Brexit, alcuni lavoratori stranieri potrebbero guadagnare più dei colleghi britannici
EconomiaIntroduzione
Una legge introdotta dal governo conservatore di Rishi Sunak ha fissato a 38.700 sterline la soglia minima di entrate per chi dall'estero intende stabilirsi nel Regno Unito. In alcuni settori dove c'è maggiore carenza di manodopera, i datori di lavoro potrebbero essere costretti a pagare gli stranieri di più dei dipendenti locali.
Tra le filiere produttive più in sofferenza spicca quello della carne con la penuria di addetti alla macellazione e il rischio di dover aumentare le importazioni. Il sindacato British Meat Processors Association sul piede di guerra: “La norma potrebbe dare adito a cause legali per la parità retributiva da parte dei lavoratori del Regno Unito”.
Quello che devi sapere
Effetto Brexit
- A più di quattro anni dall’addio all’Unione Europea, la Brexit continua a macinare "bocconi amari" per l’economia britannica. Tra le sfide del nuovo governo laburista di Keir Starmer c’è quella di una norma che paradossalmente rischia di avallare salari più alti ai lavoratori stranieri rispetto ai colleghi britannici. Ecco di cosa si tratta.
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La norma sui salari
- Introdotta dal governo conservatore di Rishi Sunak poche settimane prima di sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate, la norma fissa a 38.700 sterline (pari a circa 45mila euro) il tetto minimo di guadagno annuo percepito da un lavoratore straniero che vuole risiedere nel Regno Unito
L'obiettivo
- Rispetto alla soglia precedente di 26mila sterline, il provvedimento mira a contrastare l’afflusso di manodopera a basso costo e attrarre in via prioritaria talenti e personale altamente qualificato
Gli effetti
- Come riportano alcuni media d’Oltremanica, intere categorie produttive sono in allarme da un effetto collaterale della norma. Gli stranieri in arrivo in Gran Bretagna rischiano una volta assunti di guadagnare di più rispetto ai colleghi britannici dove il salario è definito dalla contrattazione nazionale
Carenza di manodopera
- La potenziale discrepanza tra salari nella stessa categoria risulta più evidente nei comparti dove maggiore è il fabbisogno di lavoratori. Tra questi c’è la filiera della carne dove i datori sono in affanno a reperire in patria gli addetti alla macellazione
La reazione dei sindacati
- Secondo la British Meat Processors Association, il sindacato di punta del comparto carne, la nuova legge rischia di innescare migliaia di cause legali in un settore dove oltre la metà degli addetti è già costituita da stranieri. Nell’ipotesi di dover pescare risorse dall’estero con l’obbligo di una retribuzione più elevata “ciò potrebbe dare adito a cause legali per la parità retributiva da parte dei lavoratori del Regno Unito”, fa sapere la sigla di categoria
L’alternativa dell’import
- Per ovviare all’assunzione di lavoratori stranieri pagati più dei colleghi "local", lo Stato potrebbe essere costretto ad aumentare le importazioni di carne. Secondo il sindacato questa opzione rischia, oltre ad appesantire la bilancia commerciale, anche di generare una “dipendenza alimentare" del Regno Unito
Brexit, bilancio in chiaroscuro
- Come conseguenza della Brexit, il Regno Unito ha dovuto rivedere la legislazione su interi settori come quello del lavoro. Dopo l’addio definitivo all’Ue, il 31 gennaio 2020, Londra ha recuperato i livelli pre-Covid e le previsioni economiche stimano un allineamento con altre economie del Vecchio Continente. Nel 2024 il Pil Uk è visto in rialzo dello 0,7%, l’inflazione in calo al 2,2%
Le perdite
- Secondo una stima della Cambridge Econometrics rilanciata tra gli altri anche dal sindaco laburista di Londra Sadiq Khan, la Brexit ha fatto sfumare 170 miliardi di dollari di crescita. Ammontano a 1,8 milioni i posti di lavoro andati persi dopo l’uscita di scena dall’Unione Europea
Borsa di Londra in crisi
- In affanno è anche il mercato azionario con la Borsa di Londra che ha perso il primato mondiale conteso con Wall Street: in quattro anni la piazza finanziaria londinese si sarebbe "rimpicciolita" passando dal 10 al 4% dei titoli scambiati a livello globale
Il sondaggio
- Secondo un sondaggio Opinium condotto a fine 2023, solo il 22% degli elettori britannici è rimasto convinto che la Brexit sia stata una scelta positiva. In particolare, oltre 3 rispondenti su 10 affermano che l’uscita dall’Ue sia stata dannosa per le proprie finanze e il 47% sostiene che il servizio sanitario sia peggiorato. Oltre il 63% è inoltre convinto che la Brexit abbia alimentato l’inflazione e impennato il costo della vita. Non va meglio anche sul tema dell’immigrazione, uno cavalli di battaglia del “Leave”: il 51% di chi nel 2016 votò per l’uscita dall’Ue è convinto abbia avuto un impatto negativo sulla capacità del Paese di controllare l'immigrazione.
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