Banca Carige: dalla crescita della fine degli anni '90 alla crisi di oggi

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In borsa dal 1995, il gruppo ligure ha aperto il 2019 con il commissariamento da parte della Bce e la sospensione delle azioni in borsa. Un momento negativo che contrasta con l’ascesa avvenuta tra gli anni '90 e 2000

L’ascesa tra gli anni ’90 e il 2000

Banca Carige, acronimo di Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, vede la sua massima ascesa negli anni ’90 quando era un istituto focalizzato nelle province di Genova e Imperia. Dal 2000 in poi, con Giovanni Berneschi nel ruolo di amministratore delegato, si realizzano le acquisizioni della Cassa di risparmio di Savona e del Monte di Lucca. Fra il 2000 e il 2002, poi, il gruppo acquista anche compagnie assicurative e sportelli da altre banche, crescendo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Umbria, Sicilia e Toscana. Proprio in Toscana, la presenza diventa ancora più importante nel 2004, con l'acquisto della Cassa di Risparmio di Carrara. Sempre in quell'anno la banca guidata da Berneschi, nel 2003 passato alla presidenza, acquistò anche Banca Cesare Ponti.

Fine dell’era Berneschi e i primi problemi

Le ultime operazioni di crescita significative arrivano fra il 2008 e il 2010, quando, in piena crisi, vengono acquisiti altri sportelli: in particolare 78 arrivano da Intesa Sanpaolo in Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Sardegna e 40 da Unicredit in Lazio, Sicilia, Emilia, Veneto, Umbria. L'ultima crescita dimensionale risale al 2010 con l'acquisizione di 22 sportelli da Mps. A esprimere la governance dell'istituto, con una quota di controllo, è stata fino al 2014 Fondazione Carige, che possedeva oltre il 45% delle azioni. I primi problemi arrivano nel 2012, che chiude in perdita: da lì in poi l'istituto non ha più avuto un bilancio in positivo. Ed è in quegli anni, dopo l'estate del 2013, che finisce il regno di Berneschi, in seguito anche a due ispezioni di Bankitalia che certificano molte irregolarità, con le carte che vengono trasmesse alla Procura di Genova.

Il primo aumento di capitale e la famiglia Malacalza

Finita l’era di Giovanni Berneschi, il primo aumento di capitale arriva nel 2014, per 800 milioni, e vede la fondazione scendere sotto il 20% del capitale. L'intervento, tuttavia, non risulta sufficiente e sempre nel 2014 il gruppo fallisce gli stress test della Bce. Per questa ragione l'anno seguente, vengono richiesti 850 milioni per coprire gli 814 milioni di 'buco' patrimoniale evidenziati dalla vigilanza. È questo l'anno in cui entra il nuovo socio forte della banca, ovvero la famiglia Malacalza: il primo ingresso è dell'8 maggio 2015 con l'acquisto di un 10,5% da Fondazione Carige. Da qui la quota è sempre salita, arrivando, dopo l'aumento di capitale, a circa il 27%. Un nuovo aumento di capitale è stato fatto nel 2017, con Paolo Fiorentino alla guida della banca.

Un nuovo cambio al vertice e amministrazione straordinaria Bce

La presidenza Malcalza, tuttavia, non è stata semplice: gli scontri fra il manager la proprietà hanno portato a una raffica di dimissioni nel cda, che è sfociata nella decadenza del board e in un'assemblea che, lo scorso 20 settembre 2018, ha sancito un nuovo cambio della guardia, con l'arrivo dell'ex Ubs Fabio Innocenzi, in tandem con Pietro Modiano, ex Intesa Sanpaolo e Unicredit. I due manager hanno avviato una nuova pulizia di bilancio, con svalutazioni sui crediti per circa 250 milioni, che hanno portato l'istituto ad avere nuovamente bisogno di risorse economiche. Un primo passaggio è arrivato con il supporto dello Schema Volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che ha sottoscritto un subordinato da 320 milioni con un rendimento del 13%, in vista dell'assemblea che avrebbe dovuto votare un aumento da 400 milioni con cui rimborsare l'obbligazione stessa. Malacalza, però, forte di un investimento che negli anni pesa per circa 400 milioni e che ai valori attuali di Borsa pesa per appena 25, ha scelto di astenersi, facendo saltare questo punto del piano messo in campo da Fiorentino e Modiano. Dopo l'assemblea del 22 dicembre 2018, dunque, sono ripartiti i colloqui con la Bce, che nel gennaio 2018, dopo le dimissioni di cinque consiglieri e la nuova decadenza del cda, ha deciso di mettere la banca in amministrazione straordinaria. 

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