Apre in Valdarno l'impianto per riciclare oro e argento dalle schede elettroniche

Economia
Lorenzo Borga

Lorenzo Borga

In provincia di Arezzo è stato inaugurato un sito di riciclo delle schede contenute nei dispositivi elettronici. Obiettivo recuperare metalli preziosi e rame

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In ogni scheda elettronica si trovano diversi grammi di rame, palladio, argento e perfino oro. Materiali che rischiano di diventare rifiuti una volta che lo smartphone, il computer o l'elettrodomestico che le contiene viene buttato. Ma queste materie prime possono essere recuperate, in impianti di riciclo come quello inaugurato da Iren a Terranuova Bracciolini in provincia di Arezzo.

200 kg di metalli preziosi all'anno

L'impianto si estende su una superficie di circa 2.400 metri quadrati e rappresenta un unicum a livello nazionale, grazie al trattamento idrometallurgico che permette di isolare ed estrarre i minerali dalle schede senza l'utilizzo di elevate temperature. E dunque portando a compimento il processo con basse emissioni. La struttura è in grado di trattare oltre 300 tonnellate di schede elettroniche all'anno, che potranno trasformarsi in quasi 200 chilogrammi di metalli preziosi - oro, argento e palladio - e circa 57 tonnellate di rame. Un minerale sempre più richiesto sul mercato, essenziale anche per le batterie elettriche. E visto che miniere in Italia non ce ne sono, puntare sul riciclo è una via obbligata: la stessa Ue punta a soddisfare con il recupero un quarto del proprio fabbisogno di materie prime strategiche entro fine decennio.

Italia in ritardo

Per il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin - presente all'inaugurazione - l'Italia può puntare a raggiungere in anticipo questi obiettivi, "grazie al settore produttivo che si occupa del riciclo che è molto avanzato, tra i migliori d'Europa". Sebbene sia così per la plastica, la carta e il vetro, sui rifiuti elettronici invece il nostro Paese è in ritardo: solo il 30% viene correttamente smaltito, per poi essere recuperato. Con il paradosso che spesso esportiamo questi rifiuti tecnologici perché non in grado di riciclarli, e allo stesso tempo importiamo le materie prime in essi contenuti. Il presidente di Iren Luca Dal Fabbro pone l'accento sull'autonomia: "I materiali che recuperiamo qui oggi li importiamo: se li possiamo invece produrre, significa recuperare quell'autonomia strategica del Paese che è essenziale per competere". L'impianto sarà rilevante anche per lo stesso distretto orafo di Arezzo, che acquisterà una parte dell'oro riciclato da Iren.

 

Servirebbero altri dieci impianti simili a questo per portare il Paese all’avanguardia sul recupero dei rifiuti elettronici. Che si possono rivelare una vera e propria miniera d’oro.

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