Il paradosso americano: l'economia cresce, il benessere no

Negli ultimi decenni l’economia degli Stati Uniti è cresciuta molto più rapidamente rispetto a quella di ogni altro Paese ad alto reddito del mondo. Nel giro di trent’anni, il prodotto interno lordo americano è più che raddoppiato, passando dai circa 11mila miliardi di dollari del 1990 ai quasi 25 mila miliardi del 2023. Trentacinque anni fa, il PIL pro-capite statunitense era di 28 volte più alto rispetto a quello dell’eurozona: oggi lo supera di 80 volte. Questa crescita a ritmi elevati non è stata fermata nemmeno dalla pandemia: negli anni successivi alla crisi del Covid-19, che stanno vedendo le più grandi economie europee faticare, gli Stati Uniti hanno continuato a macinare crescita, aumentando il loro PIL a ritmi rispettivamente del 2,5 e del 3% all’anno nel 2022 e nel 2023. Enorme crescita ma nessun miglioramento nel benessere sociale Nonostante le prolungate ottime prestazioni dell’economia americana, una recente indagine del New York Times basata su un report accademico dal titolo “State of the Nation” mostra come molti indicatori di benessere sociale siano andati in una direzione diversa, in alcuni casi addirittura peggiorando negli ultimi trent’anni. In poche parole, l’enorme crescita economica non ha portato alcun miglioramento alle condizioni di vita degli americani. Oggi, a differenza di qualche decennio fa, gli Stati Uniti hanno la più bassa aspettativa di vita tra i Paesi più avanzati del mondo, il più alto tasso di omicidi e il più alto tasso di overdose mortali. In una speciale classifica che comprende le 39 economie più ricche a livello globale , gli Stati Uniti sono al 33esimo posto per tasso di mortalità infantile e tasso di suicidi, mentre nel 1990 erano rispettivamente al 23esimo e al 19esimo posto. Mancano politiche per contrastare la diseguaglianza sociale Il New York Times ha individuato alcune tra le principali cause dietro alle problematiche della società statunitense. La prima è il focus delle politiche del governo sulla crescita economica e il premiare – con tasse basse, soprattutto per chi “ce la fa” – una cultura del lavoro che promuove lo stacanovismo, la produttività e la presa del rischio. Tutto ciò, a discapito di politiche di welfare e a favore della redistribuzione del reddito, che aiuterebbero a ridurre le diseguaglianze e tamponare le enormi sacche di povertà da cui scaturiscono i problemi di cui sopra. Proprio la diseguaglianza è un'altro dei punti individuati dal quotidiano newyorchese, che spiega come la crescita economica sia andata per lo più a beneficio del 10% più ricco della popolazione. Il problema dell'isolamento sociale Ma un altro grosso problema della società americana è l’isolamento sociale, una dinamica oggi più pronunciata negli Stati Uniti che altrove, e che è anche una delle cause principali dell’enorme polarizzazione politica e della marcata sfiducia nelle istituzioni. Cioè è dovuto principalmente all’avvento degli smartphone e dei social media, e la pandemia non ha fatto altro che aggravare la situazione. Gli americani si stanno allontanando sempre di più gli uni dagli altri – e dalle istituzioni: nel 2006 gli Stati Uniti erano al 20esimo posto per tasso di fiducia della popolazione nel governo, oggi sono al 34esimo.

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