Pacchi smarriti, a Roma arriva la vendita “alla cieca”. Ecco come funziona

Economia
©IPA/Fotogramma

Fino al 19 gennaio, al centro commerciale di Roma Est, i visitatori del pop-up store di King Colis hanno 10 minuti di tempo per rovistare tra pacchi che sono stati smarriti e mai richiesti dai loro acquirenti, scuoterli per capire il contenuto e pagarli senza averli aperti. “Intendiamo comprare 70 tonnellate di merce al mese, con l’obiettivo di fare otto pop-up al mese in diverse città”, ha rivelato il fondatore Killian Denis a Repubblica

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La “blind sale” arriva per la prima volta in Italia. Fino al 19 gennaio al centro commerciale di Roma Est, dalle ore 10 alle ore 20, si possono acquistare pacchi “alla cieca”, presso il pop-up store di King Colis, startup francese che si occupa di acquistare e recuperare i pacchi spediti dagli e-commerce non reclamati e che poi rivende a prezzi super vantaggiosi sul sito e nei negozi. Il fondatore Killian Denis ha raccontato a Repubblica: “Lo scorso anno abbiamo acquistato circa 350 tonnellate di merce e ne abbiamo vendute 200 tonnellate, ma stiamo crescendo sempre più velocemente e intendiamo comprare 70 tonnellate al mese, con l’obiettivo di fare otto pop-up al mese in diverse città".

Ma come funziona?

Nessuno conosce il contenuto del pacco fino al momento dell’acquisto: dopo aver aspettato, si entra in una zona recintata dove si hanno 10 minuti di tempo per rovistare tra buste e pacchi e scuoterli per cercare di intuirne il contenuto. Una volta individuato il pacco, si va alla bilancia e si paga "a peso" (1,99 euro a etto per quelli generici, 2,79 euro per quelli di Amazon). Solo dopo si potrà scartare il pacco e scoprire se tra i prodotti acquistati ci sono oggetti hi-tech, abbigliamento di marca, calzature, orologi, pelletteria, cosmetici, gadget e videogiochi.

Il problema dei pacchi invenduti

Ogni anno in Europa milioni di pacchi ordinati online vengono smarriti per vari motivi, spesso a causa di informazioni errate sull’indirizzo. In passato, una volta rimborsati i destinatari, questi pacchi non consegnati venivano distrutti dalle piattaforme responsabili della spedizione visto che rimandarli al mittente, spesso in Cina, costerebbe troppo. Come ha raccontato Denis al quotidiano romano, si tratterebbe di quasi 150 milioni di pacchi, un danno anche per l’ambiente. Ma da dove viene l’idea? “L’abbiamo avuta durante il Covid, quando, avendo dei bambini piccoli, io e mia moglie ordinavamo molte cose, costretti a casa dal lockdown, ma a causa dell’enorme richiesta globale, molti degli ordini non arrivavano. Allora finita l’urgenza, mi sono chiesto che fine facessero ed abbiamo iniziato ad indagare sull’intero processo, scoprendo che i prodotti ordinati passano da grandi centri di logistica ad aziende più piccole, che si occupano della consegna dell’ultimo miglio. Se c’è scritto un indirizzo sbagliato sul pacco, oppure si danneggia l’etichetta durante il trasporto o il cliente non lo vuole più, il pacco non è consegnato e non viene reclamato dal cliente, finisce in un deposito”, ha raccontato Denis. Il format ha ormai raggiunto un livello europeo, assicura il fondatore di King Colis: "Lo abbiamo già sperimentato con successo in Olanda, Lussemburgo, Germania, Danimarca e Francia e ora lo stiamo lanciando in Italia, Spagna, Portogallo e anche Norvegia”.

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