Trump licenzia la statistica e l'America (non solo lei) perde fiducia nei numeri

Il licenziamento di Erika McEntarfer, la responsabile del Bureau of Labor Statistics americano , da parte del presidente americano Donald Trump rappresenta un punto di svolta preoccupante non solo per la politica statunitense, ma per la stessa credibilità delle istituzioni democratiche. Trump ha accusato McEntarfer di aver falsificato dati sull'occupazione per scopi politici, sostenendo, senza prove, che le statistiche fossero truccate per avvantaggiare l’ex presidente Biden e la sua vice Kamala Harris. Un'accusa gravissima, che rischia di minare profondamente la fiducia pubblica in una delle istituzioni più importanti del Paese. La posta in gioco: statistiche come bene pubblico Le statistiche economiche rappresentano un bene pubblico fondamentale per il corretto funzionamento di qualsiasi democrazia avanzata. Numeri affidabili e oggettivi non sono solo un punto di riferimento per politici e cittadini, ma anche la base necessaria per politiche economiche efficaci e decisioni finanziarie razionali. Il BLS, in particolare, fornisce dati cruciali su occupazione, disoccupazione, salari e inflazione, che influenzano direttamente le scelte della Federal Reserve e, conseguentemente, la vita quotidiana di milioni di cittadini. Come ha ricordato anche il demografo e Rettore della Bocconi, Francesco Billari “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”, diceva Luigi Einaudi. “La conoscenza della realtà economica e sociale nel mondo contemporaneo si basa sulla statistica ufficiale - sottolinea Billari - che usa metodi condivisi e scientificamente solidi. Non necessariamente perfetti, ma best practice. Per questo la statistica indipendente dalla politica è un elemento essenziale per la democrazia, e il licenziamento di Erika McEntarfer abbasserà il livello di conoscenza che i politici USA potranno utilizzare per discutere e deliberare”. A tutto questo si aggiunge, come ci spiega l’ex Presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che “le analisi comparate svolte nel corso del tempo sui sistemi statistici dei vari Paesi hanno da tempo mostrato la fragilità di quello statunitense, nel quale l'assenza di un Istituto statistico centrale e l'uso esteso dello spoil system lasciano fortemente esposte alle scelte del potere politico le agenzie che elaborano dati fondamentali, come il Bureau of Labour Statistics e il Bureau of Census”. “La recente decisione di Trump di licenziare la direttrice del BLS - ha commentato Giovannini - che si aggiunge al drastico taglio dei fondi per le attività statistiche dell'agenzia, viene dopo l'annuncio del Segretario al Commercio che gli USA cambieranno unilateralmente il contenuto del PIL , in violazione degli standard internazionali, o l'obbligo di pubblicare dati ambientali solo se approvati dal direttore di nomina governativa avevano già fatto presagire l'approccio dell'amministrazione attuale e dovrebbero indurre la politica americana a disegnare una profonda riforma del sistema statistico”. Non è un caso che personalità autorevoli come Janet Yellen, l’ex presidente della stessa Fed e già segretario al Tesoro durante l’amministrazione Biden, abbiano definito la scelta di Trump degna di una "repubblica delle banane". E non è un caso nemmeno che l’International Statistical Institute , una delle massime autorità mondiali nel campo delle statistiche, abbia pubblicamente criticato il licenziamento di McEntarfer, ricordando che la credibilità dei dati statistici si fonda proprio sulla loro indipendenza da interferenze politiche. Chi è l'ISI e perché conta L'International Statistical Institute è un organismo globale indipendente che riunisce professionisti della statistica con l’obiettivo di tutelare l'integrità, la qualità e l'imparzialità della produzione statistica a livello internazionale. Nel suo recente comunicato, l’ISI ha definito la decisione di Trump una minaccia diretta alla fiducia nei dati statistici, sottolineando inoltre come il commissario del BLS non avesse e speriamo non abbia in futuro controllo diretto sui dati fino a quando questi non vengono ultimati e pubblicati. Il rischio evidenziato dall'ISI è che attacchi politici come quello di Trump possano portare a una situazione simile a quella vissuta da Paesi che in passato hanno manipolato statistiche economiche, come l’Argentina o la Grecia. In entrambi i casi, la perdita di credibilità ha avuto conseguenze catastrofiche, portando al default di quei Paesi e al loro isolamento internazionale. La pericolosa deriva argentina e greca L’Argentina, in particolare, tra il 2000 ed il 2010 aveva manipolato sistematicamente i dati sull'inflazione e sul debito per evitare la svalutazione della sua moneta. Un comportamento questo che ha provocato una crisi di fiducia così grave che gli investitori internazionali hanno smesso di fidarsi delle statistiche ufficiali, affidandosi a fonti private per valutare il reale stato economico del Paese. Analogamente, la Grecia ha nascosto per anni i veri livelli del suo deficit pubblico, per evitare procedure di infrazioni da parte dell’Unione europea e contribuendo così significativamente alla crisi del debito che ha quasi trascinato l’intera Eurozona nel caos finanziario. Questi precedenti mostrano chiaramente che la manipolazione dei dati non è solo una questione morale, ma rappresenta un rischio economico reale e immediato. Le reazioni interne e l’impatto sulla Fed Non sorprende quindi che ex commissari del BLS, sia democratici che repubblicani, abbiano denunciato il licenziamento di McEntarfer come un atto irresponsabile e pericoloso. Persino Bill Beach, ex commissario nominato dallo stesso Trump durante il suo primo mandato, ha definito la decisione come "senza fondamento" e dannosa per la credibilità della stessa istituzione che aveva guidato. A rendere la situazione ancora più preoccupante, si aggiunge la recente dimissione anticipata di Adriana Kugler dal board della Federal Reserve, offrendo a Trump un’opportunità per plasmare ulteriormente la politica monetaria, aumentando la pressione sulla Fed e sul suo presidente Jerome Powell, già attaccato più volte e pesantemente dal presidente. Ripristinare la fiducia: un imperativo democratico Questo episodio deve servire come un campanello d’allarme non solo per gli Stati Uniti, ma per tutte le democrazie occidentali. La manipolazione politica delle statistiche economiche rappresenta un pericolo per l’integrità democratica e per la stabilità economica globale. Se i dati diventano oggetto di scontro politico, perdono la loro credibilità e con essa la capacità di informare correttamente le decisioni di politica economica. Garantire l’indipendenza delle istituzioni statistiche e proteggerle da interferenze politiche non è quindi una scelta tecnica, ma un imperativo democratico. Come sottolineato da Amy O’Hara, ex funzionaria del Census Bureau, l’Agenzia Governativa USA che si occupa dei censimenti, "se i dati non piacciono, cosa succede?", è una domanda che deve preoccupare profondamente tutti noi. La risposta non può essere il licenziamento di chi li produce, ma il rispetto assoluto della loro autonomia e imparzialità. In gioco, insomma, non c’è solo la carriera di una funzionaria, ma la credibilità dell’intero sistema democratico americano e internazionale.

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Andrea Bignami