Antitrust: dazi come il veleno. In dieci anni risparmiati 9 miliardi

Economia
Simone Spina

Simone Spina

La guerra commerciale aumenta i prezzi e causa la recessione economica. Così il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza Roberto Rustichelli alla presentazione della relazione annuale. L'attività di controllo ha permesso di restituire 150 milioni a 900mila consumatori negli ultimi due anni. 

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“I dazi sono veleno per la concorrenza e il libero mercato. Portano all'aumento dei prezzi, la tassa peggiore per i consumatori. Speriamo che il mondo rinsavisca”. Nessun giro di parole per il presidente dell’Autorità Antitrust Roberto Rustichelli: una guerra commerciale con tasse e contro-tariffe alla dogana sconvolgerebbe gli assetti sui quali si basano gli scambi delle merci a livello mondiale, causando un rialzo dell'inflazione e una recessione economica.

Relazione Antitrust: controlli, sanzioni, risparmi

Conseguenze negative che vanno nella direzione opposta ai risultati che il Garante mette nero su bianco nell’ultima relazione annuale. L’argine alla formazione di monopoli, e il contrasto agli abusi delle imprese che dominano sul mercato, ha permesso di risparmiare oltre nove miliardi ad aziende e cittadini negli ultimi dieci anni.

I benefici della concorrenza

La semplificazione delle regole ha ridotto le barriere col risultato che in certi ambiti i prezzi si sono ridotti ed è aumentata la produttività del lavoro. Negli ultimi due anni, poi, grazie a controlli e sanzioni, l’Antitrust ha permesso di restituire 150 milioni a 900 mila italiani.

I nodi: trasporti locali, rifiuti, acqua

“Questo lo riteniamo molto importante, perché lo Stato va a casa dei suoi cittadini, si siede accanto a loro e restituisce il maltolto”, dice Rustichelli. Ovviamente, non va tutto bene. La concorrenza nel nostro Paese "gode di buona salute", ma rimangano diverse criticità - aggiunge il numero uno dell'Antitrust - soprattutto nei trasporti locali (ferrovie ma anche taxi), nella gestione dei rifiuti e nella distribuzione dell’acqua. Limiti alla concorrenza che finiscono non solo per pesare sulle tasche ma anche per comprimere diritti e libertà. 

 

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