Le donne a capo di grandi aziende italiane sono tante quante i Ceo di nome "Carlo"

Economia

Lorenzo Borga

Tra le più grandi aziende quotate in Italia ci sono 7 amministratori delegati donna, tante quanti gli Ad che si chiamano Carlo. L'elaborazione di SkyTG24

Quando in Italia si dirige un'impresa quotata chiamarsi Carlo ha una certa importanza. Tra le 100 aziende a più alta capitalizzazione a Piazza Affari, gli amministratori delegati con il nome di battesimo Carlo sono lo stesso numero dei Ceo donna. Sono 7, proprio come gli amministratori donna. C’è addirittura chi batte questo numero, ed è chi tra i grandi manager si chiama Alessandro.

 

Questo è il risultato, sconfortante, di un’elaborazione di Sky TG24 sulla base dei dati aziendali che verrà presentata in occasione del programma in onda venerdì 23 ottobre alle 21:00 "L'importanza di chiamarsi Carlo", prodotto in collaborazione con Valore D. A risultati simili sono giunte ricerche sulle aziende quotate in Australia (dove i manager che si chiamano Peter battono le donne) e negli Stati Uniti (lì il nome è John). 

 

Che le donne siano sottorappresentate nei ruoli apicali, sia nel mercato del lavoro che in politica, non è una sorpresa. Ma che ci siano lo stesso numero di manager chiamati Carlo e Ad donna fa un certo effetto. Addirittura se restringiamo il campo alle prime 50 aziende di Piazza Affari, le donne rimangono solo due. Appena il 4 per cento. 

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Vertici al femminile

Eppure negli ultimi anni il divario di genere tra chi guida le più grandi aziende del paese si è riequilibrato, almeno in parte. Grazie alla legge “Golfo-Mosca”, che dal 2011 impone alle imprese quotate di riservare al genere meno rappresentato almeno un terzo dei posti negli organi di governo, le cose sono migliorate negli ultimi anni. Secondo i dati della Consob, nel 2008 i consigli di amministrazione erano composti solo per l’8 per cento da donne, mentre nel 2018 erano quasi il 36 per cento. Invece sono da fare ancora dei progressi per gli amministratori delegati, come prova la ricerca di Sky TG24. Negli ultimi dodici anni infatti la quota di Ceo donna è rimasta più o meno stabile, attorno a soltanto il 5 per cento.

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Le donne studiano di più

Tutto questo nonostante il divario di genere nell’istruzione, che però in questo caso è a favore delle donne. Secondo i dati Eurostat in Italia, come in Europa, infatti tra i laureati compaiono più donne (hanno il titolo universitario il 20,1 per cento) che uomini (14,7). Eppure, più del titolo di studio, sembra rimanere più rilevante ancora oggi chiamarsi Carlo.

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