Chi è John Ternus, il probabile erede di Tim Cook in Apple

Apple è un brand che, da anni, non ha più bisogno di presentazioni, e la cui solidità economica non è messa in discussione: con una capitalizzazione di mercato di 3900 miliardi di dollari, sul regno di Tim Cook sembra non tramontare mai il sole. Senonché prima o poi giocoforza tramontare dovrà: il 64enne ha già manifestato la sua volontà di trascorrere una vecchiaia lontano dal timone del colosso di Cupertino, e l’attenzione degli osservatori è tornata con insistenza su una domanda: chi lo sostituirà al vertice del colosso? In tredici anni di dominio cookiano, l’attuale Ceo ha portato l’azienda a tagliare traguardi storici, ma ha anche fatto da testimone a una fase di contrazione: i mercati sono più lenti, l’hardware non fa segnare i segni positivi di un tempo, soprattutto la concorrenza nel campo dell’intelligenza artificiale è sempre più feroce. Da mesi, nei corridoi della Silicon Valley e tra gli addetti ai lavori, è anzitutto un nome a circolare con insistenza per la successione: quello John Ternus, il responsabile del settore hardware di Apple, oggi considerato il candidato più probabile a ereditare la potente poltrona di Cook. In Apple da oltre 20 anni Ternus è una figura relativamente sconosciuta al grande pubblico, ma di interesse cruciale per gli equilibri interni dell’azienda. Entrato nei ranghi di Apple nel 2001, dopo una laurea in ingegneria meccanica all’Università della Pennsylvania, all’inizio faceva parte del settore product design, per poi passare all’ingegneria dei dispositivi mobili. Da allora ha scalato con costanza le gerarchie di Cupertino fino a diventare, nel 2021, senior vice president dell’hardware engineering, il ruolo che ha affidato al suo controllo la supervisione di tutti i team che progettano e costruiscono iPhone, iPad, Mac e AirPods. Per capirci, Ternus è stato il principale responsabile che ha deciso il passaggio storico dei computer Mac ai chip Apple Silicon, una delle più grandi rivoluzioni tecniche avvenute nell’azienda dai tempi di Steve Jobs. Negli ultimi anni la visibilità e la rilevanza di John Ternus sono cresciute a dismisura. Ha fatto apparizioni sempre più serrate agli eventi keynote dell’azienda; ha fatto le veci di Apple in presentazioni pubbliche ed eventi di rilievo e, stando a quanto riportano i media di settore statunitensi, è stato coinvolto sempre più regolarmente nei processi decisionali di alto livello. Il suo profilo, per tanti versi, risponde a ciò di cui Apple è in cerca in questa fase della sua storia: un leader del tutto a suo agio col prodotto, in grado di comprendere l’equilibrio tra design, hardware e supply chain, ma al tempo stesso capace di incarnare una cultura aziendale da sempre improntata alla discrezione e al perfezionismo. A differenza di altri nomi più carismatici, ma spesso anche più orientati al versante del marketing, Ternus è percepito come una persona pragmatica, riservata, un topo da laboratorio: tratti che lo rendono un successore ideale per un amministratore delegato come Cook, che è stato egli stesso un timoniere ben più manageriale che visionario. I punti a favore di Ternus Ci sono almeno tre motivi per cui il nome di Ternus oggi è in cima alle liste dei possibili successori. Il primo è la già citata competenza tecnica, qualità sempre più centrale per un’azienda che deve reinventare la propria offerta in una fase di transizione. In più, Apple ha sempre preferito promuovere figure interne che incarnano i suoi valori, e la traiettoria di Ternus rappresenta esattamente questo percorso di lealtà all’azienda. Il terzo è di natura più politica: in un clima in cui gli investitori spingono per un rinnovamento “dolce”, un profilo come il suo potrebbe mettere tutti d’accordo, garantendo una transizione stabile e senza eccessivi scossoni. I punti contro Ternus Ci sono anche punti di cautela, beninteso: alcuni osservatori sostengono che, nonostante la sua esperienza sul piano tecnologico, Ternus non abbia ancora la statura pubblica di un leader globale . Secondo altre voci la sfida più grande per Apple non sarebbe tanto giocata sull’hardware, quanto sulla capacità di guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale e dei servizi digitali: due settori che non sono certo tra i punti di forza di Ternus. E poi c’è la questione dei tempi: Cook non ha indicato alcuna scadenza precisa per la fine del suo regno, e la sua leadership rimane solida. Insomma, il suo nome rischia di essere bruciato anzitempo. Uno che ascolta prima di parlare Eppure, la figura di Ternus esercita una certa attrazione per la sua capacità di tenere insieme disposizione tech e sensibilità gestionale. È apprezzato internamente per i modi posati, la capacità di mediazione e la propensione al lavoro di squadra, qualità che Apple tende a premiare. I racconti su di lui parlano di un dirigente che preferisce ascoltare prima di parlare, e che tende a spostare i riflettori sul lavoro collettivo più che su di sé. Questo stile, combinato a un curriculum che tocca ogni aspetto della filiera produttiva, lo rende un contendente per il ruolo di Cook che segnerebbe una continuità con la sua reggenza. Anche per i mercati, una nomina del genere sarebbe stabilizzante: un interno, un nome già noto agli investitori e ai dipendenti, capace di rassicurare più che di sorprendere. La vera questione aperta è: oggigiorno la continuità basta per rimanere al vertice del mondo tech? Se il passaggio di consegne avverrà prossimamente, John Ternus potrebbe trovarsi a guidare l’azienda nel suo momento più delicato dalla scomparsa di Jobs: una fase in cui ridefinire cosa significa “essere Apple” in un’era dominata dall’IA. Per questo, più che un semplice avvicendamento al vertice, la successione di Cook ha tutte le carte in regola per diventare un test d’identità per tutta Cupertino.

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Davide Piacenza