Paradisi fiscali, ecco dove le multinazionali pagano meno tasse. LA CLASSIFICA
EconomiaIntroduzione
A far luce sul tema ci ha pensato il recente ed aggiornato report “Corporate Tax Haven Index” stilato dall’organizzazione non governativa Tax Justice Network e riguardante 70 Paesi nel mondo.
Secondo gli esperti due terzi degli abusi fiscali che vengono compiuti ogni anno nel mondo sono perpetrati da multinazionali che trasferiscono i loro profitti all’estero. Il resto delle violazioni, invece, è causato da coloro che nascondono le loro finanze offshore
Quello che devi sapere
Il report "Corporate Tax Haven Index"
Quali sono nel mondo le giurisdizioni che consentono alle grandi corporation di pagare meno tasse? A rispondere a questa domanda ci ha pensato il recente ed aggiornato report “Corporate Tax Haven Index” stilato dall’organizzazione non governativa Tax Justice Network e riguardante 70 Paesi nel mondo
L'obiettivo dello studio
Si tratta, viene spiegato a margine del rapporto, di uno studio condotto per far luce su un tema piuttosto significativo. “Nel corso di un anno, i nostri governi potrebbero perdere circa mezzo trilione di dollari a causa dei paradisi fiscali”, con grandi quantità di “denaro pubblico che potrebbe essere destinato a ospedali, scuole e, più in generale, ad un futuro migliore per miliardi di persone”
L'abuso fiscale globale
Il Corporate Tax Haven Index, si legge ancora, “segnala che i paradisi fiscali più dannosi sono alcune delle più grandi economie del mondo insieme ai territori dipendenti che ricadono sotto il loro controllo. Infatti, tutti i Paesi consentono l'abuso fiscale globale in misura diversa, dunque tutti i Paesi hanno la responsabilità di rafforzare le proprie leggi contro questa pratica”
I profitti trasferiti all'estero
Il rapporto, aggiornato rispetto al 2021, mostra dunque delle oscillazioni in questa particolare classifica. Tra l’altro, secondo gli esperti di Tax Justice Network, due terzi degli abusi fiscali che vengono compiuti ogni anno nel mondo sono perpetrati da multinazionali che trasferiscono i loro profitti all’estero. Il resto delle violazioni, poi, è causato da coloro che nascondono le loro finanze offshore
La situazione in Europa
Ma ecco nel dettaglio che cosa racconta il rapporto. Cinque dei primi dieci paradisi fiscali più utilizzati dalle multinazionali per pagare meno imposte si trovano proprio nel continente europeo. Svizzera, Olanda, Jersey (l'isola più grande del Canale della Manica, tra il Regno Unito e la Francia), Irlanda e Lussemburgo sono nella top ten mondiale delle giurisdizioni che favoriscono gli abusi fiscali delle grandi corporation. Considerando il rapporto del 2021 è l’Irlanda ad essersi inserita tra i primi dieci paradisi fiscali globali, esattamente al nono posto
La top ten
Le prime tre posizioni restano invariate rispetto al 2021. In testa ci sono le Isole vergini britanniche, al secondo posto le Isole Cayman e le Bermuda al terzo. Al quarto c’è la Svizzera, in risalita rispetto al rapporto di tre anni fa, al pari di Singapore, al quinto posto e Hong Kong (al sesto. Olanda settima, Jersey ottava, Irlanda nona e Lussemburgo decimo completano la top ten globale
La posizione dell'Italia
E l’Italia? Si attesta in 29ma posizione, in quella che è dunque la terza decina di Paesi coinvolti nella classifica. La seconda è aperta dall’11esimo posto delle Bahamas, poi di seguito ed in ordine ecco l'Isola di Man, una dipendenza della Corona Britannica a governo autonomo, situata nel Mar d'Irlanda tra l'Inghilterra e il territorio irlandese, il Guernsey, altra dipendenza della Corona britannica, costituita dall'omonima isola e da altre più piccole, tutte situate nel canale della Manica, poi ancora Cipro, le Mauritius, la Cina, gli Emirati Arabi, il Regno Unito, la Francia e Malta al 20esimo posto
Dal Belgio al Gambia
Considerando invece la terza decina di Paesi troviamo Belgio, Ungheria, Germania, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Messico, Panama, l’Italia, come detto, al 29esimo posto e Curacao. A chiudere la graduatoria ci sono paesi come San Marino, Ecuador, Argentina, Montserrat ed il Gambia
Quasi la metà degli investimenti transita dai primi dieci Paesi
Dall’analisi che è stata fatta una volta raccolti i dati e come riporta anche “Il Sole 24 Ore", un dato significativo è che quello per cui nei primi dieci paesi della classifica passa il 44,6% degli investimenti esteri diretti effettuati dalle multinazionali in tutti i Paesi coinvolti dal rapporto. Dunque, praticamente la metà degli investimenti delle grandi multinazionali transita dai primi dieci paradisi fiscali del globo
Il dato che riguarda gli Usa
Ecco, ancora, altri numeri da considerare. Tutte le 70 giurisdizioni considerate nel rapporto rappresentano l’86,67% degli investimenti diretti esteri globali. Gli Usa detengono la quota più significativa con il 13,5%, a ruota ecco Paesi Bassi (9,6%) e Lussemburgo (7,6%)
Gli indicatori peggiori
I primi tre Paesi in classifica, Isole vergini britanniche Cayman e Bermuda detengono gli indicatori peggiori in assoluto. Ad oggi i primi due non impongono imposte sulle imprese mentre le Bermuda contemplano una versione definibile “light” dell’imposta sul reddito che si applica solo alle società che fanno parte di un gruppo multinazionale con almeno 750 milioni di euro di fatturato consolidato
Le stime degli esperti
In generale, gli esperti stimano che a livello mondiale gli Stati perdano 84 miliardi di dollari all’anno in imposte sulle società a causa delle multinazionali che utilizzano il Regno Unito e i suoi paradisi fiscali per spendere meno in tasse. La perdita balza a 169 miliardi di dollari se si includono gli ammanchi derivanti da singoli individui benestanti
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- Il report "Corporate Tax Haven Index"
- L'obiettivo dello studio
- L'abuso fiscale globale
- I profitti trasferiti all'estero
- La situazione in Europa
- La top ten
- La posizione dell'Italia
- Dal Belgio al Gambia
- Quasi la metà degli investimenti transita dai primi dieci Paesi
- Il dato che riguarda gli Usa
- Gli indicatori peggiori
- Le stime degli esperti
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