Cosa ci dobbiamo aspettare dalla prossima legge di bilancio

L’estate sta finendo e con la fine dell’estate gli ombrelloni si chiudono e si apre la discussione sulla legge di bilancio. È quindi un momento appropriato per fare il punto della situazione anticipando il quadro che sarà fornito dal governo nel Documento programmatico di Bilancio fra poco più di un mese. Partiamo da quelli che erano gli obiettivi fissati per quest’anno. Il Dpb dell’ottobre scorso e la legge di bilancio del 2025 erano basati su un’ipotesi di crescita del Pil reale dell’1,2% e un obiettivo di deficit del 3,3% del Pil. Purtroppo, la crescita sarà inferiore al previsto: Giorgetti a Cernobbio ha detto 0,6% ed è probabile che non si vada più in là di questo. Normalmente, quando la crescita è più bassa, le entrate dello Stato sono sotto le previsioni e questo apre una discussione sulla “manovra correttiva” necessaria per rimettere i conti a posto. Non sarà così, per due motivi. Primo, le nuove regole europee sui conti pubblici prevedono che un Paese che cresce meno del previsto possa avere un deficit più alto. In realtà era così anche prima, ma ora la cosa è molto più chiara: una volta definito un piano di rientro del debito l’unico vincolo da rispettare è quello di non eccedere i tetti di spesa concordati , per cui se l’economia e le entrate rallentano, non occorre fare nessuna manovra di aggiustamento. In ogni caso, e questo è il secondo punto, nonostante il Pil cresca poco, le entrate dello Stato stanno andando meglio del previsto . Da qui l’affermazione di Giorgetti secondo cui quest’anno non serve una manovra correttiva. Andiamo avanti. Il fatto che le entrate stiano andando bene e che, probabilmente, la spesa per interessi sia più bassa del previsto implica che quest’anno, nonostante la minore crescita, il deficit possa scendere ben al di sotto dell’obiettivo del 3,3%. Con un po’ di fortuna potremmo scendere sotto il 3%, il che comporterebbe la possibile uscita dell’Italia dalla Procedura di Deficit Eccessivo aperta lo scorso anno dalla Commissione Ue. Credo che l’Italia debba sfruttare questa possibilità. La reazione dei mercati sarebbe favorevole e non mi stupirei se lo spread, ora ancora un po’ più alto di quello francese, scendesse nettamente al di sotto di questo. Sarebbe un evento epocale mai verificatosi e ci libererebbe dallo stigma di essere ancora il Paese nell’area euro con lo spread più elevato. In ogni caso, come sopra indicato, le regole europee sui conti pubblici prevedono che entrate maggiori del previsto debbano essere risparmiate. Che fare per il prossimo anno? Il deficit doveva scendere al 2,8% del Pil nel 2025, ma è probabile che si possa arrivare a un livello più basso grazie alle maggiori entrate, se potranno essere considerate permanenti. Con le nuove regole europee tutto il resto va in automatico. Attenzione però: ci sono due eccezioni. La prima è che sarà possibile introdurre aumenti di spesa o tagli di entrate se questi saranno compensati da misure a copertura. In altri termini, non sarà possibile finanziare in deficit nuove misure. Forse per questo Giorgetti ha messo le mani avanti e ha parlato della possibilità di qualche “pizzicotto” alle banche. Vedremo quanto il governo riuscirà a mettere insieme, magari con qualche azione di spending review. La seconda eccezione riguarda la spesa per la Difesa che, almeno per quattro anni, potrà essere finanziata in deficit. L’Italia dovrà richiedere di attivare la relativa “clausola di salvaguardia” per aggiungere circa 3 miliardi agli attuali tetti di spesa. Lo farà quasi certamente. Tutto sommato, si tratterà di una manovra meno complicata di quelle del passato. Come ho scritto la scorsa settimana, chi ha problemi molto più seri sono i cugini francesi.

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Carlo Cottarelli