sconosciuta e sedicenne Naomi Campbell. David Bonnouvrier, cofondatrice e CEO della DNA Model Management di New York precisa però che “si trattava di altri tempi, quando c’erano al massimo un paio di sfilate l’anno e le modelle potevano quindi continuare a frequentare la scuola. Le agenzie mettevano sotto contratto molte poche ragazze ma poi investivano su di loro e si creava un rapporto personale con gli stilisti. Gli abiti venivano adattati in base alle modelle mentre ora si cercano modelle che si adattino agli abiti”.
In questo anche le riviste di moda hanno una parte di responsabilità, per questo l’iniziativa di Vogue è un segnale importante anche se fissare un età per le modelle è solo una parte di una discussione molto più ampia. Come spiega Karlie Kloss, top model e storico Angelo di Victoria’s Secret, che ha iniziato a sfilare a 15 anni, “non si tratta solo di rispettare un requisito, ma di proporre un modelle diverso e dare alle modelle in passerella, alle ragazze, la possibilità non di essere guardate, ma di essere ascoltate”.