Chiudere le scuole è stato necessario per ridurre il contagio, ma avrà forti ripercussioni economiche. Sulle opportunità future degli studenti colpiti, soprattutto i più fragili, e sulle disuguaglianze
L'eredità del Covid-19 potrebbe essere più lunga di quanto immaginiamo. La causa è la chiusura delle scuole, resa necessaria dalla priorità di ridurre i contagi, che avrà per decenni ripercussioni economiche sulle giovani generazioni.
Secondo l'Unesco, nel mondo, tra marzo e aprile 9 studenti su 10 in tutto il mondo sono rimasti a casa e ancora oggi solo la metà sono tornati in classe.
Meno scuola, meno reddito
Per capire l'eccezionalità di questo dato, per via della lunga assenza dalle lezioni gli alunni potrebbero tornare in classe dopo essersi dimenticati circa un terzo delle conoscenze in comprensione del testo dell'ultimo anno e più della metà delle competenze matematiche.
Una situazione che non potrà che avere effetti anche sulle loro opportunità economiche future. Si sa infatti che studiare paga, e che i livelli di reddito delle persone sono fortemente legati a quanto tempo hanno dedicato allo studio durante l’infanzia e l’adolescenza.
Una ricerca della Banca Mondiale ha stimato che il Covid, in media, potrebbe far perdere agli studenti fino a quasi un anno di scuola. Una quota importante soprattutto per i paesi poveri, dove si studia per meno anni (la media globale di anni a scuola è tra i 7 e gli 8 anni) e anche per chi in Occidente decide di lasciare la scuola prima degli altri. Questo, stima sempre la Banca Mondiale, potrebbe significare in termini economici perdite di reddito tra i 350 e i 1400 dollari all'anno per ciascun studente penalizzato. In media il 5 per cento del reddito annuale. Perché? Per esempio per via delle minori opportunità di guadagno e di lavoro di cui potranno godere i futuri lavoratori oggi tra i banchi. A livello mondiale, se sommiamo tutte le perdite, il conto raggiunge circa 10mila miliardi di dollari: più di un decimo del Pil globale ogni anno. Sarebbe così messo a rischio anche l'obiettivo dell'Onu di eliminare la povertà entro il 2030.
Anche in Italia sarà dura: già prima della pandemia il nostro paese spendeva meno di altri sull’istruzione e i soldi del Recovery Fund che il governo vuole investire sulla scuola potrebbero non bastare.
Chi vive in famiglie benestanti e istruite soffrirà di meno
Non è ovviamente però solo una questione di soldi, ma anche di disuguaglianza. Gli studenti che vivono in famiglie più povere o che si trovavano già prima del Covid in difficoltà - pensiamo a chi non parla la lingua del paese dove vive o a chi è disabile - rischiano di pagare il prezzo più salato. Sappiamo che non tutti hanno avuto a disposizione una rete internet e un dispositivo per seguire le lezioni a distanza, né tutti gli studenti ne hanno potuto beneficiare allo stesso modo. Anche su questo gli studi internazionali sono purtroppo chiari: chi può contare su genitori istruiti, soprattutto le madri, supererà senza grosse conseguenze anche le lunghe interruzioni della scuola che abbiamo vissuto. A tutti gli altri invece toccherà inseguire, per tutta la vita.