Poste, a breve in vendita il 15% da parte dello Stato: cosa sappiamo

Economia
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Introduzione

Lo scorso 25 gennaio il Consiglio dei ministri aveva varato un decreto che consentiva la vendita sul mercato di una ulteriore quota di Poste Italiane, tale da mantenere comunque il controllo pubblico su almeno il 35% del capitale.

 

Come possibile data per l'avvio del collocamento si guarda a lunedì 14 o a lunedì 21 ottobre. L'operazione dovrebbe portare circa 2,5 miliardi nelle casse dello Stato. Per la prima volta dal 2016 sono coinvolti i piccoli risparmiatori. 

Quello che devi sapere

Circa 2,5 miliardi nelle casse dello Stato

  • A breve dovrebbe essere collocata sul mercato una seconda tranche di azioni di Poste Italiane, pari a un massimo del 15% del capitale. L'operazione dovrebbe portare circa 2,5 miliardi nelle casse dello Stato che manterrà il controllo, tra Ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa depositi e prestiti, come previsto dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana con l'ok definitivo al Dpcm per la privatizzazione. È in quell'occasione che, rinunciando all'ipotesi di una cessione più ampia, è stato indicato che lo Stato non scenderà sotto il 50%.

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I piccoli risparmiatori

  • Si tratta di un’operazione particolare perché è la prima privatizzazione in quasi dieci anni (dal 2016) a coinvolgere anche piccoli risparmiatori, ed è la prima Offerta pubblica di vendita di una società pubblica in versione digitale. Il Dipartimento dell'Economia del Mef ha avviato la selezione degli advisor tra le banche d'affari estere e italiane: servirà a fissare tempi e modalità di vendita delle azioni. Si attende una priorità per risparmiatori e dipendenti di Poste, probabilmente con una tranche riservata e con incentivi dedicati

Le possibili date

  • Come possibile data per l'avvio del collocamento si guarda a lunedì 14 o a lunedì 21 ottobre. Alcune banche d’affari potrebbero suggerire di attendere l'esito elezioni presidenziali americane del 5 novembre, che con grande probabilità influenzeranno i mercati 

Contrarietà di Cgil e Uil/1

  • Con l'operazione in dirittura di arrivo, e con l'approvazione del Dpcm, è arrivata nei giorni scorsi anche la conferma della contrarietà di Cgil e Uil a un'ulteriore privatizzazione di quote di una società che è strategica nel Paese anche per il suo ruolo di servizio pubblico. "Il rischio concreto è di fare semplicemente cassa fuori da un progetto industriale serio del Paese", ha avvertito il leader della Cgil, Maurizio Landini. È una "operazione malsana" per il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo e per il segretario nazionale della Slc Nicola Di Ceglie: "Queste scelte sono frutto di un Paese oramai allo sbando sul piano economico e industriale"

Contrarietà di Cgil e Uil/2

  • Dalla Uil - lo avevano sottolineato la segretaria confederale Uil, Tiziana Bocchi, e il segretario generale della Uilposte, Claudio Solfaroli Camillocci - "netta contrarietà" ad un provvedimento "sbagliato e pericoloso": un no alla "svendita di una delle aziende migliori del Paese".  Per la Slp-Cisl come aveva affermato il segretario generale Raffaele Roscigno, "è positivo che il Ministero dell'Economia abbia confermato che lo Stato non scenderà sotto la soglia del 50%. Lo Stato e i governi devono proteggere questo patrimonio"

In gennaio l'ok del Cdm

  • Lo scorso 25 gennaio il Consiglio dei ministri aveva varato un decreto che consentiva la vendita sul mercato di una ulteriore quota di Poste Italiane, tale da mantenere comunque il controllo pubblico su almeno il 35% del capitale. Trasmesso alle Camere nelle settimane successive, il Dpcm è stato quindi esaminato dalle Commissioni competenti per i previsti pareri parlamentari, non vincolanti ma in questo caso decisivi

Le osservazioni di senatori e deputati

  • Senatori e deputati hanno infatti dato parere favorevole alla privatizzazione, presentando al contempo una serie di osservazioni: la preferenza per l’Opv, e cioè la vendita di azioni anche a dipendenti e risparmiatori, e per il mantenimento in mano pubblica di una quota più alta, pari al 50%

Cosa è successo a maggio

  • A maggio il Mef, che insieme a Cdp detiene il 65% di Poste, aveva assicurato ai sindacati che il Dpcm sarebbe stato modificato nella direzione auspicata dalle Commissioni. Il Cdm dei giorni scorsi ha quindi modificato la percentuale, portandola come promesso sopra il 50%. Nella Nadef dello scorso anno era indicato un obiettivo di incasso da privatizzazioni di 1 punto di Pil - pari a circa 20 miliardi - nel triennio 2024-2026 (poi leggermente rivisto nel Def di aprile che presentava però solo i numeri tendenziali). Tra le cessioni di quote Eni e Mps, lo Stato ha ottenuto quest'anno circa 3 miliardi di euro. Poste e Fs sono ora tra le aziende pubbliche che garantirebbero i maggiori incassi.

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